Tre giornate di discussioni, 12 sessioni di lavoro, 66 relatori, 20 università coinvolte, oltre 200 presenze al giorno e, soprattutto una partecipazione massiccia di studenti e appassionati di Antropologia: il convegno Saperi antropologici, media e società civile nell’Italia contemporanea, svoltosi a Matera dal 29 al 31 maggio su iniziativa dell'Anuac (associazione nazionale universitaria degli antropologi culturali), si è rivelato uno straordinario successo.
Nelle sedi di Palazzo Lanfranchi e dell'Università si è discusso di temi di grande attualità: dagli stereotipi razziali alle rivendicazioni indentitarie, dai patrimoni e saperi da salvaguardare allo sviluppo del turismo culturale, dalla “purezza” in pericolo alla minaccia di perdere le “radici della nostra tradizione”. Ma quale purezza, quale identità e, ancora, quali prospettive offrono, nel mondo contemporaneo, lo studio delle culture e quindi degli uomini?
Hanno provato a rispondere alla domanda i più autorevoli antropologi italiani, da Ugo Fabietti a a Pietro Clemente, da Amalia Signorelli a Paolo Apolito, a Francesco Remotti, ma anche giovani ricercatori e dottorandi di Genova, Milano, Roma, Verona, Sassari, Siena, Firenze e tante altre sedi tra cui, ovviamente, Matera, ponendo a loro volta domande e provocazioni nuove. Particolare interesse ha suscitato la tavola rotonda sul tema Antropologia, divulgazione e media di venerdì 30; si è acceso un animato dibattito tra rappresentanti del mondo accademico, giornalisti e studenti. Quali linguaggi adottare? Quali prospettive, quali voci, quali fonti fornire ai media che – forse impropriamente – troppo spesso parlano di rom, immigrazione, degrado e anche di temi “classici” dell'antropologia quali riti, feste, miti, etnie, culti? Forse gli antropologi, che di questi temi si occupano, sarebbero in grado di dire qualcosa di interessante.
Ci sono ancora tanti giovani disposti a credere che valga la pena conoscere uomini, culture, altri paesi, mondi e prospettive diverse; gli antropologi dell'Anuac ne sono convinti e su di loro scommettono per il futuro della disciplina.