Sabato 26 ottobre 2019 alle ore 18 nel complesso Le Monacelle in via Riscatto a Matera si terrà la presentazione del libro “La cura sono io” (Minerva), che Maria Teresa Ferrari ha realizzato con l’illustratrice Valentina D’Andrea, a seguito di un percorso comune di malattia che le ha viste entrambe impegnate a lottare.
A introdurle saranno Imma Brucoli, oncologa e presidente Inner Wheel Matera, Marina Susi, oncologa e presidente della LILT Matera, e Chiara Caliceti, direttore generale DOC-COM, che presenterà la Spesa Rosa che è stata inaugurata proprio a Matera in questo Ottobre Rosa, prima di essere estesa nei supermercati di tutta Italia, il prossimo marzo.
Sempre alle Monacelle, domenica 28 ottobre, alle ore 20, a conclusione della rassegna dedicata a “Prevenzione e Benessere”, promossa da LILT e Inner Wheel, è in programma un concerto con arie d’opera di Bellini, Donizetti, Rossini e Verdi, eseguite dalla soprano Angelica Di Santo e dal tenore Stefano Colucci con Romolo Saccomanni al pianoforte.
Il libro – manifesto illustrato “La Cura sono Io. Per vivere ho bisogno di me” (Edizioni Minerva) nasce da un percorso di malattia che le due autrici, Maria Teresa Ferrari e Valentina D’Andrea, hanno vissuto in questi anni.
Entrambe utilizzano da sempre nella loro attività la creatività come risorsa ed energia e ad essa si sono affidate anche in questo libro, unendo i loro linguaggi per raccontare alle donne il proprio viaggio-esperienza “straordinario”.
Trasformando il pensiero nel fare creativo, che le ha aiutate a superare la malattia, hanno trasferito in queste pagine la loro voglia di vita, il desiderio di tornare a sorridere, di abbracciarsi, di vedere oltre.
La creatività è la capacità di trascendere l’ordinario, di pensare fuori dagli schemi, di esprimersi con parole nuove per superare il malessere psichico cui le prove della vita ci sottopongono.
“Spesso pensiamo alla creatività come se fosse limitata alla sfera artistica, – spiegano le autrici – ma è un elemento necessario in tutti gli ambiti della vita. Non è mai tardi per attingere dentro di sé a questa fonte capace sempre di sorprenderci”.
Parola e “disegnopensiero” si integrano nelle pagine del libro, arricchito dai testi di Eliana Liotta e Eugenio Borgna, che invitano ogni donna a fare questo viaggio-esperienza ascoltando le “voci” di dodici muse, che abitano dentro un pensiero, ritratte nell’esatto momento in cui hanno la consapevolezza che qualcosa è cambiato.Sospese in uno spazio mentale, psicologico, stanno per riappropriarsi della loro normalità, quotidianità, quasi gioia ma ancora cammino. Un cammino, raccontato da Maria Teresa Ferrari, ricco di emozioni dalle diverse sfumature, di storie che si “chiamano” a vicenda e raccontano di cuore e di anima.
Queste pagine ci raccontano della voglia che le donne hanno di vivere meglio, di illuminarsi di più, di ascoltarsi a tutte le ore, di correre ad abbracciarsi, di sentire il proprio corpo come il luogo che le protegge. Riflessione, determinazione, consapevolezza le accompagna in questa strada irta che, se affrontata con la scintilla della creatività, trova nuove risorse nell’anima primaria, luminosa, che rimane sempre intatta sotto l’anima assediata.
“La Cura sono Io” è l’hashtag con cui Maria Teresa Ferrari comunicava, e lo fa tuttora, il suo “sentire” alla vasta community che la seguiva su Facebook, mentre attraversava i vari momenti della malattia oncologica. Ha lo stesso nome l’associazione culturale che ha fondato nel 2017 con l’obiettivo di “Progettare bellezza, nonostante”. “In quei giorni travagliati – spiega la scrittrice – ho capito che la soluzione sarebbe stata diventare io stessa artefice della mia guarigione. Mi sono detta ‘La cura sono io. Sì, la cura. Dentro e fuori.’ Decisi che sarei partita dalla testa, perché è lì che nasce la volontà di volersi bene, ancora di più quando sai che vivrai la sua improvvisa nudità causata dalle chemio”. E nella testa hanno preso vita dei “copripensieri”, copricapi simbolo dell’amore in azione, portatori di un messaggio di benessere, rinascita, speranza.
