Dopo il concerto al teatro Duni Amii Stewart ha incontrato in mattinata docenti e allievi del Conservatorio Duni di Matera nella sala Rota in via Duomo.
Amii Stewart per la prima volta a Matera, un pensiero per questa città?
“Qualche anno fa ho visto un documentario su Matera e volevo visitarla. L’invito del Festival Duni è arrivato e sono felice di aver cantato qui. Stamattina poi mi sono svegliata con una luce stupenda. Qui c’è luce e aria che è tutta salute e spero di fare nel pomeriggio una passeggiata a piedi per scoprire meglio la vostra città. Voi siete privilegiati perchè studiate in un posto silenzioso, che consente di trovare l’ispirazione nella natura”.
Quando è nata la passione per la musica?
Quando avevo tre anni mia madre stirava cantando le canzoni di Billie Holiday. La musica fa parte della nostra cultura. Io ho cominciato con la danza all’età di 9 anni. Poi ho deciso di frequentare due scuole, quella normale e quelle delle belle arti. In quella normale c’erano materie che non mi piacevano ma le studiavo lo stesso perchè altrimenti non avrei potuto frequentare la scuola delle belle arti. Fno all’età di 18 anni ho studiato molto e ho dormito poco ma pensavo che c’è sempre tempo per dormire. Quello che mi spaventa nella nostra società è che da la sensazione di poter diventare famosi in poco tempo ma se non si ha una base solida e non studi in continuazione non vai da nessuna parte. Se Dio ti ha dato un dono tu lo devi coltivare e lo devi far crescere. Nel nostro caso occorre allenare i muscoli della memoria, della ripetizione, delle corde vocali, della mascella. Se conosci bene una canzone e dopo averla cantata per tanto tempo la abbandoni quando la vai a riprrendere per ricantarla i muscoli si ricordano di quella canzone. Se vedi due musicisti che suonano uno stesso strumento c’è uno che ti dà la pelle d’oca e un altro che non ti trasmette nulla. Perchè accade questo? Perchè uno suona utilizzando la tecnica del muscolo e un altro non lo fa.
Qual’è stato l’artista che ha influenzato la tua personalità in campo musicale?
“Ennio Morricone per me è un mito. All’inizio della mia carriera da ballerina ho avuto maestri di ballo molto bravi tra cui Debialen che era anche impegnata per Saranno Famosi, una persona rigida ma dolce allo stesso tempo perchè riusciva a trasmetterci quella sicurezza fondamentale per fare questo mestiere. Tutti possiamo fare qualcosa ma è la debolezza che ti identifica ed è bello averla perchè ti rende umle. In questo modo puoi ricevere dagli altri artisti quando arrivi al tuo vertice, perchè non devi dimenticare mai da dove sei venuto. Per quanto mi riguarda devo dire che all’inizio della mia carriera ero molto timida ed in particolare non sono mai riuscito ad incidere quando era in sala di registrazione Ennio Morricone, che considero un grande, umile, complesso e semplice allo stesso tempo. Lui ti dà tanto ma se non dai tanto anche tu ti manda “affanculo”, scusate il termine. Io non so come Ennio Morricone quando sta dirigendo un orchestra di 130 elementi e indica uno in fondo che non ha suonato la nota giusta”.
In Italia hai già realizzato diverse collaborazioni con artisti italiani. Con chi vorresti farne altre? “Paolo Conte, Ivano Fossati e Lucio Dalla, che purtroppo non c’è più. Dico questi artisti perchè mi piace lavorare con persone con cui posso creare qualcosa di imprevedibile. Ecco perchè ho accettato di collaborare con Paolo Fresu piuttosto che con Andrea Gulinelli, un grande flautista e jazzista italiano. In questi casi si incrociano stili musicali diversi e scelgo questi artisti perchè non mi sento cantante ma interprete e voglio allargare le mie conoscenze musicali. Quindi cerco qualcosa che pone delle difficoltà da superare, così cresco anch’io dal punto di vista musicale. Da piccola avrei voluto imparare a suonare uno strumento musicale in modo da poter anche comporre le canzoni ma ci volevano altre 28 ore in una giornata.
Hai cantato con Papa Wojtyla, ti piacerebbe farlo anche con Papa Francesco? “Sarebbe bello ma Wojtyla è immenso e resterà sempre nel mio cuore”.
Matera città che incanta ma che non riesce ancora ad offrire uno spettacolo con tutti i confort. Al Duni faceva freddo anche ieri sera ed Emii Stewart con eleganza lo ha sottolineato e anche in questa occasione ribadisce la sua posizione: “Matera è capitale europea della cultura ma guardando intorno a me credo che questo teatro non è adeguato per una città così bella e quindi spero che sarà creato un teatro degno di questa città. Lo meritate voi e i turisti che verranno a visitarla, perchè si può fare sicuramente di più anche per il turismo. Il pubblico da questo punto di vista è stato meraviglioso, paziente, perchè nel teatro faceva freddo e non è facile sopportare quelle condizioni”
Prima di salire sul palco cosa pensa Amii Stewart: “Prego sempre prima di salire sul palco, perchè sono emozionata, è una vita che tremo, è una vita che ho paura”
Dalla musica alle stragi, è accaduto a Parigi, può accadere ovunque, che idea si è fatta Amii Steward di questi atti terroristici? “Io credo che devono essere letti i libri di Oriana Fallaci, che aveva intuito tutto come se fosse Nostradamus. Lei ha spiegato che non possiamo fermare il movimento della gente. L’immigrazione c’è sempre stata, l’importante è mantenere e rispettare la propria cultura. Quindi se io vado in un paese mediorentale mi adeguo alla loro cultura. Allo stesso modo se un musulmano viene nel mio Paese e vuole vivere qui io gli apro le porte ma si deve adeguare alla nostra cultura. Quando io sono arrivata dall’America in Italia ho ritenuto opportuno imparare l’italiano perchè ho pensato che fosse l’unico modo per ringraziare chi mi ha accolto. Io credo che non dobbiamo togliere il crocifisso, non dobbiamo impedire di fare il presepe o di cantare le canzoni di Natale. La cosa bella del mondo è la diversità, quindi mi chiedo perchè non si può interscambiare le culture per trovare il punto di riferimento che è la pace? Io penso che la religione sia solo una scusa quando si fa la guerra, dietro ci sono sempre interessi economici come la vendita delle armi. Quindi l’unico modo per scacciare la paura è investire nella cultura, così possiamo dare una speranza ai giovani che oggi vanno all’estero per trovare un lavoro. I musulmani non cambieranno mai la loro cultura e io credo che gli italiani dovranno fare lo stesso, devono difendere la propria cultura”.
L’incontro si è chiuso con un fuori programma con Roberto De Siante al pianoforte ed Amii Stewart felice di salutare il pubblico con una bellissima interpretazione di Georgia, il grande successo di Ray Charles.
Michele Capolupo
La fotogallery dell’incontro con Amii Stewart nella sala Rota (foto www.SassiLive.it)