E’ sempre la musica etnico-popolare la protagonista di feste e sagre d’estate. E tra i gruppi e i musicisti che si occupano,già da qualche anno, di antiche tarantelle, melodie della pizzica, recupero di canzoni della cultura contadina, studio della tradizione popolare musicale locale, il gruppo Accipiter si distingue per l’accurata ricerca della musicalità popolare nell’esecuzione di spettacoli che mettono insieme nuove e vecchie generazioni. Due i progetti a cui il gruppo Accipiter , formato da giovani di Accettura che, quasi dal niente, intorno alla figura carismatica di Pietro Varvarito, per tutti “Pietro Pietro”, sta lavorando: un nuovo cd e la nuova edizione dell’Accettura Folk Festival in programma il 12 agosto prossimo. Il cd – anticipano i musicisti di Accettura – sarà composto da circa 10 tracce, la cui parte musicale sarà totalmente inedita, mentre per alcuni dei testi, o per parte di essi, si utilizzeranno rime e modi dire tradizionali del territorio e di un modo di vivere andato ( ispirati anche dalla figura di Francesco Varvarito , poeta e cantore accetturese ), che però è meno lontano di quel che può sembrare; il tutto in crudo, e a tratti violento, dialetto accetturese, noto per essere uno dei meno recepibili della Lucania, soprattutto per la velocità e la pochezza di vocali, caratteristiche che però lo rendono ideale per il sound degli Accipiter che al folk mischia sonorità pop ed elementi metrici funk. Particolarità, queste, che si notano subito nel brano che potremmo definire caratterizzante di quello che sarà il cd, ovvero “iérest qua”, che, come da titolo, è una dichiarazione e una scelta di attaccamento alla propria terra, nonostante tutto. Quindi una sorta di incoraggiamento ad essere più attivi e più consapevoli delle proprie potenzialità e come singoli e ancor di più come gruppo, elemento che può fare la differenza in qualsiasi contesto ed a qualsiasi latitudine.
Tra i brani, inoltre, particolarmente interessanti sono: “Ogni vot” con la presenza del giovane rapper accetturese-materano-salentino Vudko in una sinergia tra voci e generi diversi che risulta molto gradita fin dal primo ascolto; “Brgant s nasc”, nel testo rivisitazione positiva della classica “Briganet se more”, con l’intro che vede la profonda voce dell’artista materano Alessandro Di Leo”; “ Sta tarantella mozzc”, coinvolgente e ritmata tarantella che, oltre a prospettarsi come brano perfetto per i live, dà al tradizionale genere lucano una funzione quasi terapeutica nei confronti delle avversità della vita.
Quanto all’edizione 2017 del Festival, dopo soli due anni la manifestazione, nata come espressione di un nuovo fermento musicale accetturese ma non solo(certificato dalla rapida diffusione, negli ultimi mesi, di tammorre e chitarre) e come occasione di contatto sociale, si sta già consolidato, numeri alla mano, come l’evento più importante della zona. Nelle prime due edizioni, ne “Il Paese del Maggio”, si sono esibiti nomi quali Antonio Castrignanò e gli Officina Zoè, che hanno portato subito in alto anche il valore tecnico della manifestazione, il 12 Agosto p.v. ci sarà una scaletta totalmente lucana, che, tra l’altro, prevederà i maggiori rappresentanti della musica del Pollino, gli Amarimai, che sicuramente faranno saltare le centinaia di giovani della zona che ormai considerano l’Aff come l’evento a cui non mancare.
L’idea di un folk-festival nasce qualche anno fa – raccontano i musicisti di Accipeter – quando abbiamo iniziato a capire che la musica può essere anche un bagaglio culturale e di valori importante, ma quando nello stesso tempo ci siamo trovati di fronte ad una forte carenza di tradizione musicale locale. Ma anche le tradizioni e le culture hanno un punto di avvio, un grembo da cui nascere! E qualcosa si è avviato, è nato e si è mosso negli ultimi tempi, grazie all’impegno decennale del gruppo folk “I Maggiaioli”, all’opera creativa, e in buona parte ancora non svelata, di Francesco Varvarito, più unico che raro caso di cantore della collina materana, alla passione di qualche giovane musicista, attento alle dinamiche moderne del folk; e qui si apre una parentesi: parliamo di folk, non di musica popolare come troppo spesso e impropriamente esso viene definito, folk inteso si come tradizione, ma anche come contaminazione, si come attaccamento alla terra, ma anche come apertura all’esterno, si come “canti e balli”, ma anche come coscienza e occasione sociale (basta vedere quello che, soprattutto grazie alla musica, sta succedendo nel Salento negli ultimi anni!).
Ci siamo messi in testa – dice Pietro Varvarito- un obiettivo tanto importante quanto ambizioso: quello di porsi come punto di riferimento sociale, con particolare attenzione verso i giovani, cominciando anche a cercare una via, un’idea, che apra uno spiraglio in fondo a quel tunnel che è il mondo lavorativo locale.