Vladimiur Luxuria, già protagonista nel 2004 con uno spettacolo portato in scena dall’associazione La Mela di Odessa, è ritornata a Matera questa volta in compagnia di Maria Luisa Santella, Daniele Russo e Timothy Martin per “rispolverare” una commedia scritta 38 anni fa da Giuseppe Patrioni Griffi e dedicata ai temi dell’omossessualità e del razzismo, due condizioni che hanno sempre condotto alla solitudine. E’ ambientata in un “basso” di Napoli ma a distanza di tanti anni poco è cambiato rispetto ad allora. Prima di emozionare il pubblico che ha scelto di assistere allo spettacolo, gli attori rispondono alle domande dei giornalisti e del pubblico nella conferenza stampa “allargata” prevista nel foyer del DUni. “Sono emozionato – confessa Luxuria – perchè arrivo dai Sassi. Non li avevo mai visti e sinceramente sono rimasta molto affascinata. Sullo spettacolo posso dire che è stato Daniele Russo ha caldeggiare il mio ruolo per Mariacallas. Il tema principale che affrontiamo in questa commedia è quello della solitudine, figlia delle discriminazioni sociali determinate dalla condizione in cui si trova un individuo. Maria Luisa Santella è Violante, una donna che dopo aver fatto la prostituta deve fare i conti con la solitudine determinata dalla povertà. Ora si arrangia in un posto squallido che affitta per tirare a campare. Timothy Martin è Byron, figura nella quale la solitudine è legata alla sua condizione razziale. Io sono invece Mariacallas, un travestito napoletano che subisce una discriminazione di tipo sociale. La scena si svolge nella notte di Capodanno, quando tutti si preparano a festeggiare l’arrivo dell’anno nuovo. Nel basso invece c’è poco da festeggiare perchè la solitudine domina la scena. Nel basso arriverà Fred, interpretato da Daniele Russo. Fred è gay, arriva da un piccolo paese dove nessuno conosce i suoi gusti sessuali ma una volta arrivato a Napoli ne combina di cotte e di crude, come l’autore di questa commedia Giuseppe Patrioni Griffi o Pier Paolo Pasolini. Il basso diventa così un bunker quando a mezzanotte scatta la festa con i fuochi d’artificio e il lancio di cose vecchie dai balconi, un’usanza che è andata avanti sino agli anni ottanta in tutte le città del Sud. La scena diventa una guerriglia ma a fare la guerra ai poveri disgraziati è la città di Napoli. In questa commedia si ride ma c’è un comicità trappola che rende amara la nostra solitudine. E’ uno spettacolo di emozioni, che ho definito come dei dolci pugni allo stomaco.” Daniele Russo confessa una curiosità: “Quando abbiamo pensato a questo lavoro era scoppiato il caso Marrazzo, una vicenda che ha confermato quanto affermiamo in questa commedia. Rispetto a quarant’anni fa non è cambiato nulla perchè c’è ancora troppa distanza da persone di colore o che hanno gusti sessuali diversi.” Maria Luisa Santella ha sottolineato invece l’unicità di uno spettacolo teatrale. “Nell’era virtuale il teatro è l’unico spettacolo nel quale c’è un rapporto dal vivo con il pubblico. Nemmeno ai concerti si respira questa sensazione, perchè oltre ai musicisti si fa un uso esagerato della tecnologia attraverso grandi schermi digitali.
A Vladimi Luxuria chiediamo come ha vissuto due esperienze parallele a quella dell’attrice di teatro: la partecipazione all’Isola dei Famosi 6, reality che ha vinto battendo in finale Belen Rodriguez e la sua vita parlamentare prima del ritorno di Berlusconi con il governo Prodi. “La tv è un mezzo in cui cerchi di di dire le cose in cui credi. Come ha detto anche Maria Luisa Santella il teatro ti permette di emozionare anche perchè i tempi sono sicuramente più lunghi. Sicuramente il reality mi ha dato un sacco di soldi… Per quanto riguarda la mia esperienza in Parlamento posso dire che nei due anni di lavoro non ho fatto mai risse o sceneggiata, cercando sempre di affermare i valori per i quali la gente mi aveva votato. Da parlamentere ho cercato di dare speranze prima dell’avvento di questo governo che ha risolto tutti i problemi…” Vladimir Luxuria, Maria Luisa Santella, Daniele Russo e Timothy Martin sviluppano la commedia tragicomica come una partita di calcio, in due tempi da 45′ minuti. La scenografia rispecchia fedelmente uno spaccato della Napoli più povera degli anni settanta e il linguaggio piuttosto volgare è la strada obbligata per guardare in faccia la dura realtà dei nostri tempi, dove omossessualità, razzismo e povertà sono sempre argomenti spinosi (per usare un eufemismo) per tutti.
Michele Capolupo
La fotogallery dedicata allo spettacolo “Persone naturali e strafottenti”
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