La parrocchia Maria SS.ma Addolorata di Matera, guidata da don Michele La Rocca, sta organizzando con i giovani il progetto di musical “Me l’aspettavo” le cui rappresentazioni avverranno il 31 maggio e il 1° giugno prossimo a Roma, ore 20.00, presso il “Teatro Roma”, in via Umbertide numero 3; il 1° giugno lo spettacolo sarà riproposto anche la mattina per le scuole medie e superiori.
“Questo evento – ha dichiarato don Michele – è stato promosso dalla Parrocchia Santa Caterina da Siena di Roma, la comunità in cui il nostro Arcivescovo, mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, ha prestato servizio pastorale quando era studente a Roma: è un’occasione per noi, comunità dell’Addolorata, di vivere la gioia di essere “Chiesa in uscita” e confrontarsi con una realtà come quella di Roma, diversa dalla nostra”.
“Me l’aspettavo” racconterà la missione e l’eredità del sacerdote siciliano don Pino Puglisi, assassinato dalla mafia il 15 settembre 1993 nel giorno del suo compleanno perché desiderava che gli abitanti del quartiere di Brancaccio nella città di Palermo, stando lontani dalle diverse forme di illegalità, avessero luoghi e spazi in cui poter vedere la vita in modo diverso da quello comunemente vissuto. È un musical interamente dedicato a don Pino con un testo inedito, frutto di un grande lavoro di ricerca e anche il primo musical nella provincia di Matera che nel 2017 è stato reso accessibile agli audiolesi grazie alla presenza di interprete LIS (Lingua italiana dei segni).
Lo scopo dell’iniziativa trova la sua massima espressione nel coinvolgimento e nell’occupazione di giovani facenti parte della parrocchia che svolgono un percorso di formazione spirituale ed insegnamento alla condivisione DEI VALORI UMANI E SOCIALI e che con questa iniziativa vengono resi attori e vivono un momento di protagonismo che li rende liberi dalle difficoltà che affrontano nel quotidiano a causa di disagi familiari.
Il musical è diviso in due parti per una durata di 90 minuti: la prima parte è incentrata su scene di vita ordinarie nel quartiere Brancaccio, ha un movimento fluido in cui ci sono bambini, giovani e giovani “mafiosi” ed è per lo più recitato, mentre la seconda parte è ballata e ricca di coreografie, con epilogo a sorpresa nel finale. “Il progetto è molto importante – recita ancora don Michele – perché ha la finalità di fare emergere il combattimento tra il bene e il male. Il tema della mafia è difficile: oggi c’è, ma come un virus ha cambiato faccia e si è potenziato. Ci auguriamo che lo Stato, la Chiesa e tutti noi facciamo sempre di più”.