Cinzia Clemente ha seguito nel pomeriggio per SassiLive le conferenze stampa organizzate nella sala stampa Lucio Dalla di due dei ventinove artisti in gara al 75° festival di Sanremo, quelle di Giorgia e Serena Brancale.
Le riportiamo di seguito
Giorgia e la sua paura trasformata in coraggio
Giorgia esordisce raccontandoci che dal 13 giugno partirà il suo tour con date speciali, per celebrare i 30 anni di “Come saprei”; per la serata delle cover una partner d’eccezione come Annalisa, un legame nato dopo aver cantato insieme proprio quel brano, con il quale iniziò a cantare da bambina. Un’amicizia che coronerà un momento insieme con “Skyfall” di Adele, per la serata duetti.
Nel testo del brano in gara ricorre spesso la parola “paura”, un sentimento che Giorgia conosce bene: “La paura mi accompagna da tutta la vita. Sono una paurosa, ma mi ha insegnato a essere coraggiosa. Nel lavoro ho avuto spesso paura di sbagliare, ho avuto paura di cantare, ma mi sono ricostruita. Ho imparato che la paura è preziosa se usata per crescere”. E proprio il palco dell’Ariston è stato un banco di prova importante: “Avevo l’ansia di essere all’altezza di quello che il pubblico si aspetta. Arrivare dopo trent’anni nuovamente in gara a Sanremo è stato indispensabile per dirmi chi sono. Ma alla fine della canzone, la paura si è dissolta. Cantare deve essere un atto di amore per sé e per gli altri”. Tra le ispirazioni che hanno accompagnato la sua carriera, Giorgia ha citato Lucio Dalla: “Quando mi è arrivato il pezzo su cui abbiamo lavorato, quella parte in cui dice ‘quegli occhi che fanno da luna’ mi ha ricordato Lucio Dalla. Quando l’ho detto a Blanco, lui era inconsapevole. Un pochino l’abbiamo cambiata, ma la volevo tenere perché mi sembrava stupenda. Nel 1995 Lucio voleva darmi un pezzo, gli ho dovuto dire di no ma Pippo Baudo mi aveva detto che andava bene così”. “E’ molto bello rendersi conto che dei giovani, come Blanco e Michelangelo, abbiano involontarie ispirazioni da autori come Dalla, e in un certo senso è un omaggio a lui.” Guardando al passato, Giorgia riflette sulla sé stessa di Come Saprei: “Ero molto timida, mi vergognavo. Ero sicura solo nella musica. Le direi di godersi di più la vita e le cose. Non l’ho gustato abbastanza. Ma è stata brava a mantenere intatta la scintilla della musica. Se mi avessero detto che dopo trent’anni sarei stata ancora qui, non ci avrei creduto”. Quanto a una possibile conduzione del Festival, risponde con sincerità: “È un impegno enorme, non so se avrei il coraggio. Però sarebbe un Festival senza scale, per amore di tutti quelli che cantano, soprattutto con i tacchi!”. Il brano che Giorgia propone al Festival è “La cura per me”.
Serena Brancale:”Se dovessi definirmi come cibo, sarei orecchiette al ragù”.
Dal jazz a nuovi mondi musicali da esplorare: “Mi sono scrollata di dosso un sacco di sovrastrutture – spiega in conferenza stampa -. Sono ancora una cantante jazz, ma oggi voglio essere più legata a ritmi folk, voglio legarmi di più alla terra, giocare col dialetto. Domani nella serata cover canterò in spagnolo, perché non faccio la cantante, faccio arte, ed è molto di più, sono libera di fare quello che voglio”. Con lei sul palco ci sarà un’altra pugliese, Alessandra Amoroso, con la quale canterà ‘If I ain’t got you’ di Alicia Keys. “Abbiamo fatto una prova ed è stato incredibile, sembravamo unite da sempre anche se ci siamo conosciute per questa occasione. Sono contenta di averla conosciuta, ci siamo abbracciate ed è stata la prima persona a scrivermi un messaggio martedì mattina. Per unire due voci bisogna guardarsi negli occhi ed entrare nella sfera emotiva dell’altra”. “Se dovessi paragonarmi a un piatto di cucina sarei un’orecchietta al ragù, di quello cotto a fuoco lento, che ci metti una vita a farlo – scherza ancora l’artista -. Ci ho messo un po’ di tempo a capire cosa mi piace trasmettere con la musica, sto vivendo una fase di libertà e leggerezza”. La sua vena musicale è condivisa con la sorella Nicole Brancale, insegnante di pianoforte al conservatorio, che dirige l’orchestra al Festival e che vuole essere chiamata ‘Maestro’: “La scelta di averla con me arriva da un desiderio di mia madre, che voleva le sue ragazze sul palco”. “Voglio godermi questo momento, voglio giocare con il ritmo perché mi appartiene, la mia mamma aveva origini venezuelane. Il mio prossimo desiderio è anche tornare a mettere su un repertorio di ballade, come un po’ ha fatto Adele nei teatri, cantando con le orchestre. E’ una cosa che ho lì… ma ora è il momento di ‘Anema e core’.” “La mia vittoria è essere qui – afferma ancora la cantante – lo vedevo come una cosa troppo difficile tornare” nel 2015 era fra le nuove proposte. Se dovessi vincere dedicherei il successo alla mia famiglia, che mi ha sempre supportata e sostenuta in questo mestiere. Ci sono tanti che non capiscono quanto sia importante fare questo lavoro. Ho avuto due genitori che mi hanno fatto ascoltare tanta musica, col sorriso: quando hanno capito che volevo fare questo sono stati i primi a spingermi a fare questo, e a farmi studiare nelle migliori scuole”. Accompagnandosi con una tastierina poi ha intonato “Anema e core” in una versione molto intima, per poi sfociare ne “La Zia”, quel brano che ha composto come risposta ad un dissing di una rapper barese, Miss Fritty, che la provocò dopo il famoso “baccalà”.