La quinta esperienza di Radio Color di Villa d’Agri al Festival di Sanremo comincia con un’intervista tutt’altro che formale ad Arisa. “L’artista lucana, in questa edizione co-presentatrice – riferisce Remo Pasquariello che è l’inviato speciale dell’emittente storica lucana– ha colto l’occasione delle mie domande per difendersi dai continui attacchi sui social per non aver trovato il tempo di ricordare Pino Mango. “Anche tu sei uno di quelli “arrabiati” perchè non ho citato Mango” – ha subito detto Arisa ai microfoni di Radio Color. Ed ha aggiunto: “voglio tranquillizzare tutti quelli che mi hanno massacrato su facebook: lo farò, lo farò”. In tanti più che criticarla per la mise non le hanno perdonato che nonostante il duetto con Emma sulle note del Carrozzone di Renato Zero mentre alle sue spalle si proiettava la presenza di Mango se n’è dimenticata. Poi l’intervista è scivolata sulla “fuga dei cervelli all’estero”. Ad Arisa comincia a stare stretta l’Italia. “Nel 2016 tornerei volentieri a Sanremo ma – ha aggiunto – non vorrei farlo magari per i prossimi 30 anni. Mi piacerebbe tentare altre strade e per il mio percorso artistico vedo bene il mercato estero che può aprirmi nuove prospettive e nuove motivazioni”.
La missione di Radio Color è di raccontare tutto quanto accade al Festival, con ospiti nella postazione della radio cantanti, musicisti, produttori, discografici, opinionisti. Per l´emittente storica della Val d´Agri ed una delle prime in attività nella nostra regione l’obiettivo è trasmettere le emozioni dello spettacolo più seguito dagli italiani. “Ovviamente non offrendo immagini – dice il conduttore di Radio Color – dobbiamo tirare fuori creatività e fantasia per alternare buona musica a commenti, chiacchierate, interviste realizzate sempre con tono informale. Cerchiamo di raccontare tutto quello che vediamo dietro il grande palcoscenico”. La risposta dal target tradizionale di ascoltatori dell´emittente della valle è positiva: le telefonate sono in aumento. Per Radio Color c´è anche l’impegno sostenuto interamente a spese della piccola società cooperativa di gestione di promuovere una realtà sociale, culturale, turistica che negli italiani è solo “terra di petrolio”.
“In sala stampa parliamo con i colleghi di tante radio presenti come noi al Festival e ci scambiamo opinioni. Tutti ci chiedono del petrolio. Noi cogliamo sempre l´occasione per raccontare che la Val d´Agri non è solo Centro Oli, pozzi ed Eni e che sul piano della musica popolare ed etnica abbiamo molto da offrire e talenti degni di un festival”.