Straordinaria edizione quella di questo 2014. I padiglioni del Salone Internazionale del Libro di Torino grondavano letteralmente libri. Una miriade di colori, un trionfo di grafica e arte tipografica. L’Italia ha dato il meglio di sé con questo evento che ha saputo diventare il più grande e significativo d’Europa, guardato con curiosità e ammirazione dal mondo intero. Grandi editori e piccoli, affascinanti editori tutti concentrati sulla “Parola” scritta. Della “Bella parola” si occupa da sempre la poetessa Antonella Pagano che in questa edizione è presente con:”Rondine con Te – Sillabe innamorate”. Ci siamo già occupati di questa raccolta di liriche-preghiere, le chiediamo, allorchè ha meritato il 1° Premio della Ibiskos Unilieri, dunque la storia non si è fermata a quella vittoria? “Nient’affatto. Il Premio consisteva proprio nella pubblicazione della silloge e nella partecipazione alle più importanti fiere, da Torino a Mosca, da Londra a Berlino e New York. Eccomi, dunque alla mia prima volta al Salone del Libro di Torino. Emozionatissima e meravigliata per le tante coincidenze che colorano la storia di questo volumetto. Il tempo si fa concorde con la vincita, con la stampa e con lo Stato straniero ospite dell’edizione 2014: lo Stato Pontificio e finanche l’aver ottenuto la prefazione del Vicario del Santo Padre Delegato anche alla Pastorale Universitaria in capitale. Una casualità straordinaria che mi commuove. Straordinaria e commovente, suggestiva e meravigliante la Cupola petrina realizzata tutta in libri – troneggiava nel Padiglione n. 3 ove ho sostato e ascoltato più d’una lectio magistralis. Perché preghiere? Sono liriche che ho scritto negli anni, potrò consentirmi di chiamarle –sottovoce- preghiere solo dopo aver letto e fatto mia la prefazione di Mons. Lorenzo Leuzzi. Sa, tanti immortali pensatori hanno individuato tre vie attraverso le quali l’uomo ricerca la verità: l’Arte, la Filosofia e la Religione. L’Arte utilizza la Bellezza, la Filosofia i concetti, la Religione la Fede; personalmente percorro la strada della Poesia, dunque il Ritmo senza disdegnare la materia pittorica, la filosofia e quel mio giardino ove sbocciano i fiorellini della mia fede. In questo libro forse è inscritta molta della mia filosofia di vita, coordinate, confini, piani e sconfinamenti; e c’è il disegno, la pittura, la decorazione di alcune liriche, i colori, dunque l’Arte pittorica e grafica; il pentagramma della mia fede, le parole, i versi; e c’è la natura, i pianeti, gli animali, l’anelito, la luce cui tendo e il silenzio, quest’ultimo forse tra i miei più grandi maestri. Nel silenzio è nata la preghiera della rondine e quella della gatta che lecca la luna. Non rammento chi abbia detto:”…non parlare tanto, ma parla attraverso tutta la vita!” – ebbene, lo sento assai prossimo a tutta me. Quanta Basilicata-Lucania c’è in queste liriche-preghiere? Tanta, pressochè tutta, con contaminazioni pugliesi, le origini dei miei avi e romane – discendenti dal decennio che festeggio di permanenza in capitale. Di fatto confesso che in questo più che nei precedenti io mi sia spogliata. Se prati ci sono, son quelli della mia primissima infanzia, tra le contrade di Grassano prima e Montescaglioso poi; nell’Ite ad Mariam ripercorro le processioni dei Corpus Domini, lunghe bianche file di bambine con l’abito bianco della Prima Comunione; rivedo lo scorrere dei pellegrini maggiolini che, partendo da Matera andavano verso il Monte, all’incontro con la Madonna di Picciano, su quelle immagini m’è parso si stampassero: siate onde che cantano, siate sillabe innamorate. D’ambra il corpo e sangue/sgorga così l’acqua viva/… son versi sgorgati al cospetto del Crocefisso di Forenza, famoso e assai venerato – tra le più toccanti, cruente, strazianti immagini del Cristo crocefisso. La musica del quotidiano ha ticchettio di cuore secolare – nasce dal ricordo dei grossi orologi-sveglia color alluminio nelle case dei contadini; conosco come le mie tasche quasi tutti i paesi della Basilicata-Lucania, come quelli della terra dei padri, la Puglia – erano, insieme, Terra d’Otranto. Il sorriso ha germogliato montagne/fiori…l’immagine è quella delle Dolomiti lucane di Castelmezzano e Pietrapertosa, ricamate come il corredo nuziale che predispose per me la mia mamma, interamente ricamato da abili mani lucane, anche di suore dell’entroterra materano. E quei “diluvìi”, fecondissimi diluvìi …ne ho visti eccome tra i monti di Accettura, nelle rade lontane di San Mauro Forte…quando l’acqua veniva giù odorosa delle essenze dei