Questa sera nell’auditorium Raffaele Gervasio di Matera è stato proposto al pubblico l’evento “Inumana. Cos’è l’uomo senza la libertà?”, melologo per pianoforte e voce di Rossella Spinosa e Lauria Silvia Battaglia organizzato dall’Onyx Jazz Club per il progetto “il Tempo della Memoria”.
Rossella Spinosa è una pianista e compositrice, Laura Silvia Battaglia è inviata di guerra specializzata in Medioriente e docente in diverse istituzioni italiane ed europee.
Una guerra così vicina, eppure lontana dalla nostra conoscenza e dalla nostra riflessione, quella mediorientale in atto da più di un anno tra Israele e i terroristi di Hamas con prese di ostaggi, stragi di civili, macerie, ospedali improvvisati, popolazioni ridotte alla fame e al rischio di epidemie. Lontane ci appaiono quelle immagini di sangue e morti, di bombardamenti, di bambini, uomini e donne trasportati in barelle, di profughi ammassati al confine. Non sempre c’è la voglia di ascoltare e di fermarsi a pensare e meditare su quanto sta accadendo. Lo spettacolo di quest sera è stata l’occasione giusta per farlo.
Il Tempo della Memoria è un progetto promosso dalla rete dei Presìdi del libro, di cui l’Onyx fa parte, attraverso la sua sezione OnyxLibro – Presidio del Libro di Matera. Attraverso una serie di iniziative che si svolgono ogni anno nei mesi di gennaio e febbraio, i Presìdi si propongono di allargare il campo di riflessione sulla Shoah per comprendere istanze più ampie della società contemporanea. Contro ogni fondamentalismo, nemico dell’accoglienza e della solidarietà, i Presìdi del libro discutono la necessità di recuperare il senso più profondo della nostra umanità alla scoperta dell’altro come fonte di arricchimento e non di pericolo. Quest’obiettivo è stato ritrovato in pieno nel melologo “Inumana”. Uno spettacolo volto a guardare con trasparenza, ma con il coraggio e la forza delle arti, ciò che accade in Medio Oriente, per cercare di comprendere, per cercare di accostarsi a quanto accade e scoprire il lato inumano di ogni guerra.
Frutto di un intenso lavoro documentale, Inumana guida il pubblico in un crocevia di memorie, temi e spunti di riflessione, un viaggio di musica e parole che riflette uno spirito di forte condivisione artistica e umana nella polifonia di voci e di storie. Con il pianoforte e la voce recitante che interagiscono nell’azione scenica senza soluzione di continuità, nell’avvicendarsi dei quadri e dei personaggi, lo spettacolo si snoda come un racconto in musica che apre a momenti di coinvolgente profondità emotiva, con le artiste sul palco intente a dare voce, nel necessario connubio di bellezza artistica e verità, ad un irrinunciabile messaggio di speranza.
Ma perché uno spettacolo per invitare la gente a fermarsi a meditare? “Perché – ha spiegato Rossella Spinosa in una intervista – in un mondo che corre continuamente, che è sovrastato dal rumore di fondo, che non si ferma a pensare e a meditare, è rimasto forse un solo modo per “bloccare” le persone e costringerle ad ascoltare: quello dello spettacolo”. Avvolta in una tunica bianca, Laura Silvia Battaglia interpreta sei personaggi, protagonisti della guerra in Medioriente, che si pongono le stesse domande: cosa resterà di noi, dove andremo, partendo da una condizione di vita divenuta ormai “inumana”? Il primo personaggio è uno spirito, ormai libero dal suo corpo, in attesa di essere traghettato dalla terra all’aldilà, che è intrappolato in un tunnel nella Striscia di Gaza. Il suo compito, prima del trapasso, è quello di aiutare altre anime sospese tra la vita e la morte ad attraversare il passaggio oppure a fermarsi sulla soglia, a seconda del volere di Dio. La giornalista immagina allegoricamente questo spirito come “il fantasma del tunnel”, dopo aver preso spunto dal racconto reale di un soldato israeliano che all’inizio della guerra di Gaza aveva detto di non riuscire ad entrare nel tunnel perché vedeva ombre di creature non umane. Questo fantasma è il testimone del destino di cinque persone: una giovane donna ebrea ostaggio di Hamas; un soldato israeliano; un miliziano delle brigate al Qassam; una donna palestinese, intrappolata sotto le macerie della sua casa bombardata; un bambino su una lettiga in una sala operatoria improvvisata, sospeso fra la vita e la morte. Il buio del tunnel è una metafora della morte e Laura Silvia Battaglia si cala sulla fronte una torcia accesa per far capire quanto buio possa essere il buio. “Il melologo – ha scritto Cristina Giudici in una recensione – non circoscrive fatti, non esprime concetti o giudizi, ma restituisce i dolori e lo smarrimento di tutti gli attori coinvolti nella guerra, facendo ricorso alla dimensione spirituale che resta l’unica luce oltre il tunnel. Quello vero, dove Hamas tiene gli ostaggi, quello immaginato dove si proiettano le anime di chi muore”.
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La fotogallery dello spettacolo (foto www.SassiLive.it)