Si chiama “Il rompiscatole” ed è il primo libro della giovane scrittrice materana Michela Paolicelli. La fiaba è stata presentata nella sala Carlo Levi del Palazzo Lanfranchi durante un incontro culturale al quale hanno partecipato il presidente della Provincia Franco Stella, il vice prefetto Vicario e Sub Commissario del Comune di Matera Alberico Gentile, il docente di Storia Contemporanea dell’Università di Basilicata Michelangelo Morano, il capogruppo degli scout Agesci-Matera 1 Maria Pia Montesano. L’incontro è stato allietato da un momento musicale coordinato da Angela Vicino con la partecipazione delle cantanti Francesca Pipitone, Erica Liuzzi e Maria Laura Jacobellis, voci materane accompagnate al pianoforte da Lucia Giampietro. Ad assistere all’esibizione anche il maestro Enrico Di Matteo.
Il presidente Stella: “Sono qui per testimoniare l’attenzione nei confronti di risorse locali di cui dobbiamo farci vanto. E’ giusto valorizzare quanto di buono emerge nella nostra società e le istituzini devono essere presenti con atti concreti”.
Alberico Gentile: “Vivo da anni a Matera e conosco il papà dell’autrice, che ha per passione la pittura, la scultura e la scrittura. Nel libro c’è scritto “Tale padre tale figlio” e questo significa che il padre ha trasmesso alla figlia Michela la passione della pittura e della scrittura. La testimonianza culturale di questo lavoro editoriale prodotto da una giovane scrittrice materana ci rende particolarmente felici.
Il professore Morano: “E’ un libro che si legge tutto d’un fiato e il suo contenuto mi fa ricordare una mia esperienza sui generis”.
Maria Pia Montesano: “Questa fiaba è densa di significato. Tutto si fa con il gioco e per il gioco. Bisogna remare controcorrente a piedi con testa alta (dignità) e a passo di vento”.
Il relatore introduce il libro parlando del valore della fiaba, che deve essere proposta con maggiore frequenza ai bambini per allontanarli da quei giochi con figure mostruose e con effetti violenti. La fiaba educa alla dolcezza e all’affascinazione delle cose belle. Bisogna evitare che i bambini e anche gli adulti si lasciano prendere da fenomeni depressivi. Una buona lettura vale molto di più di una visione spaventosa. Il libro ha uno scritto veloce e rapido e utilizza il linguaggio della fiaba per raccontare i comportamenti sociali della gente, dall’impiegato che subisce mobbing a coloro i quali invadono l’esistenza altrui con la prepotenza, l’arroganza, l’ignoranza e soprattutto l’invidia.
Un variegato mondo animale riempie la scena che in metafora evidenzia i soprusi e gli abusi da parte di persone che si presentano con una innata lcorsa all’apparire, all’essere, travolgendo tutto quello che incontra nel suo passaggio.
Il racconto, sia pure breve, si dipana quasi in un’arca di Noè considerando l’alta presenza di diversi animali, terrestri e acquatici: tigre, leone, drago, gufo, cobra, condor (trasformato in albero di pino dalla fata turchina), pantera, pellicano, maiale, airone, aquila, lince, volpe, lupo.
Uno tsunami di grande effetto disastroso sulla sensibilità ed educazione di tanti e di altri che sono legittimati per natura a fare le cose giuste che la professione, il ruolo, richiede.
Gli arrivisti sono quelli che danno fastidio, un atteggiamento che nessuno ha il coraggio di evidenziare affinchè la smettano una volta per sempre di scavalcare tutti con la prepotenza.
Michela Paolicelli, nonostante la sua giovane età, dimostra di essere disgustata da questi atteggiamenti discriminator e si affida alla fiaba per raccontare.
E così da vita e voce a Gisonna che chiede al nonno, interpretato da un gufo, di raccontare una delle sue storie. “Oggi ti parlerò di un personaggio esistito alla corte di un re, dal nome “Rompiscatole…”.
