Nella sala conferenze della scuola elementare di Colobraro, nel palazzo del 1936 che ospita anche il “Museo della Memoria” con una sala espositiva ricca di abiti da sposa, fotografie e il corredo delle antiche famiglie, si è tenuta la presentazione del libro del Vincenzo Carlomagno “Il principe compositore di Colobraro Michele Enrico Carafa amico di Gioacchino Rossini”. L’iniziativa è stata promossa nell’ambito della terza edizione dell’evento magico e fantastico “Sogno di una notte a …Quel Paese”. Al tavolo l’autore del volume Carlomagno, l’assessore alla cultura e politiche sociali Innocenzo Fiorenza, l’assessore alle pari opportunità Rosanna De Pizzo e l’editore Piero Giovanni Lucarell e il giornalista materano Carlo Abbatino.
“Il Comune – ha ricordato Fiorenza – ha deciso di avviare una serie di iniziative di promozione del territorio- per destabilizzare una certa nomea e il libro del professore Carlomagno si inserisce in questo programma. Il libro rievoca le memorie del territorio relative alla mietitura e al brigantaggio nel Pollino e narra le vicende del Principe Carafa, che ha vissuto a Colobraro nel 1800. Un’opportunità per far conoscere il nostro paese dal punto di vista culturale”.
Abbatino ha sottolinetao che il Carafa già all’età di quindici anni rivelava il suo grande ingegno musicale componendo un’operetta “Il fantasma”, poi una volta trasferito a Parigi con la madre si dedicò allo studio del pianoforte e nel 1806 compose prima l’opera in un atto “La Musicomania” e poi “Il prigioniero” che fu rappresentato a Napoli”. Abbatino ha inoltre ricordato l’amicizia tra il musicista di Colobraro e il celebre Giacomo Rossini, che decise di destinare proprio al Principe tutti i diritti di autore: una decisione che fruttò al Carafa ben quindicimila franchi. Il giornalista mterano, che aveva già recensito il libro per SassiLive, ha ricordato che il libro è ricco di argomentazioni utili per far conoscere la storia di un grande personaggio lucano.
L’editore Piero Giovanni Lucarell ha sottolineato l’idea del Parco Musicale intitolato al Carafa e il valore del musicista accennando alle cavatine: Per Carafa il paese di Colobraro è un tormento e un amore. Poi cita le cavatine “Da me che vuoi?” “ Che brami” “E all’aure”, “Ai Sassi” dove emerge tutto l’ amore per il principato e il dolore che lo accompagna fino alla morte. Carafa è tormentato infatti dai problemi giudiziari ereditati con il titolo di principe di Colobraro e così prima di morire non concede la liberatoria di successione del titolo ma preferisce portarlo con se nella tomba in quella strana Parigi”.
L’autore del libro è felicissimo di poter offrire alla comunità una testimonianza del suo intenso lavoro culturale: “Mi sono sentito sempre colobrarese di adozione, mi trovo bene in questo paese e ho creduto alle iniziative dell’editore Lucarelli. Quindi ha ricordato che Carafa era un giovane che si ispirava agli ideali della francesi e aveva lasciato la Basilicata per svolgere la carriera militare nella campagna di Russia. La sua composizione “Masaniello” fu rappresentata per ben 136 volte all’Opera di Parigi. Una proposta interessante potrebbe essere quella di bandire un concorso per portare a Colobraro tante persone. Sarebbe questa un’ottima iniziativa e mi auguro che qualcuno se ne faccia carico. Colobraro è la porta del Pollino e invito i giovani amministratori e il sindaco a continuare questo lavoro di promozione del territorio”.
E in proposito va dato atto all’attuale amministrazione di fare il massimo per calamitare l’attenzione verso un paese dal panorama mozzafiato, un paese che cerca di scrollarsi di dosso l’antica nomea di paese della jella.