Dopo il debutto di domenica sera con Happy Birthday Beethoven nei Giardini del Museo Ridola il Matera Festival 2020 ha battezzato questa sera la suggestiva location estiva dei giardini di Alvino 1884 in occasione del concerto di Nino Buonocore in chiave jazz con l’Orchestra della Magna Grecia.
Un evento che pur rispettando le norme sulla sicurezza anticovid ha regalato al pubblico presente un’ora esatta di musica ed emozioni. Una serata magica resa possibile grazie all’entusiamo e alla creatività del direttore artistico Piero Romano, alla disponibilità dell’imprenditore Nicola Benedetto e al coraggio di tutti gli imprenditori che continuano a sostenere le rassegne musicali firmate Orchestra Ico Magna Grecia.
Il cantautore napoletano Nino Buonocore, diventato popolarissimo con il successo sanremese “Scrivimi”, ha ripercorso le tappe della sua carriera, costellata da altre grandi hit come “Rosanna”, “Un po’ di più”, “Una canzone d’amore” e ha interpretato alcuni dei più grandi successi della musica italiana d’autore e del jazz con i brani arrangiati dall’Orchestra della Magna Grecia diretta da Gianluca Podio.
Cantautore e compositore napoletano, Nino Buonocore a partire dagli anni ‘80 ha scritto diverse pagine della storia della musica italiana. Numerose collaborazioni con musicisti importanti lo hanno portato ad avvicinarsi al jazz e a duettare, nel 1988, con Chet Baker in una session di presentazione alla stampa dell’album “Una città tra le mani”. Con loro, una superband, composta da Nicola Stilo, Rino Zurzolo, Massimo Volpe, Peppe Sannino.
Tante le hit entrate nelle top ten delle classifiche italiane, la sua musica e le sue canzoni hanno di fatto accompagnato periodi di vita: “Scrivimi” su tutte; “Rosanna”, “Il Mandorlo”, “Boulevard”, per citarne altre, restano nell’immaginario di tutti, brillanti ritratti di donne e amori (apparentemente) semplici ci appartengono per come sono stati raccontati e per come li abbiamo immaginati, idilli di stagioni vissute intensamente – e qui si ritrovano nuove storie minimaliste e metafore che raccontano la quotidianità e gli angoli più stretti dell’anima, e che hanno fatto la fortuna di un cantautore rimasto sempre indiviso con la sua arte e il suo talento di compositore, alla ricerca mai fine a se stessa – dall’uso dell’acustica ai generi musicali più vari, con l’andamento jazz, swing e con i colori più nobili dei ritmi carioca. E se qualcuno, domani”, Rosanna, Tra le cose che ho, Colpa della pressione fisica, Così distratti, A chi tutto e a chi niente, Meglio così, Esercizi di stile, I treni di Agosto, Abitudini e Scrivimi. Questi i i brani eseguiti insieme con l’Orchestra della Magna Grecia selezionati da Nino Buonocore, che ha concesso anche un applauditissimo bis.
Michele Capolupo
Nino Buonocore racconta come sono nate le sue canzoni: “Io credo che chi scrive canzoni si riferisce sempre alla vita, che è così bella, varia e sorprendente. Noi siamo dei raccoglitori, delle spugne che assorbono e poi nel momento di sintesi creiamo queste piccole finestre sulla vita ma è la stessa vita che ci indica cosa dobbiamo scrivere”.
C’è una canzone che ha segnato la sua carriera? “Potrebbe essere Scrivimi o Rosanna ma io non amo le canzoni che mi danno notorietà, amo la canzone in cui mi sento più dentro, che appartiene a quello che forse non riuscirei a confessare in maniera alternativa rispetto alla canzone”.
A chi vuole fare musica cosa consiglia Nino Buonocore: “Di crederci tantissimo perchè come diceva Andy Wharol in cui per ognuno di noi ci sarà un momento di notorietà, per 10 minuti saremo famosi tutti, indistintamente. Ecco perchè bisogna saperli coglierli a volo e bisogna fornirsi di un buon equipaggiamento, perchè è fondamentale. Io non voglio dare consigli, i consigli li può dare un maestro, uno che conosce la vita, ma se oggi la vita mi sta sorprendendo che consigli potrei dare?