Valentina D’Andrea, scenografa ed illustratrice, inventa “Officina di Fantadesign”, uno spazio che si occupa di arte, moda, design, mettendo a dialogare più materiali all’interno della stessa funzione. Creatività, ricerca, sperimentazione, contaminazione sono le sue parole chiave. Le piace raccontare scegliendo frasi e parole da un suo vocabolario mentale, fatto di neologismi, di “fanta-parole”. Dal 2014 si dedica al progetto di un laboratorio sociale, “Donne che nutrono il mondo”, “uno spazio – precisa l’autrice – in cui creatività e manualità diventano linguaggi rigeneranti per superare situazioni di fragilità e sofferenza attraverso il lavoro nato da progetti di inclusione”.
Insieme hanno dato vita a un “manifesto” che, con le sue dodici muse, scuote, libera, esorta, stimola le donne che stanno ritrovando la propria forza, che nutrono la speranza di poter tirare fuori in modo nuovo e più significativo le virtù che l’energia femminile possiede. Perché in tutte le donne esiste una forza invisibile che le spinge verso la salvezza, verso la ricostruzione di qualsiasi integrità spezzata. “State con voi stessi, scoprite questa risorsa, nutritela, vi svelerà una parte inedita di voi” sembrano ribadire le autrici.
Facendo loro l’invito di Albert Einstein, “La creatività è contagiosa. Trasmettila.”, le autrici presenteranno questo libro in modo nuovo ed originale. Naturalmente creativo. Le immagini del libro hanno infatti ispirato “il manifesto” de La Cura sono Io, il calendario che contiene il tempo da dedicare a se stessi e i “disegnipensiero” segnalibri.
Biografia Maria Teresa Ferrari
Maria Teresa Ferrari è scrittrice e curatrice culturale. Tra le massime esperte dell’arte di
Dino Buzzati, dedica dai primi anni Novanta studi, saggi, cataloghi, mostre allo scrittore e giornalista concentrandosi sulla sua attività di pittore. Attenta da sempre al mondo femminile, ha ideato nel 2011 il progetto “MADRI. All’origine del coraggio” che narra l’anima forte e coraggiosa delle donne. Maria Teresa a 50 anni scopre di avere un cancro; nessuna guerra, ma al contrario più vita, tenacia e sorriso. Da subito lancia in rete il suo “credo”, La Cura sono Io, oggi omonima associazione culturale, che vuole “progettare bellezza, nonostante”, oltre a una originale linea di copripensieri, “Cappelli ad arte”, destinati a tutte le donne, non solo a quelle colpite dall’alopecia. Assieme a Maria Grazia Cucinotta ha conseguito nel 2017 il prestigioso Premio Victoria, promosso da Procter & Gamble nell’ambito della quarta edizione de “Il tempo delle donne”, festa-festival del Corriere della Sera. Un premio dedicato alle donne over 50 che hanno avuto il coraggio di riprendere in mano la propria vita riprogettandola. Tra le numerose pubblicazioni realizzate: Buzzati 1969: il laboratorio di Poema a fumetti (Mazzotta), Buzzati racconta: storie disegnate e dipinte (Electa), Ascoltare gli sguardi (Ancora), L’Arena Casarini. Pino Casarini, il mago (Minerva).
Biografia Valentina D’Andrea
Valentina D’Andrea, scenografa ed illustratrice, inventa nel 1999 “Officina di Fantadesign”, uno spazio che si occupa di arte, moda, design, mettendo a dialogare più materiali all’interno della stessa funzione. Creatività, ricerca, sperimentazione, contaminazione sono le sue parole chiave; lavora su prodotti e progetti investendo in immaginazione. Le piace raccontare le sue cose scegliendo frasi e parole da un vocabolario mentale, fatto di neologismi “fanta-parole”. Progetta i concept creativi degli eventi relativi a
sm-artlab, un incubatore di creatività pugliese che diffonde passioni artigianali ed esperienze progettuali in Italia e all’estero. Le piace muovere creatività in ambienti diversi – salotti privati, banche, gate di aeroporti, musei – facendo affiorare la sua formazione da scenografa attraverso allestimenti magici e fugaci.
Le sue autoproduzioni sono in vendita nei book-shop dei musei più importanti italiani.
Dal 2014 si dedica al progetto di un laboratorio sociale, “Donne che nutrono il mondo”, dove creatività e manualità diventano linguaggi rigeneranti per superare situazioni di fragilità e sofferenza attraverso il lavoro generato da progetti di inclusione.