Giovedì 25 ottobre 2018 a Matera dalle ore 20,30 all’Auditorium Gervasio è in programma il concerto “Traditional Sacred Folk Songs” con Osvaldo Goljov e la Folksongs Ensemble diretta da Teresa Satalino e la voce di Tiziana Portoghese.
Ayre – che significa “aria” o “melodia” in spagnolo medievale – è uno straordinario ciclo di folksongs (composte dall’argentino Osvaldo Golijov nel 2004) che esprimono relazioni, passaggi e tensioni tra arabi, ebrei e cattolici. Il contesto è la Spagna meridionale della fine del 1400, nel periodo che precede l’espulsione degli ebrei. In questo luogo le tre culture convissero a volte tra i conflitti, altre in relativa pace. I testi sono cantati o parlati in sei lingue diverse (giudeo spagnolo, arabo, ebraico, sardo, spagnolo e inglese); in una composizione Golijov ricorre al testo di una poesia liturgica del filosofo Yehuda Halevi del XII secolo, in un’altra ad una poesia moderna dello scrittore palestinese Mahmoud Darwish. Il compositore adatta le antiche melodie, scrive brani originali e incorpora musica del compositore argentino Gustavo Santaolalla. Golijov richiede ai musicisti, tutti solisti, di raccontare storie, di interpretare personaggi dal temperamento appassionato, grida piene di angoscia, singhiozzi e sussurri. Ai tradizionali strumenti ad arco e a fiato, Golijov aggiunge tre strumenti popolari con varie radici: una chitarra acustica (strettamente legata alle origini spagnole del lavoro), una fisarmonica (nella sua accezione sudamericana ispirata ad Astor Piazzolla) e un campionatore portatile (che, come ha notato Golijov, può essere considerato lo strumento folk principale di oggi). Tale ibridazione di stili musicali e di strumenti è una costante nelle opere di Golijov. La vita e la musica di Osvaldo Golijov riflettono una geografia personale molto complessa. Nato nell’Europa dell’est da una famiglia ebrea trapiantata in Argentina, è stato profondamente influenzato dai suoi anni trascorsi a Gerusalemme, crocevia unico di culture sovrapposte e intrecciate. Prima di arrivare negli Stati Uniti, ha assorbito musica e poesia di diverse culture – antiche, moderne, popolari, tradizionali, formali e improvvisate – e ha dato loro pari peso nella suo processo creativo. Il suo lavoro si sviluppa naturalmente a partire da queste esperienze e la sua musica ha la capacità di essere profondamente radicata in un luogo specifico e, paradossalmente, allo stesso tempo di trascendere le barriere e i confini culturali. Tra i brani è presente anche un brano sardo, “Tancas Serradas a Muru” basato su una poesia attribuita generalmente a Melchiorre Murenu , uno dei più celebri poeti sardi il quale, cieco, visse esibendosi gare di improvvisazione poetica a bolu (“poesia al volo”). La poesia estemporanea, dalle evidenti persistenze medievali, era molto diffusa in Sardegna e spesso esprimeva disagi e protesta soprattutto dal punto di vista degli strati sociali più poveri. Infatti i primi versi del testo di questo brano “Tancas serradas a muru…” suonano come la disapprovazione dell'”Editto delle chiudende” un provvedimento dei Savoia del 1820 a seguito del quale le terre che per prassi tramandata da tempo immemore erano utilizzate dalla collettività, venivano privatizzate e lottizzate. “Immaginate di essere davanti a una folla convenuta per rovesciare il potere”, dice Golijov. L’energia cruda e vigorosa dell’ambiente vocale si adatta perfettamente alla danza impazzita della furia che ne deriva. “Moderate la vostra tirannia,Baroni, altrimenti, giuro sulla mia stessa vita, che noi vi disarcioneremo!”