Recensione del giornalista Giulio Cainarca, di Milano, condirettore e conduttore, della rassegna stampa, di Radio Libertà, al romanzo “Un amore da dimenticare” di Vito Coviello.
Questo romanzo è la storia di un esule, di nome Cosimo: un uomo che si trova perennemente lontano dalla patria, che non è un luogo geografico, ma il luogo della pienezza del vivere, cioè l’amore. Quest’uomo ha fede: è questo il modo in cui cerca di ritornare in quella patria che è il senso pieno di sé: l’amore. Arriva a Milano quasi per espiare una colpa. Prega in Duomo. Dorme alla Stazione Centrale. Cerca e trova lavoro. È pulito, onesto, pieno di voglia di fare. Conosce Alda Merini. Il cabaret. La nebbia. Luciano Pavarotti. Scrive l’autore: “A Milano era così: potevi incontrare nessuno e potevi incontrare tutti. Milano era il centro della cultura dell’Italia; lì arrivavano tutti da tutto il mondo e vi trovavano una nuova patria”. La patria non è un luogo, ma è l’amore ricambiato. A Milano sperimenta la perdita di sé: perde la vista, perde il lavoro. Crede di aver trovato un amore e viene tradito. Ritrova una vocazione da poeta di strada, poeta della vita vera. Viene scelto di nuovo da una donna che lo ama. Ma capisce che lei è troppo giovane per lui. C’è la pandemia da Covid.
C’è un nuovo viaggio, o meglio un ritorno. Ma la fine del romanzo non è la fine della storia di Cosimo, che ci consegna un insegnamento che supera la contingenza terrena e si ricongiunge all’inizio della narrazione, nel segno di quell’amore che è la cifra autentica del vivere e che supera le angustie della realtà.Giulio Cainarca, condirettore e conduttore della rassegna stampa, di Radio Libertà canale digitale tv 252. Www.radioliberta.net