La Biblioteca digitale di Energheia si arricchisce di un altro testo: “Vincenzo Baldoni, Palazzo Lanfranchi. Appunti sui rinvenimenti nel corso del restauro”.
“Il contributo di questa memoria vuol essere solo diretto a documentare quanto di nuovo si è potuto mettere in luce nel corso del rilievo analitico e dei lavori di restauro del manufatto, del resto a tutt’oggi incompleti per indisponibilità di molti locali, nel tentativo di contribuire ad integrarne la storia. D’altro canto, nell’iter metodologico che va dall’analisi storica al restauro, non sarebbe scrupoloso tacere le tracce rinvenute nel mettere a nudo lo scheletro murario del plesso”.
Queste le parole dell’Architetto Materano Vincenzo Baldoni, che tendono a illustrare quanto rinvenuto nel corso del restauro del Palazzo Lanfranchi e la metodologia seguita, raccolti in questo testo, scaricabile nei diversi formati elettronici.
Il Seicento e il Settecento sono i secoli che segnano decisamente l’assetto urbano di Matera. In questo periodo assistiamo alla costruzione di edifici che occultino gli antichi “malsani rioni” con il fine di porre in risalto i plessi religiosi e monastici dell’epoca.
L’emarginazione dei Sassi che ne consegue è, sotto molti aspetti, confrontabile alla pur necessaria operazione di trasferimento degli abitanti dei Sassi nei Nuovi Rioni avvenuta nel dopoguerra.
Ambedue le operazioni comportano un nuovo assetto della città e seguono ad eventi di grande portata storica. La prima quale effetto del Concilio di Trento e dell’elevazione di Matera a sede della Regia Udienza, la seconda quale effetto del riformismo repubblicano del dopoguerra.
Pur non potendosi negare le ricadute sul sociale, ambedue si traducono nell’ulteriore emarginazione e dissolvimento dei Sassi, ambedue sono parte dell’eterodirigismo che ricorrerà spesso nel destino storico di Matera.
Analizzando, infine, la storia del Seminario con riferimento ai luoghi e ai modi in cui è stato costruito: (area cimiteriale, l’escavo di quattro chiese rupestri, l’inglobamento, dentro le proprie strutture, del Convento e della Chiesa de Carmine), si comprende la funzione di aggregazione avuta dalla religione nella società dei Sassi prima, del Piano poi.
Musacchio così scrive: “Questa funzione di cemento che la religione ha esercitato anche nella storia di Matera è evidente nella stessa struttura della città, nel rapporto dominante della Civita con la Cattedrale, e la disposizione subordinata dei Sassi negli episodi di architettura religiosa nei Sassi, nel valore strategico che nel Settecento viene affidato a un sistema di chiese ed edifici religiosi quali mediatori fra il Piano e i Sassi”.