Successo a Matera per il concerto “Parole di cartone” inserito nella rassegna “Matera in musica”. Nell’auditorium Gervasio è stata eseguita una “cantata” per voci recitanti, orchestra classica e orchestra popolare con Moni Ovadia, Annalisa Canfora e l’Orchestra della Magna Grecia, musicata da Mario Incudine e orchestrata da Valter Sivilotti.
Racconti di storie di emigranti con le memorie e le musiche della popolazione siciliana. Un mix toccante ed entusiasmante di parole e note che vedono Mario Incudine, “il cunto rap” che ha collaborato con Biagio Antonacci e il cantastorie Moni Ovadia che da sempre narra di popoli e di ossimori sociali.
“Parole di cartone” è un progetto corale sulla fratellanza tra i popoli scritto e musicato da Mario Incudine su testi di Mariangela Vacanti, abbracciato dalla voce di Moni Ovadia e dall’attrice Annalisa Canfora. I racconti di migranti siciliani si susseguono e si affiancano alle storie di vita degli immigrati di pelle nera che oggi arrivano sulle coste siciliane. Una migrazione che accomuna, sguardi da Palermo a Tunisi, da New York a Baghdad. L’unica strada percorribile tracciata per le “anime migranti” di ogni tempo è la fratellanza. Riflessione ma anche sorrisi tra musica e recitazione, canti e cunti, i risvolti seri e umoristici della migrazione. La saggezza del popolo è trasformata in romanza, trasportati da un menestrello che racconta storie.
Il programma della serata parte dal grido di un naufrago africano che invoca la morte in mare piuttosto che il rimpatrio in Salina (brano con cui Incudine ha vinto il Festival della nuova canzone siciliana), per approdare a “Speranza disperata”, “Sottomare”, “Novumunnu”, “Lu trenu di lu suli”, “Namename”, “Sempri ccà”, “Terra”, “Sotto un velo di sabbia”, “Strati di paci”, “Tenimi l’occhi aperti”.
La musica popolare, quella che i nonni hanno portato Oltreoceano e quella che ancora vive dentro i racconti di chi è rimasto da questa parte del mare è il filo conduttore di questo viaggio che parte dalla Sicilia: da quest’isola si alza un canto a più voci per raccontare il nostro tempo, come un’unica bandiera per la pace e l’amore tra i popoli. C’era una Sicilia che ha visto partire, c’è una Sicilia che vede arrivare. Questa è la Sicilia che si è messa a cantare.
il cantastorie Moni Ovadia, nato a Plovidv, la città bulgara che condivide con Matera il titolo di capitale europea della cultura 2019 ma da diversi anni residente a Milano, racconta i contenuti dello spettacolo: “Io sono ospite in questo recital ideato da Mario Incudine, un recital che parla di immigrazione, nel doppio senso, quella nostra che è andata fuori e quella che viene oggi da noi. Si dimostra che l’immigrazione ha lo stesso volto. Io leggo un testo in cui si attraversano climi, sentimenti, momenti personali e collettivi di quella che fu la nostra immigrazione e quella che viene oggi. Noi abbiamo memoria corta. Mettere insieme le due immigrazioni in una sola serata dovrebbe servire a capire che l’emigrazione è una condizione umana. Ci sono poi le canzoni di Mario Incudine che ha scritto canzoni memorabili, autentici capolavori musicali. Si raccontano storie individuali, perchè quando si dice che vengono in migliaia, quei migliaia sono individui con le sue storie, le sue angosce, le sue aspettative di futuro, come lo furono i nostri, non c’è nessuna differenza. Oltretutto l’umanità si è formata attraverso l’emigrazione. Altrimenti saremmo un gruppo di sapiens sapiens africani nel mezzo dell’Africa. Le varie lingue, culture, musiche e visioni, le filosofie, concezioni, ideologie e poesie, vengono dall’emigrazione. Non si capisce perchè se l’emigrazione ha costituito l’umanità di oggi adesso bisognerebbe cercare di fare implodere il flusso migratorio, che nella fattispecie viene dal primo responsabile criminale, che è il colonialismo, il più grande crimine nella storia dell’umanità, per vastità e per durata. C’è ancora oggi, ai vari colonialisti occidentali si sono aggiunti i cinesi. 80 milioni di ettari sono stati espropriati per fare carburanti o cose che non servono all’Africa. Noi dobbiamo guardare all’emigrazione innanzitutto dal punto di vista umano e del rispetto dell’essere umano che emigra. Se noi lo consideriamo solo un problema statistico vuol dire che la nostra non è una civiltà ma un sistema criminogeno. Questo spettacolo serve a a ricordare alle persone che i migranti sono persone come noi, amano i loro figli, sperano in un futuro migliore per loro, vogliono avere una buona vita, non sono qui per rubare qualcosa ad altri, è un cortocircuito del minimo sentimento di solidarietà umana. Noi italiani dovremmo capire meglio degli altri perchè 30 milioni di italiani sono emigrati nel corso di un solo secolo. Io ho 73 anni e mi ricordo i migranti interni. Mi ricordo le valige di cartone dei fratelli del sud che salivano verso il nord. Lo stesso dispresso c’era, non era diverso. Ho visto con i miei occhi le scritte sui muri “via i meridionali dalla nostra città”, “non si affitta ai meridionali”, che differenza c’è? Nessuna”.
