Un altro capolavoro teatrale tutto lucano va in scena a Matera sul palco dell’auditorium Gervasio Duni per la rassegna “Torno a casa” promossa dall’associazione Armida. Dopo l’introduzione poetica affidata agli attori Annarita Colucci, Simone Castano e Francesco Zaccaro la compagnia Madiel ha presentato “Trapanaterra”, uno spettacolo scritto e interpretato da Dino Lopardo, lucano di Brienza, in scena con Mario Russo. Uno spettacolo già presentato al Teatro Cantiere Florida di Firenze che affronta il tema che sta più a cuore agli ambientalisti lucani, quello del petrolio. La scenografia di Andrea Cecchini è superlativa, con la ricostruzione di un pezzo del Centro Oli di Viggiano. E’ qui che Dino Lopardo e Mario Lorusso sulla scena sono due fratelli che interpretano il passato e il futuro di una territorio che ha dovuto abbandonare la sua vocazione agricola per dare spazio alle multinazionali dell’oro nero. L’emigrato è un naufrago in terra natìa. Quello che ha conosciuto lo rende estraneo. Quello che sa, e che gli altri non sanno, lo rende più solo. Nostalgía; dolore del ritorno. Terra sotto le scarpe, ai lati del cuore e sulla punta delle ciglia. Sguardo lontano, pensiero a una zolla che per anni si è vissuta solo con la mente. Trapanaterra è un’Odissea meridionale, una riflessione sul significato di «radice» per chi parte e per chi resta, un’ironica e rabbiosa trattazione dello sfruttamento di una terra. “Chi sei? Dove vai? Da dove vieni? Cosa vai cercando? Quando te ne andrai?” Sembra dire il fratello che è restato a quello che è tornato, organetto alla mano, alla terra dei padri. Il più piccolo in calosce si districa tra i tubi gorgoglianti della raffineria. Il più grande quello che è “scappato”, è un bohemienne che respira di nuovo l’aria di casa, una casa che forse non c’è più, che è cambiata. Un Paese di musica e musicanti dove non si canta e non si balla più, nemmeno ai matrimoni. Si può solo sentire il rumore delle trivelle, la puzza dei gas e il malaffare. Storie d’infanzia, ricordi di famiglia, canti di piazza e bestemmie: è l’ultra-locale che diventa ultrauniversale. Tutto è impastato nel dialetto, osso delle storie che s’insinua come la musica. Inutile arrabbiarsi, o forse no. Qualcuno è partito perché altri potessero crescere, perché la terra madre non ha i mezzi per alimentare le speranze di tutti.
Ma di chi è il coraggio, di chi resta? O di chi torna?
Il secondo appuntamento della rassegna teatrale e musicale “Torno a casa” si è concluso con un’altra esibizione del coro pop diretto da Mario Montemurro, che coinvolge i soprani Cinzia Tulliani, Maria Giovanna Morelli, Roberta Pisciotta, Valeria Montemurro, i contralti Annalucia Lionetti, Claudia Rondinone, Maria Duni, Marina Tamburrino, Martina Ripoli e Rossella Cinque, i tenori Claudio Cantoni, Donato Milillo, Francesco Milillo, Maurizio Lipari e Michele Iacovone e i bassi Antonio Gemma e Paolo Paolicelli.
Michele Capolupo
Di seguito il format dell’evento, il programma di giovedì 4 gennaio 2018 e la fotogallery della prima serata (foto www.SassiLive.it)
Cosa succederebbe se alcune eccellenze artistiche materane e lucane che, dopo aver formato e consolidato i loro percorsi professionali al di fuori della Basilicata, si incontrassero in uno stesso luogo? E se questo luogo fosse proprio la loro terra d’origine, che ora, come Capitale della Cultura può accoglierli per mostrare il frutto dei loro percorsi? A queste domande, a queste curiosità vogliamo rispondere con queste serate all’insegna dell’arte, dell’intrattenimento e del teatro.
