Il contrabbassista lucano Giuseppe Venezia, direttore artistico del Basilijazz, in questi giorni è impegnato negli Stati Uniti d’America nella presentazione dell’album “Infinity”, pubblicato dall’etichetta Skidoo Records e realizzato a seguito del tour svolto, insieme al giovane pianista americano Emmet Cohen, una delle “stelle nascenti” del panorama jazzistico newyorkese ed Elio Coppola, batterista napoletano, tra i musicisti più attivi della scena del jazz italiana, tra il 4 e il 16 marzo scorso, in giro per l’Italia. Durante queste esibizioni i tre hanno proposto un progetto musicale costituito da standards del jazz, riarrangiati da loro e composizioni originali.
“Questo tour americano sta andando davvero bene – ha affermato Giuseppe Venezia – oramai il trio è davvero affiatato ed è sempre bello suonare insieme. Tuttavia devo ammettere che presentare ‘Infinity’ negli USA è davvero emozionante. Ci siamo esibiti in prestigiosi locali tra cui lo Showmans ad Harlem, il Trumpets nel New Jersey e nel Guggenheim di New York, uno dei musei più belli del mondo”.
Durante le esibizioni i tre suonano i brani contenuti nell’album, proponendo alle volte qualche momento particolare. Al Trumpet, per citarne uno, insieme ai tre, si è esibito, come special guest, anche il giovane cantante italiano Walter Ricci, oramai una delle più belle voci del panorama jazz nazionale. Giuseppe Venezia, Emmet Cohen ed Elio Coppola continueranno il tour, fermandosi da domani e fino a giovedì 7 novembre, al Measure – Langham Place, elegante salotto jazz situato sulla Fifth Avenue, nel cuore della grande mela.
“Sono tanti gli aspetti fantastici di essere qui a New York, innanzitutto suonare con il mio trio qui dove è nato il jazz e dove tuttora lo si crea per davvero. Avere poi la possibilità di confrontarsi con i musicisti americani è davvero stimolante e credo sia una forma di crescita notevole. Qui il jazz ha un altro sapore”.
Per via delle difficoltà di trasporto del contrabbasso, le cui dimensioni sono notevoli, in America, Venezia ne sta utilizzando uno prestatogli da un importante jazzista americano, Pat O’leary.
“Non è assolutamente facile trasportare in aereo il contrabbasso e per di più è rischioso. Uno strumento così grande e delicato potrebbe subire grossi danni se non è protetto per bene. Ciò nonostante sono fortunato, perchè qui ho tanti amici e colleghi che si sono messi a disposizione nel
prestarmi uno strumento da poter usare durante la mia permanenza.Durante il tour sto usando un bellissimo contrabbasso prestatomi da un grande musicista, Pat O’leary che è stato per tanti anni il bassista della Big Band di Lionel Hampton”.
Nov 03