E’ stato pubblicato il libro “Le storie dimenticate dell’8 settembre 1943” di Franco Villani e Italo Cernera. Villani Editore, 2025. Di seguito la nota degli autori.
“Alle 19,45 dell’8 settembre 1943, il Maresciallo Badoglio comunicava: “il governo italiano ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower. La richiesta è stata accolta”. Tutti conoscono quello che successe dopo. Le truppe Alleate bombardarono paesi e città. A Nord, Mussolini, liberato dai Tedeschi, fondò la Repubblica Sociale Italiana di Salò. Cominciò la guerra civile tra i sostenitori del fascismo aderenti alla Repubblica di Salò e i Partigiani … Ma pochi conoscono una storia, volutamente dimenticata e da dimenticare! Che fine fecero i soldati dell’esercito italiano
In seguito all’armistizio che metteva fine all’alleanza con Hitler, i soldati italiani vennero a trovarsi senza ordini e senza direttive. Il Paese di fatto fu consegnato ai Tedeschi, i quali, da alleati, divennero occupanti. Più di un milione di soldati italiani venne disarmato e fatto prigioniero dai tedeschi con l’obbligo di scegliere tra continuare a combattere al loro fianco e con la Repubblica di Salò o essere deportati nei campi di concentramento. La stragrande maggioranza scelse di non combattere con la Germania e per Mussolini. La brutalità della reazione tedesca fu immediata, alimentata dal disprezzo contro tutti i militari italiani ritenuti traditori. La conseguenza fu l’avvio dei prigionieri verso i lager, su carri bestiame, in condizioni penose e umilianti. Nei lager, gli Internati Militari Italiani (I.M.I.) dovettero sottostare alla rigida disciplina, alle sadiche punizioni, sopportando la fame terribile, il rigore del clima, la sporcizia, i parassiti, la mancanza di notizie da casa, la lenta distruzione della loro personalità. Una prigionia, che è stata una vera e propria Resistenza combattuta senz’armi nella stessa terra di Germania, ma con la sola forza della volontà e dello spirito, espressa con una piccola ma grande parola: NO!
In Africa l’esercito inglese fece prigionieri oltre 300mila soldati italiani che furono inviati in campi di lavoro nella Gran Bretagna, in Rhodesia, in Sudafrica, in India e, addirittura, in Australia. Circa 125.000 furono i soldati italiani fatti prigionieri degli Stati Uniti. Oltre 50.000 furono quelli fatti prigionieri dalla Francia. Circa 80mila soldati italiani persero la vita, durante una tragica ritirata dalla Russia dopo la sconfitta sul fiume Don (inverno 1942-43) Dalla Russia rientrarono in Italia circa 12mila soldati. Un milione e 300mila reduci/prigionieri, dislocati nei vari campi del mondo (India, Egitto, Tunisia, U.S.A., Sud-Africa, Kenia, Giappone, Siberia, Brasile, Canada, Australia, Inghilterra), insieme ai Partigiani che smobilitavano e alle Forze Armate costituiva un problema gigantesco per l’inserimento nella vita normale di un’Italia distrutta.
Nell’ultima parte del libro, riportando i nomi di soldati di alcune comunità, si è voluto sottolineare che la tragedia delle guerre ha colpito tutti i nostri paesi. È scelta indicativa a richiamare: i sacrifici di soldati mal equipaggiati, mandati a conquistare le risorse infinite dell’Unione sovietica (cereali, metalli, minerali, carbone, gas, petrolio); i caduti e dispersi in terre lontane tra la sabbia del deserto e la neve fangosa del Don e dei Balcani; i rientrati con mille peripezie attraverso itinerari difficili e aiuti inattesi; i prigionieri oltre oceano ingabbiati nelle stive delle navi, affondati, con le mani tagliate a colpi di ascia per non farli salire sulle scialuppe “riservate”; i combattentidiventati ostaggi con viaggi interminabili verso destinazione ignota con accanto la durezza dei lavori forzati e la scelta se collaborare con i tedeschi o subire peggiori maltrattamenti. Persone consapevoli delle loro scelte morali e civili. Ne discutevano tra di loro ed erano orgogliosi. La loro scelta antifascista ridusse la capacità di resistenza delle forze dell’Asse di fronte all’avanzata degli Alleati. Decine di migliaia di soldati trattenuti oltre la fine della guerra e non desiderati a rientrare in Italia.
Pagine di storia poco raccontate. Storia nascosta o censurata. Nell’ingorgo delle motivazioni, pesò l’essere stati soldati del regime con un successivo percorso doloroso. Forse non si voleva disturbare la lenta rinascita/ricostruzione del Paese richiamando le tragedie della guerra appena finita. Questi contadini, artigiani, operai, giovani di 20, 30 e 40 anni, richiamati per la seconda/terza volta alle armi, si trovarono a gestire il rovesciamento delle loro esistenze. Sono storie che appartengono alla nostra sensibilità collettiva. Le nostre comunità furono coinvolte in tutte le declinazioni: lontananza, mancanza di notizie dei propri cari per anni e anni, cattura, fucilazioni, fame, privazioni, bombardamenti, miseria, distruzioni. L’orrore della guerra affievolisce la civiltà quasi sfregiandola in ogni sua essenza. Allo stesso tempo, fa spuntare germogli di umanità quando, in ogni luogo, si incontrano persone che ospitano soldati sconosciuti, li aiutano a nascondersi, danno cibo, indumenti, informazioni per far ritrovare loro la strada di casa.
Nel libro sono indicati molti siti per ricerche sui deportati, prigionieri di guerra, rientrati, deceduti…; e i fac-simile che consentono agli eredi degli Internati Militari Italiani di richiedere il diploma di “Combattente per la Libertà” e il diploma con “medaglia d’onore”.