Il 19 ottobre è stato presentato a Grassano, su iniziativa dell’Auser Grassano con il patrocinio dell’amministrazione Comunale, il progetto di ricerca antropologica “Canto Popolare di Tricarico”, riconosciuto dalla Regione Basilicata come Patrimonio Culturale immateriale, promosso dall’associazione di promozione sociale Planar e realizzato dallo studio Namias fotografia e informatica dei fratelli Giuseppe e Paolo Fedele, con la partecipazione della professoressa Antonietta Vizzuso, etnodemoantropologa esperta delle tradizioni popolari di Tricarico, e del Maestro Antonio Guastamacchia, cantore custode del cato popolare di tricarico, che si traduce nella produzione di cofanetto (DVD + CD + libretto ) che contiene il documentario, canti inediti della tradizione e tutti i contenuti del progetto. All’evento, moderato da Domenico Lostrangio, hanno partecipato tutti i promotori del progetto e l’antropologa dell’università degli studi della Basilicata dott.ssa Marina Berardi. Durante la presentazione è stato proiettato il documentario “canto Popolare” con conseguente discussione intervallata dagli intermezzi musicali a cura del Maestro Guastamacchia e i musicisti Antonio Miseo alla zampogna e Antonio Brienza alla fisarmonica, tutti di Tricarico. Dal dibattito è emerso che questo lavoro, che rappresenta una prima parte di un progetto molto più ampio che non è stato concluso per mancanza di fondi, è finalizzato ad evitare che la ricca tradizione orale del canto popolare scompaia, infatti Il lavoro di De Martino e degli altri antropologi ha generato la consapevolezza dell’importanza della musica per una ricostruzione della cultura popolare, ed a preservare sopratutto le melodie, poichè uno stesso testo poteva essere cantato con melodie diverse a seconda della situazione in cui ci si trovava e degli strumenti che si avevano a disposizione. Tale progetto si è basato sulla ricerca dei canti popolari di Tricarico che accompagnavano il ciclo di vita dell’uomo dalla culla alla morte, vi sono infatti ninne nanne, canti del lavoro, canti narrativi, quelli a rampogna, le varie “arie” d’amore, i capitoli (canti religiosi che raccontano la vita di un santo, di Gesù, della Madonna) e i lamenti funebri. A Tricarico si siano conservati soprattutto quelli legati al Carnevale, forse per via delle serenate, connesse a loro volta al tradizionale allevamento del maiale e alla sua ‘uccisione’, pratica antichissima e tuttora in uso (anche se in minor misura) in questo centro lucano dall’economia agro-pastorale. Fondamentale per la riuscita di questo progetto è stato il contributo dell’artista Antonio Guastamacchia che ha partecipato alla ricerca delle canzoni individuando anche gli informatori presenti a Tricarico che intervistati hanno contribuito a individuare i brani e le melodie, nonché interprete del documentario e di alcune tracce registrate. Egli stesso può essere considerato un informatore in quanto riesce a trasmettere le emozioni dei canti popolari Tricaricesi, essendo cresciuto con la terra, assaporando i suoi colori, i suoi odori, i suoi cambiamenti al ritmo delle stagioni; canti che ha appreso ascoltando il padre cantore e portatore di serenate. Egli Ha affermato più volte che canta perchè ama cantare, sin da piccolo ha sentito sempre cantare, e per evitare che le canzoni e le melodie della tradizione popolare Tricaricese vengano perse. In conclusione anche a seguito dei saluti del presidente Pinuccio Vignola è emerso che non c’è futuro se non si conosce il passato ed è una corsa contro il tempo poichè gli ultimi depositari della tradizione orale per motivi anagrafici ci possono lasciare in qualsiasi momento. l’evento è stato molto apprezzato dal numeroso pubblico presente, in particolare è piaciuto molto l’intervento della dottoressa Berardi che ha spiegato il progetto e offerto molti spunti interessanti per il prosieguo dello stesso.
Ott 21