Si è svolto nella sala conferenze dell’Istituto Professionale “I: Morra” di Matera il secondo incontro di Formazione Progetto I Care “Imparare, Comunicare , Agire in una rete Educativa” relativo al progetto di inclusione dei diversamente abili nella scuola, per docenti di ogni ordine e grado delle scuole in rete. Lo scopo del seminario è stato quello di argomentare sulla Classificazione Internazionale delle Menomazioni delle disabilità e degli handicap (I.C.I.D.H.) per disquisire sulla Classificazione Internazionale del Funzionamento , della Disabilità e della Salute , conosciuto con l’acronimo I.C.F. dell’Organizzazione Mondiale della Salute. All’incontro hanno partecipato il dirigente scolastico dell’Istituto Donato Ferrara, la dottoressa Ferraboschi, il dottor Trifiletti, responsabile dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Matera, l’ispettore Fasolino, la prof. Moscato e la prof. Papapietro, referenti dell’ufficio scolastico regionale.
Il dirigente Ferrara ha introdotto i lavori parlando del progetto Icare che “intende un diverso modo di operare nell’ambito delle scuole, e pianifica il progetto attraverso le riflessioni per ampliare l’inclusività dei diversabili in ciascuna unità scolastica. In proposito l’istituto Isabella Morra sta lavorando sulla progettualità di vita e sulla formazione del Lavoro (i diversabili non fanno formazione lavoro) e sul Progetto Alternanza Lavoro, facendo leva non sulle capacità residuali (clinico-medico) ma per capire come il soggetto può esprimersi nell’ambiente circostante. Prima infatti si classificava solo la menomazione clinica e l’handicap era lo svantaggio nell’ambiente. Non sempre l’handicap proviene da una situazione o menomazione. L’handicap potrebbe non essere conseguenza di menomazione e quindi la condizione di svantaggio può entrare nella vita di tutti quanti noi”.
La dottoressa Moscato ha sottolineato come un progetto su l’I.C.F. può fare la differenza nell’inclusione. L’elemento di forza di questo progetto è una “logica di rete”. Ci sono cinque scuole capofila, tre in provincia di Potenza e due a in quella di Matera e 28 scuole in rete con 51 classe di cui 14 nelle superiori, 17 nelle primarie, 14 nella scuola secondaria di primo grado e sei classi secondarie di secondo grado. Sono impegnati 255 docenti curriculari, 113 docenti di sostegno e 263 alunni. Questi dati ci consentono di tastare il polso per puntare a migliorare e promuovere la qualità dell’inclusione. Il modello ICD10 viene utilizzato nelle Diagnosi Funzionali ma occorre puntare non sulla patologia ma al funzionamento della persona, guardare la persona a trecentosessanta gradi, in tutti gli aspetti. E’ importante partire conoscendo le reali capacità dell’individuo disabile ma non è facile e come comunità abbiamo il compito di evidenziare e potenziare. Per quanto riguarda il futuro di questo progetto- sottolinea la Moscato- le scuole avranno il nostro appoggio”.
La Ferraboschi ha disquisito su “ La didattica della speciale normalità” nella prospettiva biopsico-sociale per un trattamento delle disabilità che si occupa non solo della diagnosi ma anche del relativo funzionamento” e ha sottolineato tra l’altro come il tema su la “Didattica speciale” faccia pieno riferimento all’ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute). E’ speciale perché ci sono soggetti diversi che hanno bisogni educativi diversi e speciali che richiedono migliori articolazioni del processo educativo speciale”.
Il dottor Trifiletti ha dichiarato: “Questo è un incontro di grande importanza per un tema che ha grande rilievo sin in ambito sociale che ambientale e bisogna impegnarsi per migliorare l’inserimento dei portatori di handicap. L’integrazione parte da una serie di osservazioni per il miglior inserimento dell’alunno diversabile e prevede la possibilità di un confronto a livello di rete. E’ questa una fase interregionale e bisogna individuare le migliori pratiche ed estrapolarle a favore di altre scuole. L’integrazione non riguarda solo l’insegnante di sostegno ma la scuola in generale e la ricaduta deve essere più ampia, in quanto va estesa agli Enti Locali e a tutti i soggetti interessati in questo ambito”.
L’ispettore Fasolino ha evidenziato come i problemi psicologici richiedono sinergie con gli Enti locali. La logica dell’ICARE può sfuggire. L’ICARE va visto come filosofia del sistema perchè, in fondo, è il termometro delle nuove dimensioni del superamento di approccio alla disabilità e propone una visione diversa”.