Per “celebrare” i 75 anni di Mina (oggi 25 marzo), che da quasi metà della sua vita, (dal 23 agosto 1978, data del suo ultimo concerto), non si esibisce in pubblico, Tullio Pizzorno è un testimone d’eccezione, autore di una ventina di canzoni di Mina e collaboratore del nuovo progetto del Festival di Potenza, secondo il nuovo format voluto dal direttore artistico Mario Bellitti di evento di spettacolo per 80 tv di tutt’Italia e laboratorio di sperimentazione di generi di contaminazione musicale. Pizzorno, musicista completo, voce calda che dà emozioni, non è forse noto al grande pubblico, ma il suo lavoro certosino di cantautore, di autore e compositore, lo sta premiando con risultati prestigiosi e collaborazioni con grossi calibri della musica internazionale con cui sperimentare su tutti Niels Lan Doky. Ha scritto canzoni per Mina, (Di vista, Musica per lui e La fretta nel vestito, ecc.) che sono state incise nei suoi album Pappa di latte (1995), Cremona (1996) e Bula Bula (2005), dove viene messa in evidenza la sua anima jazz. Una collaborazione – racconta l’artista casertano – nata proprio da una delle sue mille anime, forse quella più funk-jazz, che l’ha portata a individuare nei miei lavori questa incredibile identificazione. Mina mi telefonò personalmente quattro anni dopo il mio invio di una cassetta; stentavo a credere alle mie orecchie, ma poi mi lesse i titoli di alcuni brani contenuti sul nastro, quindi solo la vera Mina poteva esserne a conoscenza e doveva essere per forza lei. Da lì nacque tutto; mi disse espressamente che le piaceva il mio mondo musicale e mi chiese altro materiale; quindi iniziammo a lavorare. E’ curioso come a tutt’oggi le canzoni per le quali mi aveva telefonato, che erano sul primo nastro, non le abbia ancora incise. In totale comunque attualmente “possiede” circa una ventina di mie canzoni. Essere stato finalmente capito musicalmente da una come lei – continua Tullio – mi dà la giusta dose di grinta per continuare. Ho ricevuto molti complimenti anche da suo figlio Massimiliano, anche lui una persona squisita con il quale il rapporto artistico è continuato. Riuscire ad affermarsi in questo tipo di ambiente non è facile, non si concede molta attenzione ad un genere come il mio…molti, per “sfondare”, accettano magari compromessi; io provo ad essere me stesso. C’è una parte del testo molto significativa, quando dico “new wave, o funk, o jazz, la musica italiana triste…”questo slogan è piaciuto molto a Mina che è d’accordo con me…penso non si debba aggiungere altro.”. La soddisfazione più grande? “Vedere Mina, che nell’interpretare il mio pezzo, cerca di riprendere la mia linea melodica di canto nel modo in cui faccio io, e poi il fatto che abbia apprezzato un ritornello in tempi dispari di cinque ottavi, un ritornello non di facile esecuzione, ma si sa, Mina è grande…”. E il legame speciale con Mina è un filo “rouge” che porta al carisma. Proprio quello che dà il titolo al suo sesto e ultimo album personale (lo scrive con la h, “Charisma”). Tullio tira fuori il linguaggio musicale più maturo ed intimistico intriso di attualità e sentimenti che è diretto. Una sorta di rap di classe, nel senso che la ricercatezza delle parole e delle melodie ne fanno un risultato unico e di qualità per orecchie fini. La prova più forte è la canzone che dà il nome al Cd. Charisma – canta Tullio – è “il dono in più. E’ un riflettore. Una siringa di buonumore… E anche se hai ragione, per la gente se tu non hai carisma non hai niente…” Poi in Back to basics racconta che “nelle mura di San Pietro ci sarà chi parlerà di Emanuela” e che “fa l’inchino di carriera il capitano della nave da crociera” e nel “nostro made in Italy” canta della “mozzarella e vino di bustina fatti senza bufala e cantina”. Ma c’è spazio anche per l’amoresagerato. Sentimenti, fatti, ricordi, sensazioni, colori, emozioni miscelati in un frullatore. Pizzorno preferisce definirsi “un autore che canta”. E’ decisamente un artista fuori dal comune, e certo non catalogabile nel massificato panorama dell’ industria discografica. L’atmosfera musicale che crea è a volte funky, a volte intimistica, a volte jazz. Anche i testi che scrive sono connotati da “immagini letterarie” evocative e dirette (ed è difficilissimo usare parole semplici), rispetto ai canoni attuali della canzone “commerciale”, oggi così tanto infarcita di ermetismo e astrazione e comunque da consumare in fretta. Per lui non c’è fretta: le canzoni si ascoltano e si rielaborano nella mente senza illudersi di poterle canticchiare. La sua è una carriera sostenuta da una nicchia di appassionati, soprattutto all’estero (in Giappone esistono numerosi fans). Di lui si è occupato uno dei maggiori scrittori di thriller degli Usa Brian Freeman facendolo diventare famoso al grande pubblico dei lettori per un romanzo in cui nella trama c’è la musica di Tullio. E con Mario Bellitti sta preparando una “bella sorpresa” in occasione dell’evento Club San Marco Premia a Rionero per l’11 aprile prossimo. Senza svelare nulla, sarà più che un bis della performance artistica Bellitti-Pizzorno dell’ultima edizione del Festival di Potenza sul palco del Conservatorio.
Mar 26