Venerdì 25 giugno 2010, alle ore 20,30, nel MUSMA. Museo della Scultura Contemporanea, in preparazione della mostra di kengiro Azuma che si inaugurerà sabato 26, verrà presentato il volume di Marina Franci, Un giorno a Matera, pubblicato per l’occasione dalle Edizioni della Cometa di Roma.
Il libro accoglie sessantasette fotografie realizzate nel 1989 e nel 2009, in occasione della Biennale di Scultura Contemporanea dedicata alla Francia e per il decimo anniversario della morte di Vanni Scheiwiller.
Due occasioni, a distanza di un ventennio, che corrispondono a due momenti diversi della città, vista allora in bianco e nero oggi a colori, eppure capace di sollecitare una comune linea di riflessione e un preciso valore di partecipazione attiva da parte di Marina che, oggi come allora, entra nella storia millenaria di Matera rimanendo nei confini di un piccolo universo, di un’area magica che stimola proiezioni del pensiero: i Sassi con i problemi di sempre (sociali, economici, ecologici, ambientali, culturali), gli antichi anfiteatri delle Cave di tufo, la campagna solcata dal torrente Gravina.
Tutte le osservazioni, all’interno di un confronto tra due generazioni, aprono a un itinerario di lettura della stessa immagine, colta fulmineamente, ripetuta per spostamenti minimi, vista come da un oblò o segnata dalla pioggia, ma tesa ad evidenziare le ferite che il paesaggio ha sopportato in due decenni e i cambiamenti che subisce, di momento in momento, soprattutto per l’intervento della luce filtrata dalle nuvole e dall’acqua, per la messa a fuoco dell’identità dei luoghi che dal Sasso Barisano al Sasso Caveoso, costituiscono il carattere preminente della Civita.
La vita, in queste foto, si svolge tutte all’interno delle case e dei palazzi, perciò le strade non sono attraversate da passanti ma da improvvisi testimoni colti con i loro volti parlanti, nell’attimo che fugge. Alcuni bambini, nel 1989, giocano davanti a San Francesco, il tornitore di trottole in legno esegue con pazienza e passione il piccolo giocattolo, il beccaio prepara gli involtini nel vicolo e attende i suoi avventori, i cani – che i manifesti invitano a non abbandonare – si muovono da un rudere all’altro; nel 2009 un momento di tenerezza tra Kengiro Azuma e Alina Kalczynska nel ristorante Le Bubbole e il sorriso ironico di Mary de Rachewiltz, che abbassando le palpebre restituisce il volto compatto e severo del padre Ezra Pound, concludono la giornata.
Marina Franci, in Un giorno a Matera, è riuscita a realizzare l’insegnamento di Mario Giacomelli: riscrivere le cose cambiando il segno, la conoscenza abituale dell’oggetto, dare alla fotografia una pulsione emozionale tutta nuova.
Il libro verrà presentato da Giuseppe Appella e Raffaello De Ruggieri.
Nella stessa occasione verrà proiettato il documentario realizzato da Pilipphe Daverio per Rai 3.
biografia Marina Franci
Marina Franci è nata e vive a Milano. Cresciuta alla scuola di sua madre, Paola Foa, una fotografa di grande talento vissuta durante la guerra a New York e poi collaboratrice di Alberto Lattuada, ha tenuto le sue prime mostre personali alla San Fedele di Milano, nel 1991, presentata da Lanfranco Colombo, e alla Banca Popolare di Novara, nel 1992, presentata da Denis Curti.
Seguiranno, negli anni, numerosi reportages in Italia e all’estero, le collaborazioni a “Il Manifesto”, i ritratti degli amici (tra gli altri: Mario Giacomelli, Vanni Scheiwiller, Gavino Ledda, Carlo Bertelli), l’interesse per la scultura di Melotti, Lardera, Azuma e Moore.