La tradizione dei panificatori e degli artigiani materani incontra l’arte. Al Museo della scultura contemporanea – Matera (Musma), domenica 21 novembre, alle 11, si inaugura la mostra “Kengiro Azuma a Matera”: 32 sculture in terracotta, in maiolica, in impasto per il pane.
Lavori che Azuma ha realizzato a Matera nel corso di varie visite susseguitesi tra il 16 ottobre 2009 e il 10 ottobre 2010, ovvero durante il periodo di preparazione, allestimento e esposizione della ventiquattresima edizione delle “Grandi Mostre nei Sassi” che il Circolo culturale La Scaletta gli ha dedicato. La mostra “Kengiro Azuma a Matera”, che resterà aperta al pubblico fino al 29 gennaio 2011, rappresenta l’ideale conclusione delle “Grandi Mostre nei Sassi”. Determinante, per questo impegno materano di Azuma, è stata la collaborazione di Peppino e Francesco Mitarotonda e il supporto dei dipendenti del “Forno Perrone” dove l’artista ha realizzato, con l’impasto per il pane, cinque originali sculture che riescono a far interagire i suoi segni con quelli che la tradizione ripete sulle forme che quotidianamente portiamo sulla nostra tavola. Non solo, Azuma in questa esposizione propone anche la sua idea di “cucù”, il tradizionale fischietto materano.
La mostra è commentata da circa 100 fotografie scattate da Niccolò De Ruggieri, Saverio Nuzzolese e Ivan Focaccia nei vari luoghi in cui Azuma ha lavorato nei suoi soggiorni materani.
Per l’occasione, le Edizioni della Cometa di Roma hanno pubblicato un volume con una introduzione di Marta Ragozzino, Soprintendente per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata.
L’inaugurazione sarà preceduta da un incontro che vuol sensibilizzare gli artigiani di Matera a seguire l’esempio di Peppino Mitarotonda che, dal 1974, ha fatto della sua Bottega un punto di riferimento per tutti gli artisti che da quarant’anni scendono a Matera per le mostre organizzate dal Circolo La Scaletta (Del Pezzo, Maccari, Consagra, Ortega, Strazza, Lorenzetti, Scialoja, Perilli, Andrea Cascella, Neitzert, Giovanola, Kolibal, Plunkett, Dadamaino, Hare, Lassaw, Merkado, Santoro, Carrino…). Al tempo stesso, ricordando l’esperienza di Matta del 1995, si vuol richiamare l’attenzione dei principali forni della città e sul peso che la presenza degli artisti potrebbe avere nella diffusione del pane di Matera che ha conseguito il riconoscimeno del marchio Igp (indicazione geografica protetta).
Oltre all’artista, parteciperanno all’inaugurazione della mostra: il presidente della Fondazione Zétema Raffaello de Ruggieri, il curatore della mostra Giuseppe Appella, la soprintendente Marta Ragozzino, l’artigiano Peppino Mitarotonda e il presidente Massimo Cifarelli, il direttore Giovanni Schiuma e alcuni soci del Consorzio Tutela Pane di Matera Igp. Consorzio che, al termine dell’inaugurazione, offrirà un rinfresco a base di prodotti tipici e in linea con il recente riconoscimento Unesco alla “Dieta mediterranea”.
La mostra “Kengiro Azuma a Matera” resterà aperta al pubblico fino al 29 gennaio 2011 con il seguente orario: tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 10 alle 14.
L’ingresso alla mostra è gratuito. Per visitare il Musma il biglietto d’ingresso è di 5 euro, il ridotto è di 3, 50 euro.
Brevi note critiche tratte dall’introduzione di Marta Ragozzino al catalogo della mostra
Scrive la Ragozzino, a proposito delle ultime realizzazioni dell’artista, che a Matera ritorna, dopo molti anni, alla bidimensionalità del bassorilievo: “sfruttando le morbide e plastiche potenzialità dell’argilla, Azuma realizza, nella serie di formelle cotte nella fornace di Peppino Mitarotonda, una eccezionale summa del suo pensiero artistico, in cui ripercorre, e forse supera, perchè del tutto libero da vincoli interni ed esterni, tutte le tappe del suo sensibile cammino. E questa sintesi non poteva realizzarsi che a Matera, il più antico e rilevante insediamento del Mediterraneo abitato continuativamente dal paleolitico.
Matera è una città unica e speciale, una città antropologica formata, per via di levare, che si fa soglia tra passato e futuro: qui storia e natura hanno trovato un millenario equilibrio, che il vuoto dei Sassi, scavati nella Gravina, esprime potentemente. Azuma ha sentito l’ineludibile forza del luogo, paragonabile per lui ad un abbraccio materno: ne è stato immediatamente catturato, anche perchè a Matera, come nella sua opera, è il vuoto che definisce il pieno. E a contatto con questo antico vuoto, il maestro ha potuto rielaborare tutto il suo percorso artistico, tornando al bassorilievo dell’inizio e ripercorrendo, nella compatta serie di ceramiche che questa mostra propone, tutti i segni e gli elementi del suo cammino che finalmente, grazie alla plasmabilità dell’argilla, possono essere concretamente tracce, impronte, ricordi della realtà che si imprimono nella materia, astraendosi e concretizzandosi in un solo tempo.
Azuma dimostra, lavorando con una sostanza tanto elastica e così diversa dai materiali duri e freddi usati in precedenza, una speciale confidenza con l‟arte di plasmare, che in parte deriva dalla tradizione artigiana della sua famiglia. Una grande manualità e una tecnica sapiente, che si possono però abbandonare per far emergere l’arte della non arte. Azuma usa dei mezzi per incidere le sue tracce, lasciando vibrare la vita: non sbreccia, lacera, punge o tormenta la forma compatta, semmai carezza e lievemente segna le sue forme dolci, il cui effetto cromatico è dato dalla variazione di compattezza delle superfici.
In quest’ultima produzione tutto è studiato, costruito e prodotto per mezzo di un elemento reale (un dato sensibile sul quale si costruisce l’astrazione dell’arte): un rametto, una corda, la terra, una stecca di legno, che lasciano traccia di Azuma sulla morbida argilla.
È importante ricordare che nei giorni in cui realizzava la serie di ceramiche, sintesi del suo percorso artistico, Azuma compiva anche un’altra esperienza particolarmente significativa per la città di Matera, dove si produce un ottimo e famosissimo pane. Ovvero provava a plasmare anche la pasta del pane, comprendendo più profondamente la stratificata tradizione culturale della città. Vale la
pena sottolineare questo parallelismo tra la ceramica e il pane, entrambi cotti nel forno, perchè questa è la prova che per l’artista giapponese, che pratica il non attaccamento e studia il vuoto, tutta la materia è impermanente ed ha lo stesso valore di supporto, in fondo di essenza. Non c’è distinzione, non c’è relativismo, tra una scultura in bronzo, una formella di terracotta e un pane scolpito.
Anche per questo a Matera, a contatto con la fornace Mitarotonda, Azuma intraprende un percorso à rebours: ritrova le sue origini, il rapporto col passato, la forma iniziale, il volto originario, e compie la più profonda discesa in sé, disarticolandosi, spoliandosi e scarnificandosi ancora di più.
E innegabilmente conquista una nuova purezza.
Per un artista spirituale come Azuma, la forma estetica è il modo privilegiato per esprimere e trasmettere la propria concezione dell’esistenza e l’esperienza di Matera prova che questo avviene con qualunque materia, anche modellando il pane”.
Nelle foto in basso il pane-scultura e il fischietto, due opere realizzate a Matera dallo scultore giapponese Kengiro Azuma