RECENSIONE MARIA PIA MONTESANO
Il rompiscatole è il titolo del libro che Michela Paolicelli ha presentato venerdì 9 aprile nella sala Carlo Levi di Palazzo Lanfranchi a Matera.
La giovane autrice ha vissuto l’esperienza scout nel Gruppo Agesci Matera 1 come lupetta nel Branco,che accoglie i bambini dai 7 agli 11 anni e poi come scolta nel reparto.
Una volta pronunciata la Promessa, il ragazzo entra a far parte della famiglia internazionale degli scouts e si impegna a giocare un ruolo responsabile nella vita: un impegno senza fine; semel scout semper scout (una volta scout,sempre scout).
E questa fiaba leggera, ma densa di significato, sembra proprio nascere nel mondo fantastico,che accompagna i ragazzi nel loro percorso scout,dove il gioco ha uno spessore diverso.
Tutto si fa con il gioco e niente per gioco
“Avere la testa al gioco” come i bambini, indipendentemente dall’età ma con competenza e serietà.
E così, con leggerezza, la fiaba diventa lente di ingrandimento delle contraddizioni e delle precarietà di questa nostra modernità “liquida” ,dove niente ha il tempo di solidificarsi e i punti di riferimento variano continuamente.
Troviamo nella fiaba la figura del maestro,nonno Gufo,che guida Gisonda infondendole l’ambizione e l’entusiasmo di imparare da sé.
“Compito principale è la maieutica, nonno Gufo ti metteva nella condizione di svolgere da solo il tuo servizio” e ancora Pantera, uno dei personaggi del libro,quando nonno Gufo interrompe le sue lezioni ,afferma “ ho pianto,ma capisco che era necessario,un vero maestro fa in modo che tu affronti da solo la tua strada”.
Questo maestro della fiaba ricorda il capo scout che da fratello maggiore, con lo spirito del ragazzo che però ha percorso un pezzo di strada più in là,guida nella giusta direzione con l’esempio ,comprende le tradizioni della famiglia e si cura che vengano conservate e ritrasmesse si assicura così “il trapasso delle nozioni”, che, nella nostra società liquida e perciò spesso schizofrenica e possibilista, si è perso: nessuno vuole insegnare niente senza compenso e nessuno è più disposto ad ascoltare chi ha percorso un tratto di strada prima di lui;ma così la memoria si perde ed un uomo senza memoria è un uomo senza futuro così come senza futuro è un popolo che non ha attenzione alla storia, a ciò che lo ha preceduto.
Alla fine del racconto scopriamo che il rompiscatole, personaggio chiave della fiaba, si identifica con nonno Gufo, perchè chi ha l’animo ribelle ad ogni ingiustizia, chi difende i deboli,chi è inflessibile con i potenti,chi ritiene la parola sacra e invita ad essere critico svolge un ruolo antipatico e scomodo in un mondo, che preferisce una vita liquida,habitat naturale dell’uomo consumatore. “Non comportarti da pappagallo,conoscere vuol dire sperimentare,tutto deve sortire dall’esperienza diretta ,altrimenti è pattume “ scorie che avvelenano chi le dice e chi le ascolta” sono frasi che l’autrice attribuisce a nonno Gufo”.
Ciononostante occorre remare controcorrente: essere il ragazzo e l’adulto che avanza a testa alta ( come segno di dignità e non di arroganza) e a passi di vento,espressione che traduce il francese aux semelles de vent ed è attribuita agli uomini di frontiera, a cavallo fra diverse storie e culture , che hanno tracciato un percorso su cui si avvia una nuova strada.
Lo scout è un camminatore a piedi;camminare a piedi con i propri mezzi con lo zaino in spalla che contiene solo l’essenziale è essere un segno,lasciare una impronta per contestare, per cambiare, per costruire, per lasciare il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato.
La giovane autrice con questa fiaba,bella ,leggera e solida sta già lasciando lungo la sua strada impronte e segni,e continuerà a giocare il grande gioco della vita con spirito di avventura,lo stesso spirito che anima gli scouts di tutto il mondo .
Maria Pia Montesano
Capo Gruppo Agesci Matera 1