Peppe Lomonaco in questo libro mette in evidenza un affresco altamente socio-demo-antropologico attraveso una lettura che fa emergere valori di alto contenuto e con una narrazione che fa pensare subito ad una trama romanzesca. Un libro dedicato alla ricchezza dei contenuti che toccano la vita vissuta dai cittadini montesi.
Il libro è importante proprio perchè definisce la particolarità di una “città” come Montescaglioso, che deve il medesimo nome di “città” grazie allo scrittore e già direttore didattico Matarazzo, anche lui cittadino di Montescaglioso, che ne sollecitò la denominazione da paese a “città”.
Peppe Lomonaco attraverso le domande e le interviste rivolte ai suoi concittadini riesce a valorizzare l’animo e l’anima della sua gente e in questo libro è il significato che si fa memoria, che si fa storia.
Una storia che imperversa su ogni pagina del libro per cui la lettura si fa avvincente e mette in risalto cosa è accaduto “ieri” a Montescaglioso, centro che ha registrato una predisposizione musicale straordinaria, testimoniata dalla presenza della banda musicale e da diversi maestri di musica che nel complesso portano in alto il nome della piccola cittadina a pochi chilometri dalla città designata capitale europea della cultura, Matera.
Lomonaco diventa giornalista trovando piena fertilità di contenuti nelle risposte ottenute da una sessantina di cittadini che fanno parte del mondo variegato dei residenti di Montescaglioso.
Lomonaco per la sua indagine conoscitiva si affida a cinque agricoltori, nove artigiani, due braccianti, due commercianti, un docente universitario, un frate missionario, un impiegato, due imprenditori, due insegnanti, ventiquattro operai, un pastore, un sindacalista, due tecnici e tre trasportatori.
E il titolo sottolinea una specie di mutuo soccorso che era all’apice della vita delle piccole comunità.
Lomonaco trova ampia disponibilità nei suoi concittadini (anno di indagine 2015 e questo in corso) che aderiscono più che ad un’intervista, ad un rapporto colloquiale di grande spessore per i contenuti espresi.
L’idea di questa pubblicazione è nata dalla lettura del libro “Il mondo dei vinti” di Nuto Revelli, che raccoglie testimonianze di storie di guerre, di lavoro, di fatica, di solitudine, di emigrazione di persone appartenenti a comunità sparse in un’area depressa della provincia di Cuneo: “Fui colpito dalle voci che leggevo pagina dopo pagina e mi accorsi che quelle storie – spiega l’autore – sono molto vocine al mondo che mi stava intorno. Nel tempo ho maturato l’idea di realizzare una raccolta di storie dalle voci autentiche di una comunità non solo per salvare dall’oblìo un patrimonio di esperienze vissute dalle generazioni precedenti da cui le nuove potranno attingere conoscenze storiche e motivi di ispirazione ideale. Si tratta di una storia raccontata dal “basso”, dalle persone comuni alle prese con le difficoltà e le sfide grandi e piccole del loro passato. Tutte le narrazioni di questo libro, a parer mio, sono semplici, sincere, genuine. Sono grato a tutti gli intervistati per la fiducia che mi hanno accordata raccontandomi le loro storie, compresi spezzoni della loro vita che mi è sembrato giusto riportarle su questo libro”.
Il libro rappresenta un patrimonio straordinario per gli abitanti di Montescaglioso, per i giovani studenti universitari che potrebbero farne uso per eventuali tesi di laurea e il volume potrebbe trovare collocazione scolastica per diventare strumento didattico di conoscenza di uno spaccato di vita di una comunità, quale Montescaglioso, laboriosa, educata e soprattutto intraprendente dal punto di vista dell’imprenditorialità.
“Chi sa poco di cosa fosse il Mezzogiorno – sottolinea nella prefazione Cristoforo Magistro – docente di italiano e storia nei corsi di scuola media per adulti a Torino ed ora pensionato – fino agli anni Sessanta, l’emigrazione e il lavoro nei campi, scoprirà un mondo di umiliati e offesi, di privazioni e ingiustizie, ma anche dignità ed orgoglio, di tenacia e coraggio, di affermazioni e riuscite. Questa raccolta di testimonianze spariglia sia i luoghi comuni che vorrebbero il Sud eternamente immobile ed arretrato sia l’ideologia dell’ottimismo a tutti i costi”.
Carlo Abbatino