Paola Turci nei Sassi di Matera. In attesa di seguire venerdì sera il suo concerto in acustic session nella corte del Castello di Miglionico nell’ambito del festival Frequenze Mediterranee la cantautrice romana ha incontrato i suoi fans a Casa Cava, per presentare il suo ultimo libro “Mi amerò lo stesso” e il suo ultimo lavoro discografico “Io sono”. Ad accogliere Paola Turci per una intervista piuttosto informale l’ingegnere e musicista materano Antonio Nicoletti, da pochi giorni impegnato anche nello staff del sindaco Raffaello De Ruggieri.
Le prime parole di Paola Turci sono per Matera e per la location scelta dagli organizzatori per questo evento promozionale: “Questo posto mi fa battere il cuore, Matera è un luogo di meraviglia, di bellezza e sono felice di essere qui, in questa città straordinaria, unica al mondo e adesso a Casa Cava, un posto che mi crea dei sussulti emotivi”.
Dopo queste parole d’amore per Matera la cantautrice può rispondere alla prima domanda: “Una cantautrice che si scopre scrittrice, come è nata questa nuova esperienza?” Faccio una premessa. Nel 2007 mi hanno già chiesto di scrivere una biografia e ho rifiutato perchè ero convinta che fosse un esercizio di una noia mortale. Poi nel 2009 me l’hanno chiesto un’altra volta e io ho risposto che un biografia non l’avrei mai scritta ma avrei provato con un romanzo. Ho scoperto che mi piaceva moltissimo anche perchè quando ero piccola scrivevo poesie e piccoli racconti. Mi veniva facile raccontare una storia. In una intervista mi sono lasciata scappare questa notizia e la Rizzoli ha chiamato me e l’altra autrice, Eugenia Romanelli. E’ nato così il romanzo a quattro mani “Con te accanto”. Poi sono successe tante cose nella mia vita tra cui un matrimonio finito molto presto e così sentivo il bisogno di confessare quello che era accaduto nella mia vita, avevo la necessità di smascherarmi e non mi serviva l’analista. Nella mia vita ho fatto molti sbagli, molti errori ed era arrivato il momento di raccontare quello che mi è accaduto. Non è semplice mostrare l’aspetto fragile e vulnerabile di se stessi ma io ho deciso di farlo”. E’ nato così questo libro “Mi amerò lo stesso”, un viaggio autobiografico che ripercorre le tappe principali del percorso artistico e della vita privata di Paola Turci
“Nel libro parto dall’inizio e racconto il rapporto con la mia famiglia, con mia sorella, mia madre e mio padre, che è scomparso 5 mesi fa. Mio padre era un tipo molto simpatico. Per rendere l’idea vi posso dire che quando ho cantato per la prima volta a Sanremo tra le nuove proposte mio padre si era già montato la testa. Il giorno dopo ha raggiunto una stazione di servizio per fare benzina in compagnia di mio fratello, perchè ho anche un fratello…come direbbe mia madre. Al benzinaio mio padre ricordò che lui era il padre di Paola Turci. Il benzinaio rispose “e chi è” e a quel punto lui entrò in macchina senza dire nulla mentre mio fratello era sprofondato sotto il sedile…”
Nel libro Paola Turci racconta la sua fobia per il vomito, che si è materializzata anche in occasione di quel brutto incidente con l’auto. “In realtà ho paura del vomito da quando avevo sedici anni e per un anno e mezzo non ho mangiato neanche perchè temevo di vomitare. Questa paura è nata quando mia madre vomitò in barca per otto ore di seguito e da allora non mi ha più abbandonato nonostante i tentativi di risolvere il problema con i medici. Per farvi capire quanto era terribile la mia fobia quando ho fatto incidente e l’auto si è ribaltata mi sono ritrovata con i vetri dappertutto, anche nella gola, oltre a zampilli di sangue che schizzavano in orizzontale. In quel momento volevo tirar fuori i vetri dalla gola ma avevo paura di vomitare…per fortuna ce l’ho fatta”.
Nella sua autobiografia Paola Turci racconta l’esperienza nel mondo del volontariato con Emergency in Sudan, ad Haiti con la fondazione Francesca Rava e in Vietnam con un’altra piccola associazione.
Per un breve periodo della sua vita Paola Turci ha intercettato anche la dimensione spirituale, quella della fede e della sofferenza. Tutto è nato quando un’amica, la proprietaria dell’auto con cui ha fatto incidente le ha proposto di andare a Lourdes. Anche in questo caso c’è un aneddoto: “Dopo un anno e mezzo da quell’incidente la sua presenza mi procurava tensione e così ho deciso di non incontrarla più. A distanza di dodici anni e dopo un percorso di analisi ho ritrovato quella serenità nei confronti degli altri che mi mancava e così ho deciso di rivedere anche quell’amica, che dopo quindici giorni mi ha proposto di andare a Lourdes. Io ho accettato l’invito sapendo che poi alla fine avrei rinunciato con la scusa di un concerto. Ma quando lei mi ha chiamato dicendomi che aveva già prenotato i biglietti del viaggio e l’albergo non potevo più tirarmi indietro. E così siamo andati a Lourdes. Prima di raggiungere il Santuario ho trovato molto merchandising ma l’esperienza importante è arrivata quando ho incontrato storpi e paraplegici che ringraziavano Dio perchè dava loro la possibilità di vivere comunque la propria vita. L’esperienza religiosa è stata comunque una breve parentesi della mia vita”.
Torniamo alla musica, come è nato questo nuovo disco a distanza di 3 anni dal tuo precedente lavoro? “In proposito voglio ricordare quello che è accaduto a Sanremo ’89 quando sono andata a cantare con i big. Per la prima volta sono andata a cantare con la mia chitarra e i miei vestiti mentre nelle altre occasioni era il manager ha scegliere tutto per me, anche gli orecchini. Dico questo perchè rispetto al mio ultimo disco è cambiato tutto, il manager e la casa discografica. E per una cantante vuol dire cambiare famiglia, il padre e la madre. Questo disco è nato dopo aver abbandonato un altro progetto discografico. Mentre mi accingevo a scrivere sono venute fuori altre esigenze e così è nata una collaborazione importante con il produttore Federico Dragogna. In questo disco si ritrovano i miei successi rivisitati con sonorità elettroniche e tre inediti tra i quali il primo singolo Io sono scritto da Francesco Bianconi dei Baustelle. A fine agosto uscirà il secondo inedito “Questa non è una canzone” e credo che per fine anno uscirà l’album.
C’è un artista che Paola Turci stima particolarmente? “Sì, è Fink, un musicista che riesce come me a mischiare la musica elettronica con quella acustica, un artista con cui spero di poter collaborare per una nuova produzione”.
Cosa rappresenta Sanremo per Paola Turci? “Per me resta un’istituzione anche se negli ultimi anni il format si piega troppo alla televisione. Il 95% dei cantanti italiani diventano popolari grazie a Sanremo, quindi per me resta il palcoscenico per eccellenza della musica italiana”.
Una cantautrice raffinata ed elegante come Paola Turci non può lasciare Casa Cava senza provare la sua voce in un luogo dove l’acustica è perfetta e così grazie alla richiesta di un signore in sala conclude il suo incontro a Matera con una strofa e un ritornello del suo nuovo singolo “Io sono”. Un bel regalo per i suoi fans.
Michele Capolupo
La fotogallery dell’incontro con Paola Turci a Casa Cava (foto www.SassiLive.it)