Parola d’ordine: esorcizzare la crisi con gli spettacoli. Di qualsiasi genere – sagre (anche le più creative e senza alcun collegamento con prodotti locali e con la tradizione), feste patronali e di quartiere, eventi (ben vengano quelli commerciali), festival – purchè attraggano gente e costituiscano occasione e opportunità per rinsaldare l’orgoglio di appartenenza ad una comunità. La stagione estiva degli spettacoli è in pieno svolgimento ed in attesa dell’insediamento dell’Osservatorio Regionale dello Spettacolo (previsto dal lontano 2010) il C.S. Thalia assume come punto di riferimento la statistica SIAE.
Prima tendenza: il calo di spesa c’è e si tocca con mano ma gli eventi in numero e giornate aumentano e non diminuiscono. Gli unici dati ufficiali della SIAE in Basilicata risalgono allo scorso anno: per l’attività di “ballo e concertini” il fatturato dichiarato è di 3,4 milioni di euro con un’evidente differenzazione provinciale perché nel Materano tocca 2,7 milioni di euro (contro 455 mila euro nel 2011) e nel Potentino poco più di 700 mila euro (contro i precedenti 831 mila). Dunque si è speso di più in provincia di Matera, nonostante il numero decisamente minore di eventi rispetto alla provincia di Potenza. Quanto ai biglietti staccati, in Basilicata, complessivamente, l’attività concertistica nel 2012 tocca quota117 mila di euro contro i 115 mila dell’anno precedente; al cinema i paganti al botteghino producono un giro di 1,6 milioni di euro contro 1,046 e per il teatro 415 mila euro contro 215 mila.
Per comprendere meglio le nuove dinamiche e tastare il “polso” il Centro Studi Turistici Thalia si affida a chi come Mario Bellitti, ideatore del Festival di Potenza, da oltre 30 anni organizza feste di piazza. Ci sono due livelli secondo me da considerare in questa crisi: il primo – sostiene Bellitti – è la crisi generale che il nostro Paese sta attraversando da circa un anno e mezzo, il secondo riguarda il nostro sistema spettacoli, che ormai non regge più perché gli enti istituzionali (Comuni, Province, Regione), che un tempo facevano rete, ora non hanno la forza, il peso finanziario, la volontà di intervenire.
Il dato – precisa il patron del Festival e promoter di spettacolo – si spiega con la riduzione media della spesa per ciascuno spettacolo. Questo significa che i Comitati festa, le Pro-Loco, le associazioni, i Comuni, ecc. non rinunciano alle feste di piazza o in locali, solo che sono molto più attenti al portafoglio. Quindi se fino a qualche anno fa per una sola serata di spettacolo si spendevano anche 15-20 mila euro per il cachet del cantante noto o del gruppo musicale molto richiesto, già dalla scorsa stagione estiva si spendono anche solo 3-5 mila euro. Una contrazione di spesa che per quest’estate è già evidente. La questione per chi svolge quest’attività è di indirizzare i sempre più magri budget verso spettacoli che non perdino di qualità artistica e che attraggano comunque tutti i target (giovani, anziani, donne, ecc.) Non è facile – dice Bellitti – e tanto meno esiste una formula magica, ma dobbiamo provarci invitando ancora una volta chi organizza spettacoli ad affidarsi a professionisti e non ad improvvisati ed improbabili impresari con il risultato di pagare il cachet di un noto artista anche del 20-30% in più del dovuto. E poi personalmente punto molto sul “fattore orgoglio”: ogni comitato festa ci tiene a fare bella figura perché in uno-due giorni tutto il paese, la contrada, il quartiere si ritrova unito.
Infine l’appello alla Regione Basilicata: vorremmo che l’Osservatorio Regionale dello Spettacolo diventasse al più presto operativo per monitorare un settore in forte evoluzione e soprattutto per sostenere le scelte politiche di
finanziamento di eventi che in molti casi godono di una sorta di corsia preferenziale rispetto ad altri. E poi chiediamo di dare attuazione alla legge di incentivi sullo spettacolo dal vivo più volte promessa perché questo genere di spettacolo dà lavoro ad artisti, tecnici, operatori e garantisce la qualità artistica.
Per il C.S. Thalia il neo ministro Bray dovrà occuparsi, fra le tante questioni urgenti, anche del settore spettacoli, partendo magari proprio dal disegno di legge sul teatro che era stato presentato a fine 2012. Prevedeva, tra le altre cose, che gli Stabili dovessero lavorare di più sul territorio, che non ci potesse essere un mandato se non triennale e rinnovabile una sola volta, che i finanziamenti fossero triennali, che le direzioni artistiche dovessero essere date a organizzatori e non a registi che fanno solo i propri spettacoli. Insomma, potrebbe essere un buon punto di partenza per ricominciare a far vivere e a dare speranza a chi da anni lavora con passione e professionalità.
Giu 30