Dal 15 dicembre, disponibile nelle librerie e negli store online il libro “Rocco Scotellaro tra l’alba che non arriva e l’erba che più non trema” di Michele Finizio per Besa Muci Edizioni.
È possibile rendere il pensiero e l’opera di Scotellaro un formidabile sentiero di riscatto? E’ una delle domande a cui prova a rispondere Michele Finizio in questo suo ultimo libro. Lo fa con un approccio originale e, diremmo, azzardato alla figura dell’intellettuale lucano. L’autore analizza l’opera di Scotellaro con gli occhiali del presente uscendo dagli schemi e dalle categorie della critica poetica e letteraria. Dalla morte di Scotellaro molte cose sono cambiate in Basilicata, in Italia e nel mondo. Ed è da questi mutamenti che Finizio fa emergere l’importanza dell’opera del politico e dello scrittore lucano. È nelle viscere delle profonde trasformazioni dell’ultimo secolo che risiede, in qualche modo, la “reincarnazione” storica del pensatore di Tricarico. Questo libro è il tentativo di trattare Scotellaro in contesti estremi e inusuali per una critica radicale al mondo di oggi. Più che un breve saggio forse è una conversazione con Scotellaro. Certo non è un libro “su Scotellaro”, ma con Scotellaro. L’intellettuale di Tricarico qui è trattato come una provocazione che arriva dal passato e come un uomo che non aveva la sfera di cristallo per prevedere il futuro.
Oggi – scrive Finizio – il mondo, alla luce delle catastrofi naturali, della crisi climatica, delle guerre e della povertà diffusa, appare come una vigna abbandonata, caotica, dominata da chi su quell’abbandono accumula ricchezze e potere. Una vigna abbandonata che crea in vasti settori della popolazione spaesamento e angoscia, nel quadro di una cosmologia sociale sospesa tra ordine e disordine. Rocco se ne sarebbe accorto e avrebbe analizzato e studiato le vie d’uscita da sentieri dispotici. Avrebbe invitato tutte le forze alternative al neocapitalismo a prendersi cura della vigna planetaria, suggerendo i luoghi in cui ‘l’erba trema’.”
A quale meridionalismo aderirebbe oggi Scotellaro? E’ un’altra delle domande che si pone l’autore. La risposta è nel libro e non è una risposta scontata. A proposito delle celebrazioni del centenario della nascita e del settantesimo della morte Finizio scrive: “celebrare Scotellaro senza dargli retta è pura ipocrisia, banale retorica”.
Dargli retta vuole anche dire che dalla sua esperienza bisogna cogliere, tra gli altri, un insegnamento fondamentale: non basta l’eresia contro il neoliberismo, per superare l’attuale modello sociale ed economico di produzione e consumo e per riscattare i ceti subalterni. Contestare il modello neoliberista dall’interno senza separarsene è inutile. Oggi abbiamo bisogno di azioni scismatiche.
A questo insegnamento se ne affianca un altro molto politico che Finizio rivolge alla sinistra e alle forze progressiste che, con il loro riformismo debole, non hanno capito fino in fondo quello che Scotellaro aveva capito benissimo: aiutare i poveri senza “mobilitarli” è come mettere il sonnifero al potenziale di ribellione e alle prospettive di riscatto. Mobilitarli, attivarli, significa aiutarli a formarsi una coscienza politica, non in una dinamica elettorale, ma in una dinamica di lotta. Mobilitarli significa renderli protagonisti di un’idea di riscatto che si traduca in azione politica. Un’azione che non abbia come traguardo gli esiti delle rivendicazioni, ma che apra a nuovi orizzonti di società e di civiltà.
Insomma, il libro va letto nel quadro di una riflessione che Patrizia Del Puente nella sua prefazione colloca nella prospettiva della costruzione di una società nuova al cui cantiere sono chiamate soprattutto le giovani generazioni.
L’autore
Michele Finizio è sociologo e giornalista. Lucano, vive e lavora a Potenza. Cofondatore del Quotidiano online Basilicata24.it, editorialista e direttore responsabile della stessa testata. Ha approfondito negli anni studi e analisi sui problemi del Mezzogiorno e della Basilicata. Ha coltivato interessi di antropologia, di politica, dieconomia con particolare riferimento alle trasformazioni nel mondo del welfare, delle tecnologie e della cultura in Italia. Su questi argomenti ha scritto numerosi articoli di approfondimento.
Tra i suoi libri: Stampa società e politica nella Basilicata del periodico Quinto Orazio Flacco (1892-1910): per un contributo allo studio della storia del giornalismo di periferia, 1997; La “O” col bicchiere, scritti insolenti, 2015; Aforismi e anche no, 2011; Sia Fatta ingiustizia (coautore), 2012; Welfare per lo sviluppo in Basilicata, 2002; Dieci discorsi sul welfare, 2005; La creazione di valore nell’impresa sociale,2011; Basilicata Bruco e Farfalla,2020.