Sabato 11 aprile presso Casa d’Imperio in via D’Addozio, nel cuore del Sasso Barisano si inaugura la nuova mostra di Mario D’Imperio: un analisi della passione, come dolore, impulso e piacere, nel suo tragico rapporto tra amore e rigenerazione.
Intervengono: Giovanni Caserta (scrittore-saggista) e Savino Mastropasqua (neonatologo-analista transazionale)
La mostra sarà aperta dall’11 al 26 aprile 2009 presso Casa d’Imperio in via D’Addozio 39, Sasso Barisano, Matera.
Orari di apertura: 18-20
Giudizi critici sulle opere di Mario D’Imperio a cura di Giovanni Caserta, Savino Mastropasqua e Umberto Galimberti.
Patire, in latino, ma anche permettere, lasciare agli altri la libertà di esprimersi, darsi in abbracci, con sguardi bisognosi d’amore. Questo il tema, questo l’effetto. (Giovanni Caserta).
Amore come passione, amore come gioia sono temi presenti in tutte le opere di Mario DImperio. Linfinito, continuo divenire dellessere umano, viene rappresentato nellopera rinascere come donna e madre, origine della vita, allinterno dellutero. (Savino Mastropasqua)
Amore è rinascita dalla morte, Amore si fa interprete (hermeneùein) tra la ragione che luomo ha costruito e la follia che ancora lo abita. Amore è follia, è inquietudine, è lo sfondamento della soggettività, il collasso dellio e della ragione e, come dice Platone, coincide con la follia. Allo stesso tempo amore è rinascita dalla morte, perché porta luomo a contatto con i propri demoni e lentusiasmo che genera è procurato dal dio che lo abita, éntheos, e non dalluomo che lo prova perché è posseduto da un dio. Partendo dalle radici greche dellumana speculazione sul tema, da Socrate a Platone, Amore è figlio di Pénia, povertà, ed essendo regolato dal desiderio, occupa lo spazio della mancanza e termina con il suo compimento, ma è anche generato da Pòros, la via, il passaggio, ecco il motivo per cui può essere un tramite tra i demoni dellaltro ed i propri: si comporta come uno specchio, costruendo un varco per rendere attivo un rapporto radicale con noi stessi. Non bisogna intendere la mortificazione del corpo come mortificazione dei piaceri, delle passioni, della sessualità. Platone guarda più in alto, i problemi che gli stanno a cuore sono quelli della dicibilità e dellindicibilità, quindi le regole della ragione e gli abissi della follia. Amore non è godimento di corpi, Amore è molto di più. Amore si fa interprete (hermeneùein) tra la ragione che luomo ha costruito e la follia che ancora lo abita. (Umberto Galimberti).