Sabato 19 ottobre 2019 alle ore 20.30 al teatro “Gerardo Guerrieri” di Matera è in programma “Le retour au village”, l’opera di Egidio Duni in prima moderna al Festival materano a lui dedicato con la regia di Ulderico Pesce e la direzione musicale di Sabino Manzo.
Il Festival Duni compie vent’anni e festeggia con la messa in scena in prima assoluta in tempi moderni dell’opéra-comique Le retour au village del compositore lucano al quale la manifestazione è dedicata; il 19 ottobre alle 20.30 a debuttare sarà anche il Teatro Comunale “Gerardo Guerrieri” che, dopo i lavori di restauro, ospiterà per la prima volta un titolo operistico del concittadino illustre. Ad incorniciare questo evento sarà Matera nell’anno in cui la Città dei Sassi porta il titolo di Capitale Europea della Cultura.
Le retour au village (“Il ritorno al villaggio”) di Egidio Romualdo Duni (1708-1775) sarà una nuova produzione del Festival – la cui direzione artistica è di Dinko Fabris – che ha affidato la lettura musicale al pugliese Sabino Manzo, alla guida del Coro e dell’Orchestra barocca del Festival, e di un gruppo di solisti vocali specialisti del repertorio come il soprano Valeria La Grotta, che sarà la protagonista Ninette, il baritono Luca Simonetti (Colas), il soprano Angelica Disanto (Le Prince) e il contralto Francesca Amoroso (Dorine); in scena anche i danzatori del Balletto Lucano per la coreografia di Loredana Calabrese; sui leggii l’edizione critica curata dal musicologo Lorenzo Mattei docente dell’Università di Bari.
La regia porterà la firma del noto attore-regista lucano Ulderico Pesce, artista impegnato in prima linea nel racconto del territorio della Basilicata, al suo debutto nella regia d’opera: «L’opera lirica – racconta Pesce – è stata la prima forma d’arte che ho conosciuto, quando mio padre, grande appassionato, ci face ascoltare da piccoli un’incisione del Trovatore di Verdi. Quando il Festival Duni, tramite Saverio Vizziello e Dinko Fabris, mi ha proposto la regia di quest’opera ho accettato per la grande curiosità di confrontarmi direttamente con questo mondo e perché, leggendo il libretto del Retour au village, ho subito pensato che il villaggio descritto nelle didascalie non poteva che essere Matera per la sua posizione sopraelevata, i suoi Sassi, il castello Tramontano».
«Ho anche trovato – prosegue il regista – una grande attualità nel tema del “ritorno al villaggio”: Ninette, la protagonista, viene sottratta dal principe del castello dalla dimensione rurale con la promessa di una vita agiata alla corte, ambiente che si rivela essere una realtà ipocrita e compromessa. Solo il ritorno alla natura, alla convivialità e alla comunità farà trionfare l’amore in modo talmente sincero che lo stesso principe capirà che la vera ricchezza è nel rapporto con le cose semplici. Ho subito riconosciuto nella figura del principe le realtà industriali che, in cambio di promesse di ricchezza, sfruttano la terra e ammaliano chi ci vive, portando solo disagi sociali ed ambientali, come tante volte è successo in Basilicata. Ho scoperto un Duni “rivoluzionario”, vivace e irriverente, che ironizza sulla vita di corte inneggiando alla vita semplice: se si pensa che qualche decennio dopo la composizione dell’opera scoppierà la Rivoluzione Francese, trovo quasi profetico questo soggetto che può essere declinato per raccontare tante realtà del nostro territorio».
Le retour au village è un “opéra-comique pantomime et ballet”, prima opera in francese di Egidio Romualdo Duni, il quale fece stampare la partitura a Parigi nel 1758 (o nel 1759) per ricordare sia lo spettacolo rappresentato presso la corte di Colorno il 3 e il 5 ottobre 1756, ma anche il ruolo protagonistico che il ducato di Parma aveva rivestito nella creazione del nuovo genere dell’opéra-comique in Europa. La trama dell’opera segue il topos narrativo della contadinotta trapiantata in corte, congeniale alla tipica polemica rococò contro l’ipocrisia della vita cittadina cui contrapporre la schiettezza della vita campestre.
«La padronanza dei codici linguistici dell’operismo francese che Duni qui esibisce – commenta Lorenzo Mattei nel programma di sala – conferma lo spessore culturale di questo musicista colto e del tutto eccentrico rispetto agli operisti a lui coevi, un autentico intellettuale dell’Illuminismo europeo che ha saputo fare del bilinguismo artistico italo-francese il proprio punto di forza e, forse, la cifra distintiva di un nuovo modo d’intendere il melodramma».
Il programma del Festival Duni proseguirà sino a dicembre con altri quattordici appuntamenti in cui si alterneranno artisti ed ensemble provenienti dalla Francia, Svezia, Cuba, Brasile, e naturalmente dall’Italia con grande attenzione alle pagine meno note o inedite del grande patrimonio musicale del sud, confluito nella cosiddetta “scuola napoletana” di cui lo stesso Duni fu un autorevole esponente.