La rassegna promuove tre eccellenze lucane, tre spettacoli di artisti lucani e materani che hanno sviluppato la loro professionalità in ambito artistico fuori dalla Lucania ottenendo riconoscimento a livello nazionale ed internazionale.
La rassegna vuole essere un momento di aggregazione sociale e culturale ma anche un primo passo di sostegno della creazione di un’identità attraverso giovani artisti lucani; un momento per prendere coscienza anche delle capacità e potenzialità interne e non solo di accettazione di quelle che vengono dall’esterno.
La programmazione abbraccia temi e forme molto diversi tra di loro, a partire dal teatro d’immagine e scenotecnico, per passare al teatro fisico, fino alla drammaturgia d’autore. Tre temi e stili diversi si susseguiranno sul palco dell’Auditorium.
Tutti e tre gli spettacoli proposti all’interno della rassegna sono drammaturgie originali e contengono elementi della cultura lucana presenti sia nel linguaggio (utilizzo del dialetto) che nelle tematiche trattate. Questi temi e linguaggi hanno ottenuto riconoscimenti a livello nazionale e riteniamo di grande importanza condividere questo approccio alla cultura e tradizioni locali con la città. Proponiamo così un ventaglio di modalità artistiche alternative e attuali di approcciare agli elementi della nostra cultura, distaccandosi dalla solita modalità corrente di usare cultura e tradizioni come reperti archeologici immobili e polverosi, bloccati nel tempo e nello spazio.
Ad introdurre e concludere le tre serate sarà il “Coro pop” del Maestro Mario Montemurro, che proporrà alcuni brani pop arrangiati e resi in forma corale. Il “Coro pop”, costituito da pochi mesi, è frutto di una sinergia di circa 20 cantanti solisti di elevato spessore che insieme vogliono inviare un messaggio forte alla nostra Città, ai nostri cittadini e alla Politica locale affinché si diano possibilità, spazi e incentivi per valorizzare le professionalità intellettuali, artistiche, sportive locali perché i nostri giovani non sono da meno di altri di altre Regioni o Stati.
Giovedì 4 gennaio 2018
“Le voci”
Scritto da Annarita Colucci
Compagnia Il loco Teatro
Progetto vincitore del Bando Giovani Direzioni 2016
Realizzato con il contributo del Centro Teatrale Mamimò
Selezionato al 33° Festival Internazionale di Teatro di Almada(Lisbona)
come rappresentante del Novissimo teatro italiano
con Roberto Andolfi, Dario Carbone, Annarita Colucci
scene Ambramà
luci Ilaria Ambrosino
regia Roberto Andolfi
Una ragazza sta aspettando il treno ad una stazione di provincia non precisata; è decisa a partire e a lasciare il suo paese di origine. Negli angoli della stazione sono accatastate pile di scatole senza nome e senza indirizzo. L’attesa del treno viene turbata da due personaggi enigmatici: il capostazione e il suo aiutante. Ben presto si capisce che sono loro ad accumulare queste scatole il cui contenuto rimane sconosciuto fino a quando, un ritardo sulla tabella ferroviaria costringe la ragazza a rimanere alla stazione e a comprendere che ogni scatola contiene delle voci, le voci di tutte le persone che, come lei, sono partite ma che non sono più tornate. Di quei viaggiatori non rimangono che voci nel vento, voci che, però, continuano a parlare, attraverso chi riesce ad ascoltarle. Pezzi di vita intrappolati ai bordi di una stazione. Frammenti di storie passate, lontane. Dopo ogni separazione c’è qualcosa che prosegue il suo cammino e qualcosa che rimane lì ad aspettare il nostro ritorno per metterci di fronte a noi stessi. Uno spettacolo che parla della nostalgia della propria terra, del viaggio e del significato della parola casa.
La fotogallery del secondo evento per la rassegna “Torno a casa” (foto www.SassiLive.it)