Da Petra Magoni a Fabrizio Bosso, gli artisti si uniscono per mantenere viva la cultura di Matera.
Quello del Rosetta Jazz Club di Matera è un sogno nato poco più di un anno fa con un intento ambizioso: regalare alla città uno spazio per il jazz e la cultura di respiro internazionale. Un sogno che, purtroppo, rischia di svanire troppo presto.
Per questo motivo da qualche giorno è attiva un campagna di raccolta fondi sulla piattaforma Go Fund Me (https://gf.me/u/y8d52r) per sostenere il Rosetta Jazz Club, un luogo che ha avuto il privilegio di ospitare artisti di fama mondiale: da Fabrizio Bosso a Peter Bernstein, per passare al tre volte Grammy Award Winner John Patitucci, ma anche David Kikoski, Ulysses Owen e Pat Bianchi.
«Abbiamo dato vita al Rosetta con l’intento di regalare uno spazio continuativo per il jazz qui a Matera – spiega Giuseppe Venezia, socio fondatore e direttore artistico -. Con il nostro impegno ci siamo guadagnati la stima di tanti musicisti ed appassionati. Ma ad un tratto, come un fulmine a ciel sereno, la pandemia ci ha costretto ad uno stop forzato dai primi di marzo. Noi a questo punto, a malincuore, non siamo più in grado di mantenere questi impegni economici.»
Nel corso degli ultimi giorni il web ha dato vita ad una catena di solidarietà incredibile, con più 4mila euro raccolti in soli 3 giorni. Il sostegno è arrivato da tutto il mondo: dagli Stati Uniti ai paesi europei di ogni latitudine.
I social sono stati letteralmente invasi da messaggi di incoraggiamento per il Rosetta e per il jazz della Basilicata: Fabrizio Bosso, Petra Magoni, Ferruccio Spinetti e tanti altri hanno voluto partecipare anche solamente condividendo la campagna. Aggiunge Giuseppe Venezia: «Tutto questo affetto mi gratifica e mi emoziona particolarmente: si vede che l’affetto che dai, poi viene ricambiato. Ho ricevuto centinaia di messaggi di amici, conoscenti e del pubblico che ha riempito il Rosetta durante quest’anno. Abbiamo dato uno spazio anche ai tantissimi studenti del Conservatorio di Matera per potersi esibire nelle jam-session, creare socialità e condivisione culturale in una città ricolma di storia.»