Sono trascorsi esattamente 30 anni dalla prima puntata di “Non è la Rai”, il programma televisivo considerato fenomeno di costume degli anni novanta, ideato da quel maestro dell’intrattenimento televisivo che fu Gianni Boncompagni, da Irene Ghergo e diretto dallo stesso Boncompagni. A raccontare quell’esperienza è “C’era una volta Non è la Rai”, scritto a quattro mani da Marco Geppetti, figlio del famoso “paparazzo” Marcello, e da Marika De Sandoli, esperta di comunicazione. Geppetti è stato il fotografo ufficiale del programma che si era fatto le ossa come fotografo televisivo e lavorando con “Cioè”, la rivista più amata dagli adolescenti italiani.
A distanza di 30 anni gli autori hanno raccolto nel volume una selezione di 300 immagini scattate alle ragazze (e non solo), accompagnate da aneddoti e episodi professionali e privati vissuti anche attraverso la voce di tre tra le protagoniste della trasmissione: Arianna Becchetti, Gaia Camossi e Alessandra Cotta. Nel volume spiccano fotografie dai colori brillanti e piene di luce, che rievocano un mondo fatto di fantasia e spensieratezza.
“Non è la Rai” andò in onda per 4 stagioni sulle reti Fininvest e ha lanciato, solo per ricordarne alcuni, personaggi comeAmbra Angiolini, Sabrina Impacciatore, Claudia Gerini, Laura Freddi, Miriana Trevisan, Antonella Elia, Lucia Ocone, Romina Mondello, Nicole Grimaudo, Alessia Mancini, Cristina Quaranta, Maria Monsè, Alessia Barela, Antonella Mosetti, Pamela Petrarolo, Emanuela Panattae Alessia Merz. Il successo che ha avuto il programma è stato grazie a una perfetta congiunzione tra il genio di Boncompagni e la grinta, l’impegno, la creatività e la freschezza delle protagoniste. Le ragazze di “Non è la Rai”, rigorosamente acqua e sapone, cantavano e ballavano canzoni che si ricordano ancora oggi ma c’era anche chi era bravissima nelle imitazioni, chi scriveva canzoni tormentoni, chi era autrice di testi di alcune rubriche o di testi comici.
Davanti al centro televisivo della Fininvest ogni giorno si accalcavano centinaia di fan alla caccia di un autografo o di una foto delle loro beniamine. Arianna Becchetti ricorda nel libro che a volte per andare in trasmissione chiedeva in prestito alla sorella il motorino: «Nonostante questo i fan mi circondavano e rischiavo anche di investirli. Ogni volta era un’impresa entrare e uscire dagli studi».“Non è la Rai” non è stato un fenomeno transitorio, ha resistito al tempo e anche all’evoluzione comunicativa e del costume entrato nel mondo del web, da Facebook a Instagram, a testimoniare la vitalità di quell’esperienza e la genialità di Boncompagni.