Ha da poco ricevuto il premio “Exceptional Merit” per migliore musica, al “Depth Field International Film Festival nel Delaware film festival USA”, dove il regista Corrado Calda ha presentato un cortometraggio ispirato ai film muti degli anni ’30 “Tre Oneste Disoccupate”. Stiamo parlando del musicista compositore, pianista, il Maestro Alfonso Di Rosa, di origini siciliane della provincia di Agrigento e trapiantato ormai da quasi 16 anni a Milano. Lui della musica, ha fatto la sua ragione di vita. A quattro anni gli piaceva infilarsi tra la Banda Musicale, che nel suo paese di origine, Villafranca Sicula, nell’entroterra agrigentino, suonava in occasione di feste religiose. La sua passione erano le percussioni, la grancassa e il tamburo. Lui dice: “il suono mi entrava nel corpo”. Al pianoforte si avvicina, dopo il regalo da parte dei suoi genitori, di una tastiera Bontempi e lì che inizia ad accarezzare i tasti bianchi e neri. Si capisce subito, la musica era parte di se. Così inizia a prendere le prime lezioni e a nove anni compone la sua prima melodia “ Un viaggio a metà”. Ma è grazie all’insegnante Cinzia Dato che conosce al conservatorio “Arturo Toscanini” di Ribera e con la quale è rimasto ancora in contatto, che comprende che quella sarà la sua strada. Una strada che lo ha portato a soli 23 anni a lasciare i suoi cari, gli amici gli affetti, quegli odori, colori, sapori della sua Sicilia per trasferirsi a Milano. Il suo primo pensiero, appena giunto nella capitale lombarda, era come far entrare un pianoforte a coda nel suo piccolo appartamento che lui stava cercando per sistemarsi. Opta per un pianoforte a mezza coda e si stabilizza in periferia. Li le case erano più grandi del centro, costavano anche meno e, grazie all’aiuto dei suo genitori, compie il grande passo di fermarsi. In poco tempo conosce artisti e personaggi di grande spessore culturale. Il critico d’arte, Vittorio Sgarbi, il sociologo, giornalista, scrittore, accademico e rettore italiano, Francesco Alberoni, la scrittrice Giusy Cafari Panico, la psicologa e scrittrice Cristina Cattaneo, il baritonoalla Scala di Milano, Simone Piazzola e l’artista castrovillarese, Anna Nigro, che gli dedica una sua opera. L’incontro avviene lo scorso anno in luglio durante la Pro Biennale di Venezia. In quella occasione accompagna con l’organo a canne e poi al piano, il Maestro Piazzola, in uno dei primissimi eventi dopo il lockdown. Ed è in questo periodo che il regista Corrado Calda gli commissiona le musiche che dovevano accompagnare il cortometraggio ispirato al cinema muto degli anni ’30, che ha vinto, lo ricordiamo tre premi: miglior regia, miglior fotografia, quella di Paolo Gugliemetti e miglior musiche originali, appunto quelle di Di Rosa. Un lavoro in cui da subito aveva detto sì al regista Calda. Subito dopo arrivano i ripensamenti dal momento che non aveva mai composto musiche per un corto muto dove, la melodia doveva raccontare le scene. Ma si sa, tentar non nuoce e la sue perplessità si rivelano invece certezze tanto da essere nuovamente chiamato dal regista per comporre le musiche del documentario sul grande Giovanni Rossi, il precursore dell’integrazione fabbrica-territorio, di Ponte Dell’Olio nel piacentini che ha contribuito allo sviluppo del borgo della Valnure e di cui a luglio uscirà l’integrale del documentario e dove Di Rosa è stato invitato alla cerimonia. In quella occasione farà una sorta di concerto fotogramma suonando dal vivo. Il suo sogno nel cassetto è quello di poter suonare con un’orchestra all’Arena di Verona e all’Arcimboldi di Milano. E allora in bocca al lupo. Si sa che i sogni son desideri…
Mar 12