In apparenza Anna è una donna come tante. Un tempo coltivava desideri, sogni, aspirazioni e mai avrebbe immaginato che il silenzio e l’umiliazione sarebbero diventati i padroni assoluti della sua vita. È una storia di sopraffazione quella raccontata da Maria Lovito nel libro “La gabbia di Anna”, volume fresco di stampa pubblicato dalla casa editrice lucana Edigrafema. Il tema della violenza di genere è doloroso e attuale, ma l’avvocato civilista di Policoro, alla sua prima opera, riesce ad affrontarlo con toni lievi.
Che cosa spinge una persona maltrattata a tacere, a nascondere i lividi, le vessazioni, le minacce? A metterci giorni, mesi e anni per denunciare ma un minuto per ritrattare, illudendosi che il proprio uomo sia cambiato? Anna non lo sa: “Non fatemi domande per le quali non ho le vostre risposte”. Così parla, dando voce alle tante donne che ogni giorno, all’interno delle mura domestiche, subiscono maltrattamenti ingiusti e incomprensibili.
Lentamente, però, si annida nella mente della protagonista il seme della consapevolezza. Aprire la “gabbia” è l’unica soluzione per sopravvivere e recuperare i fili di un’esistenza interrotta. Inizia così un percorso tremendo ma necessario, costellato da alti e bassi, angoscia e speranza, rassegnazione e determinazione, che l’accompagneranno lungo la strada della rinascita.
La “Gabbia di Anna” è un libro dalla forte valenza sociale, che trasmette un messaggio di fiducia per le donne che subiscono violenza: l’invito a riprendere il cammino, non rassegnandosi a una condizione che, per quanto difficile e angosciante, può essere cambiata.
Maria Lovito è nata a Matera (1969). Sposata, ha una figlia di 14 anni e vive a Policoro, dove esercita la professione di avvocato civilista.