“Dal bosco di Lucania un grido” è il titolo del libro di Michele Salerno, professore e giornalista di San Mauro Forte.
Salerno, giovanissimo decide di emigrare in una città del Nord.
Solo di recente ha fatto ritorno al paese trovandolo profondamente cambiato.
Latente, in ogni pagina, iI contrasto tra un passato romantico e un presente segnato dalla costernazione.
Altrettanto forte è il parallelismo tra la terra, madre benigna, dei nostri padri e la terra di oggi.
Da un lato la commozione nel ricordare le stradine una volta percorse da decine di muli e asini, le voci dei contadini che spronavano gli animali, l’odore delle verdure selvatiche avvolte nei grembiuli delle donne, il pianto della madre al capezzale del padre morente, le grotte scavate nel tufo, le vecchie fontane, le colline ondulate che sembravano danzare al canto dei grilli e degli uccelli.
Dall’altro, il dolore nell’osservare, oggi, quelle stradine vuote, le case chiuse, i palazzi abbandonati, le tegole coperte da ciuffi di erba, il quartiere antico avvolto nel silenzio, non più vivacizzato dal raglio degli asini, le scorribande dei bambini, l’uscita del fumo dai comignoli, l’odore delle fave cotte.
Due povertà si presentano agli occhi del lettore.
Quella di una volta che l’autore descrive “… sofferta, sentita nella carne con le fatiche, le rinunce, la fame, con la speranza, però, di un futuro migliore”.
La povertà di oggi, “…i genitori e i nonni che con i risparmi di una vita devono puntellare l’esistenza dei figli e dei nipoti…”, la rassegnazione e, più della rassegnazione, l’indifferenza.
Come un pugno nello stomaco, nel libro di Michele Salerno, rimbalzano i mali endemici di una terra ferita.
L’emigrazione, la perdita del senso della comunità, il paesaggio triste e contaminato.
Nelle ultime pagine, tuttavia, riaffiora un sentimento di speranza.
Un gruppo di giovani si raduna segretamente in un grande bosco per costruire una nuova stagione di lotte.
Il libro sarà presentato a breve nel paese di nascita dell’autore.