Un concerto nel quale è protagonista anche l’Orchestra della Magna Grecia: “L’Orchestra della Magna Grecia è una magnifica orchestra, di musicisti formidabili, molto aperti a esperienze sonore musicali. Il maestro Sivilotti è un musicista di grandissima statura e di grandissima apertura. Avere un’orchestra così è un grande privilegio per qualsiasi territorio e se questo Paese investisse sulla cultura e sulla musica sarebbe un altro Paese”.
Mario Incudine, la tua musica popolare è diventata mainstream lo scorso anno con il singolo “Mio fratello” condiviso con Biagio Antonacci ma la dimensione resta comunque quella della musica popolare? “Il mio mondo è quello della world music, con una forte matrice popolare e l’utilizzo della lingua siciliane e anche il pezzo che è diventato mainstream pur essendo un cunto all’interno del brano di Biagio Antonacci ha mantenuto la sua identità. Io ho mantenuto il mio mondo e devo dire grazie a Biagio Antonacci che lo ha messo nel suo mondo pop facendo un mix esplosivo e bellissimo. Un pezzo di sud, un pezzo di Sicilia che è diventata la nuova cartolina di un sud che spera, che riesce ad essere propositivo e che per una volta non si piange addosso ma si riscatta”.
Il tema affrontato è sicuramente d’attualità, quello dei migranti, cantato anche qui a Matera con la tua musica siciliana: “Un tema importante, quello dei migranti, di ieri e di oggi, perchè le storie dei migranti sono storie antiche, partono dalla Bibbia, dall’Odissea. I miti dei classici sono permeati dalla storia dell’uomo che migra, che lascia una terra alla ricerca di un’altra terra. Noi raccontiamo queste storie che si assomigliano e così come oggi accogliamo i barconi a Lampedusa e nelle coste di Pozzallo e di Siracusa, così noi siciliani emigravamo e andavamo a lavorare o a morire in Belgio, nelle miniere di Marsinella, in America a fare grande un continente, pur mantenendo la nostra identità e la nostra dignità. Il flusso migratorio genera sempre comunità, umanità. Noi siamo un popolo ebraico, giudaico-cristiano, quindi fondato sull’accoglienza, sulla centralità dell’uomo, senza accoglienza non si può costruire futuro”.
Come nasce la collaborazione con l’Orchestra della Magna Grecia? “Nasce grazie alla sensibilità del grande Walter Sivilotti, un direttore molto conosciuto dell’Orchestra della Magna Grecia che mi ha proposto questo progetto. Piero Romano, direttore dell’Orchestra della Magna Grecia ha subito sposato questo incontro di culture, di suoni, perchè insieme all’Orchestra della Magna Grecia c’è la piccola orchestra popolare fatta di suoni come il flauto di canne, il friscaletto siciliano, l’organetto, la fisarmonica, il buzuki, la mandola, che creano un suono unico insieme ad archi, ottoni e legni dell’Orchestra della Magna Grecia, una collaborazione che mi sta dando grande vitalità, ha rivestito i miei pezzi di una veste nuova, grazie alla penna sapiente di Walter Sivilotti. Un esperimento che mette insieme il colto e il popolare facendolo diventare “world”, “powerful” e io sono molto soddisfatto di questa operazione”.
Cosa vuol dire presentare questo spettacolo a Matera capitale europea della cultura 2019? “Oggi fare questo spettacolo a Matera assume un valore assoluto. Matera capitale europea della cultura. Da sempre il sud ha avuto un ruolo centrale. Nonostante siamo stati considerati per anni una cultura subalterna per la prima volta dai Sassi di Matera, quindi dalla roccia, dalla pietra, che come diceva Italo Calvino basta sfiorarla per sentirne l’identità e la storia, da questa pietra ricostruiamo, ripartiamo e rilanciamo, perchè se il rilancio culturale parte dal sud e parte da Matera che non solo è capitale della cultura ma è un incubatore di eventi culturali di grandissimo rilievo evidentemente c’è ancora speranza per il futuro”
Michele Capolupo
Mario Incudine è cantante, attore teatrale e polistrumentista italiano. Esponente della musica popolare siciliana, ha collaborato al videoclip del singolo di Biagio Antonacci “Mio fratello”, per la regia di Gabriele Muccino con la partecipazione di Giuseppe e Rosario Fiorello.
Moni Ovadia è attore, cantante, musicista e scrittore italiano. Negli anni ’70 ha fondato il Gruppo Folk Internazionale. Si avvicina poi al teatro e al cinema, interpretando anche un musicista ebreo in “Caro diario” di Nanni Moretti. Filo conduttore dei suoi spettacoli e della sua vastissima produzione discografica e libraria è la tradizione composita e sfaccettata, il “vagabondaggio culturale e reale” proprio del popolo ebraico, di cui egli si sente figlio e rappresentante.
Annalisa Canfora per il teatro ha interpretato personaggi tratti da classici, ha partecipato alle fiction tv “Nati ieri” e “Medicina generale 2”. Collabora con il Teatro Stabile di Catania, con il Teatro Curci di Barletta e con ITACA International theatre Academy of the Adriatic. Dal 2017 è Direttore Artistico del Teatro Caffeina a Viterbo.
Valter Sivilotti è pianista, compositore e direttore d’orchestra. Le sue composizioni musicali, per la quali ha ricevuto prestigiosi premi, sono eseguite nei teatri di tutto il mondo. Ha lavorato scrivendo e arrangiando per i più noti artisti provenienti dal mondo della canzone d’autore tra cui Sergio Endrigo, Tosca, Ron, Elisa, Antonella Ruggiero.
La fotogallery del concerto “Parole di cartone” (foto www.SassiLive.it)