boschi e della storia che sentivo scendermi nell’anima a incoraggiarmi a portarla in me come la più preziosa delle sorgenti. Il mistero ha fatto poi sì che partorissi…sotto questa chioma abito io, racconta della millenaria storia di Matera, le mille civiltà, sensibilità, comunità di uomini che hanno palpitato nelle due cavee e tra i declivìi della murgia, là dove la storia ha consegnato – alla dura pietra che ne custodisce gelosamente la memoria – la capacità di trasmetterci la loro grafìa. E la gatta che lecca la luna, questo quadretto del tutto insolito, improbabile personaggio d’ una preghiera? E’ la gattina che vive con me; la rapìi alla morte, la trovai che aveva circa quattro mesi, era tutta pelle ed ossa, s’era rifugiata in un cespuglio, otto anni orsono. Non conoscendo i gatti da vicino, lo/la chiamai Hegel, scoprìi in seguito che trattavasi di una femmina, ma il nome le stava bene, un po’ filosofa un po’ intellettuale, spettatrice attenta e concentratissima delle mie letture ad alta voce, quando tento di capire se la musica s’è infilata nei versi o se i miei versi son solo rumore. E dell’impiccagione della logica, di quei mille alberi piantati in tutti i comuni d’Italia dai quali penzola la logica? L’albero di cuccagna, lo rammento, l’ho visto più volte da piccola in Basilicata-Lucania; il Maggio del meraviglioso rito arboreo accetturese m’ha ispirato. Dal rito di fertilità al rito di infertilizzazione dell’evo contemporaneo; tempo in cui l’uomo pare abbia abdicato del tutto al pensiero logico e abbracciato una strana fede; il corpo della Logica penzola miseramente e l’albero della cuccagna non ha più doni per chi si avventura sino alla cima; il palo è pericolosamente scivoloso, glabro di alcun suggerimento di vita e di pensiero, malcostume, corruzione e cattivo gusto sono gli stracci che rivestono il corpo della Logica. Ma lei sa bene che guardo alla vita con speranza, fiducia nel cuore degli uomini, nel riverbero del Bene, ecco allora che dirò: Sol follìa dipinse inferi e capo cornuto/eppur follìa più grande di lunga volle la terra e il cielo degli uomini. Mons. Lorenzo Leuzzi, Vescovo Ausiliare di Roma e Delegato per la Pastorale Universitaria ha scritto la Prefazione, quali i passi fondamentali? Direi che la prefazione è un concentrato, andrebbe commentata parola per parola. Intanto riconosce il connubio uomo-parola quale potenza espressiva dell’anima umana e sostanza, movente della fratellanza. Riconosce, altresì, quale punto culminante della condivisione: la poesia, forza animatrice del logos; a tale riguardo, peraltro sostanziale, evoca un passo straordinario della Lettera agli Artisti che San Giovanni Paolo II indirizzò loro nel 1999:”nessuno meglio di voi artisti, geniali costruttori di bellezza, può intuire qualcosa del pathos con cui Dio, all’alba della creazione, guardò all’opera delle sue mani. Una vibrazione di quel sentimento si è infinite volte riflessa negli sguardi con cui voi, come gli artisti di ogni tempo, avvinti dallo stupore per il potere arcano dei suoni e delle parole, dei colori e delle forme, avete ammirato l’opera del vostro estro, avvertendovi quasi l’eco di quel mistero della creazione a cui Dio, solo creatore di tutte le cose, ha voluto in qualche modo associarvi”. Questo in termini generali, ma alle sue specifiche liriche? Ebbene, sono emozionatissima nel riferirle che….”in questa raccolta di poesie sicuramente lo Spirito Santo avrà infuso qualcosa del pathos di Dio, nella speranza che il lettore possa trovare in esse il punto di partenza per uno slancio interiore che lo conduca alle vette della sua anima, dalla cui altezza poter godere di uno sguardo dalla prospettiva alta e vasta come quella del mare dell’eternità che ciascuno porta dentro di sé…Le poesie della Pagano permetteranno di solcare molti mari e fiumi dell’esperienza vitale interiore dell’uomo…..”. Mi lasci anche dire che quando seppi del Premio e quando mi pervenne la Prefazione di Mons. Leuzzi, non dormii alla notte e pensai bene che occorreva scrivere una nuova pagina, scardinai l’impaginazione e scrissi:”e benedicila”. Questa lirica chiude con:…accogli ogni vocale Signore, coltivata a gocce di speranza e casta dolcezza.Perdona anche questa vanità e benedici l’anima mia. E’ già al lavoro con qualcos’altro? Oh si, certamente. Sto sistemando la Teatraletrilogia, tre opere drammaturgiche; tutte vincitrici di primo premio nel nord, centro e sud di quest’amata Italia. Presto la darò alle stampe insieme all’Ode alla vita… ma queste sono le nuove fiabe della mia vita.
Mag 15