C’è un progetto al quale sta lavorando? “Ho lavorato ad un disco live. Dopo 11 dischi in studio mancava un disco live alla mia produzione e questo dodicesimo celebra anche questo modo di proporsi al pubblico in maniera più libera, forse perchè la discografia è in decadenza in questo momento. Il live rappresenta sempre un punto di arrivo per ogni artista e quindi anche per me lo è”.
Michele Capolupo
Nino Buonocore con l’Orchestra della Magna Grecia, con cui compie un breve tour fra Puglia e Basilicata. «Ho suonato di recente con la London Simphony – dice il cantautore napoletano – e, vi assicuro, non è una sviolinata, l’Orchestra della Magna Grecia non è da meno, anzi…». Applausi anche per il maestro Gianluca Podio, dieci anni insieme con Ennio Morricone, e il pianista Antonio Fresa, che ha offerto momenti straordinari coniugando la sua matrice jazz ai brani interpretati dal protagonista della serata che, in realtà, con gli arrangiamenti jazz flirtava da anni.
Orchestra e arrangiamenti jazz, dunque. Galeotto fu l’incontro con Chet Baker. «La mia scrittura è stata sempre molto vicina a questo mondo musicale, tanto che si può accostare tranquillamente a una tessitura jazzistica; diciamo che era il mio sogno nel cassetto, anche perché spesso ripeto che le fasi artistiche si dividono sicuramente in tre periodi, almeno questo è quanto accaduto a me: il primo, quando sei giovane, e vuoi “scassare” tutte cose, cominci da rock, un genera aggressivo; seconda fase, quella dello studio, cominci a moderare certi aspetti e pensare a un linguaggio e come rivolgerti al pubblico; terzo periodo, il più bello: ti senti libero da costrizioni e condizionamenti, fai praticamente solo quello che ti balena per la testa».
Lusingato o meno dalla richiesta di successi come “Scrivimi”, “Rosanna”, “Una canzone d’amore”. «Mai rinnegare le canzoni, i successi, che sono poi gli strumenti che consentono, più avanti, di scegliere liberamente cosa fare: continuare su quella strada o sterzare su altre strade; forse oggi le avrei riscritte diversamente, ma come faccio a rinnegare capitoli che hanno contribuito alla mia crescita, ma anche a rimediare a degli errori…».
Sentiamo quali errori sente di aver commesso, Buonocore. «Pensare, per esempio – dice Buonocore – che il Festival fosse un punto d’arrivo, e invece non è nemmeno un punto di partenza è una trasmissione televisiva, una kermesse, uno show come un altro, dove la canzone – che invece dovrebbe essere protagonista – viene messa all’angolo, perdendo quello che era il ruolo principale di una manifestazione che non a caso era considerata “Festival della canzone italiana”: la musica non richiede di essere spettacolarizzata, la musica è già uno spettacolo di suo, anche chitarra e voce…».
Come e quanto è intervenuto, allora, in chiave jazz nelle sue canzoni. «Non molto, la scrittura è assimilabile, è stato un percorso quasi naturale, anche grazie ai musicisti che hanno quella cultura e che mi hanno affiancato in questo progetto; credo sia stato un processo naturale, un lavoro già semplificato».
Ma Chet Baker, un supergruppo con Rino Zurzolo. «Il passaggio allo stadio jazz è arrivato in modo naturale, anche se mi sono tornati utili certi passaggi; premesso che tengo alla mia integrità di pensiero, non certamente statica – quella appartiene agli sciocchi – volevo però mantenere le ragioni che mi hanno avvicinato alla musica, cosa che ho sempre tutelato; mai imposizioni, solo felici incontri, anche di esperienze diverse, tanto che credo di avere preso, ma anche di avere dato negli incontri con i musicisti con i quali mi sono relazionato e mi riferisco a Rino, per esempio».
Non gli manca lo studio, chiudersi in sala di registrazione per scrivere e realizzare album. «E’ un periodo che lo studio mi sta molto stretto – conclude Buonocore – io che fra quelle quattro mura ci ho vissuto a lungo, io che ho cominciato a diciotto anni; mi sono stancato della musica autoreferenziale, oggi in qualche modo voglio dare, lanciare – se vogliamo – un boomerang perché mi faccia comprendere come questo mio modo di intendere la musica, mi torni indietro…».
Il video di Rosanna (SassiLive Tv)
Il video di Scrivimi (SassiLive Tv)
La fotogallery del concerto (foto www.SassiLive.it)