Gli occhi sullo spartito, il sorriso sul volto, le mani che si muovono sulla tastiera. Le note che si diffondono dal pianoforte a coda sono la voce di Carlo. Quel brano di Bach che esegue sicuro, pur concedendosi le sue ‘licenze’ sul ritmo, porta l’impronta del suo mondo. Quel mondo interiore che attraverso la musica ha trovato la strada per ancorarsi alla realtà, per uscire dal silenzio e dall’isolamento che l’autismo porta con sè.
Carlo De Liso ha 26 anni. Non ne aveva ancora compiuti tre quando è arrivata la diagnosi di autismo. Oggi studia pianoforte al Conservatorio di Matera, dove sta per concludere un corso preaccademico della durata di sette anni, e nel suo curriculum annovera una lunga lista di esibizioni, concerti, partecipazioni a manifestazioni ed eventi. Un musicista speciale, Carlo, come la sua storia, che parla di inclusione e di determinazione, di impegno e di riscatto.
Il primo incontro con la musica
A raccontare il percorso di Carlo è sua madre, Liliana. “Quando è al pianoforte i suoi disturbi legati alla patologia scompaiono. Carlo è sereno, cambia anche il suo volto”, dice sorridendo mentre lo guarda, seduta accanto a lui. Dalle sue parole emerge tutta la forza e la tenacia con cui ha deciso di affrontare la disabilità del figlio. I lunghi anni di terapia a Roma, subito dopo la diagnosi, le notti in bianco passate a studiare, a cercare di capire le strategie per portare Carlo fuori dal suo silenzio. E’ stata proprio lei a metterlo per la prima volta davanti ad un pentagramma, ad intuire che la musica avrebbe potuto rappresentare una strada. “E’ cominciato tutto alle scuole medie – ricorda – perchè l’insegnante di musica non sapeva come gestire Carlo durante la sua ora. Allora mi sono chiesta: che può fare Carlo mentre i suoi compagni cantano? E ho pensato che potesse suonare uno strumento. Mi sono detta, gli insegno a mettere le note sul pentagramma e a riconoscerle. Lo ha fatto con una facilità che mi ha sorpresa, così come poi sul pianoforte. A quel punto ho cercato un’insegnante che lo potesse seguire”. Comincia così quel percorso che prosegue poi durante la scuola superiore: è proprio qui, al Vivante, che Carlo si esibisce per la prima volta in pubblico, partecipando come musicista ad un evento teatrale organizzato dall’istituto. Con fatica e determinazione, quella strada prende forma, Carlo si dedica con passione alla musica. “Carlo si impegna molto – dice Elisabetta Pugliese, insegnante di pianoforte, che da due anni lo affianca nella preparazione – Ha un forte senso del dovere e una forte predisposizione. Quando facciamo lezione lui si concentra su quello che fa, e tutte le sue ansie spariscono”. Certo all’inizio è stato necessario capirsi, entrare in sintonia, trovare il modo giusto di comunicare, ma alla fine tutto è venuto naturale, “seguendo Carlo, il suo modo di essere”.
Il ‘no’ del Conservatorio di Bari e l’esperienza di Matera
“Aprire un percorso post scuola superiore era importante”, prosegue Liliana. Già, perchè una volta conclusa la formazione scolastica, i ragazzi affetti da autismo ‘scompaiono’: viene meno quella rete di assistenza garantita a scuola, molti non fanno altro che restare in casa, o “finiscono per essere dei malati psichiatrici messi nei centri diurni”. Indirizzata anche dall’insegnante di musicoterapia, Liliana pensa allora al Conservatorio. Ma da Bari arriva un secco rifiuto che è una doccia gelata: “Mi ero informata, avevo chiamato il Miur per conoscere i documenti da presentare e l’iter da seguire. E invece c’è stato un no, un rifiuto, anche brusco: al Conservatorio di Bari un disabile non entra”. Un’amarezza che in parte resta ancora oggi, anche se da quel ‘no’ è scaturito l’incontro con il Conservatorio di Matera, che a Carlo e Liliana ha riservato un’accoglienza del tutto diversa: “Il direttore ci ha ricevuti, ci ha spiegato tutto, ci ha illustrato l’iter burocratico da seguire per accedere alla prova di ammissione”. Una prova che Carlo supera: “Quel giorno eravamo lì, tra tantissimi candidati, senza alcuna differenza. Penso sia stata l’attesa più bella per me”, ricorda Liliana. E così da sette anni, ogni settimana Carlo e Liliana raggiungono in treno Matera per la lezione al Conservatorio, con il maestro Alessandro Marangoni, che segue Carlo, e un tutor che lo affianca. “Al Conservatorio di Matera dobbiamo tantissimo”, sottolinea Liliana. “Quando il Conservatorio ha accettato Carlo – prosegue – l’ha garantito. Se io dico che Carlo, ragazzo autistico, suona al Conservatorio, la gente si ferma, riflette. E allora non ha più uno sguardo di compassione verso un ragazzo autistico, ma uno sguardo diverso. La gente comincia a chiedersi: ma allora se suona mi comprende? Se va lì vuole dire che è in grado di capire quello che succede? E’ l’atteggiamento delle persone che cambia, ti guardano in maniera diversa. Si aprono dei canali di comunicazione”. E così, si abbattono anche pregiudizi e timori.
Le esibizioni, ‘Carlo & Friends’ e il Concorso internazionale Città di Pesaro
In questi anni, Carlo ha preso parte a manifestazioni culturali e musicali, si è esibito in pubblico da solo o con la sua formazione, ‘Carlo & Friends’ – in cui è affiancato da giovani insegnanti di musica – nata nel 2013 in occasione della partecipazione al festival ‘Il Giullare, teatro contro ogni barriera’ di Trani. Nel 2015 i ‘Carlo &Friends’ hanno suonato anche per Telethon, e più volte in occasione della ‘Giornata mondiale dell’autismo’, a Bari. Attualmente, invece, Carlo è tra i concorrenti del ‘Concorso Internazionale Musicale “Città di Pesaro”‘, dedicato a Rossini. Il concorso prevede anche il voto di una giuria popolare: si può esprimere il proprio voto per Carlo con un ‘mi piace’ al video della sua esibizione, postato sulla pagina Facebook ufficiale del CIMP – Concorso Internazionale Musicale “Città di Pesaro”, a questo link. Ma Carlo suona anche in chiesa, tutte le domeniche, in una parrocchia vicino piazza Garibaldi, per accompagnare il coro: “Secondo me è l’espressione più bella dell’inclusione”, dice con un sorriso Liliana.
Fonte BariToday.it
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Nella foto Carlo De Liso