MOSTRA "LO SGUARDO DI EROS"
Lo sguardo di Eros. Gesti, simboli e immagini della seduzione tra Grecia e Magna Grecia
Nelle sale dei Musei archeologici nazionali di Matera, Metaponto e Melfi vengono messi in mostra, per la prima volta in un’esposizione unitaria, i molti aspetti di uno dei più potenti fra gli dei dell’antica Grecia. La mostra “Lo sguardo di Eros”, curata dalla Soprintendenza per i beni archeologici della Basilicata, è un unico percorso che, attraverso una serie di opere che abbracciano un arco cronologico compreso tra il VI e il III secolo a.C., permette di indagare a fondo i simboli e i gesti legati ai temi del corteggiamento, della seduzione e del matrimonio nel mondo greco, magnogreco e indigeno. I reperti esposti nelle sale del Museo archeologico nazionale di Matera focalizzano l’attenzione sul rapporto tra Grecia e Magna Grecia, sottolineando in particolar modo gli aspetti di ricezione e reinterpretazione di modelli culturali consolidati.
Il percorso espositivo individua l’aspetto “sociale” della seduzione nel mondo ellenico ed il filo rosso che la lega all’acquisizione della maturità sessuale e della fertilità. L’immaginario restituito dai vasi figurati di produzione apula e lucana mostra come l’aspetto normativo – e ritualmente regolato – del sesso sia del tutto recepito in ambito magnogreco. Al contempo, l’attenzione ai contesti di rinvenimento, prevalentemente funerari, permette di definire i significati di cui immagini e oggetti si caricano in un ambito culturale diversamente articolato. In Magna Grecia il tema matrimoniale assume, infatti, un ruolo di primo piano nel definire lo status del defunto.
L’ex-cursus su Eros si conclude con la descrizione del processo evolutivo che la figura del dio subisce in ambito cultuale. Ex-voto fittili provenienti da santuari lucani testimoniano il progressivo svilimento del suo significato originario ed il suo divenire semplice attributo di Afrodite.
“CERAMICA ARTISTICA" Cappelluti -Annunziata. Matera 1922-1953”
MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE “D, RIDOLA”
Pochi a Matera sanno che, all’inizio del secolo scorso, e per l’intera metà di esso, operò in città una fiorente industria della ceramica, che si avvalse dell’opera di artigiani e disegnatori, veri e propri artisti. L’argilla, infatti, a Matera, tranne che per qualche piccola e ordinaria necessità, aveva avuto, in precedenza, scarso uso, essendo prevalente e più comoda, oltre che più economica, la estrazione del tufo. Di certo c’è che Matera ebbe molti “zuccatori” e pochi fornaciai.
La svolta si ebbe quando Gioacchino Cappelluti Altomare, nato a Molfetta il 17 novembre 1868, arrivato a Matera nel 1915, quale titolare di una impresa impegnata nella costruzione della linea ferroviaria Matera – Bari, delle Calabro-Lucane, avendo verificato la presenza di molto terreno argilloso, e di buona argilla, pensò di fermarsi in città e dare avvio alla costruzione di una fabbrica in contrada Papalione (oggi via Cappelluti – Timmari). La fabbrica cominciò la sua attività nel 1922. La città del piano, allora, cambiò quasi immediatamente aspetto, perché, come si può ancor oggi verificare, al tufo si sostituì, nelle costruzioni, il mattone.
“Don Gioacchino”, tuttavia, che impiegò fino a settanta addetti, non si limitò a produrre mattoni. Produsse anche ceramica di alta qualità fino al 1930. Dal 1931 al 1942, infatti, la produzione ebbe vita difficile, finché, nel 1943, la fabbrica fu prelevata dal commendatore Arcangelo Annunziata, proveniente da Calciano, il quale, con fitto novennale, ne riprese e continuò l’attività sia come produttrice di laterizi, sia come produttrice di ceramiche Ciò, fino al 1953, quando la fabbrica, scaduto il contratto di fitto, fu dall’Annunziata riconsegnata ai legittimi proprietari.
Nel 1958 subentrarono i Manicone e Fragasso, che abbandonarono la produzione della ceramica, dedicandosi alla sola produzione di laterizi. Con loro, tuttavia, la memorabile fabbrica “Cappelluti Altomare”, notevole per l’alto camino e per la sirena che segnava l’inizio e la fine della giornata, chiuse, nel breve giro di un decennio, ogni attività.
L’UNITEP – Università della Terza Età e della Educazione Permanente – e il Museo Archeologico Nazionale “ Domenico Ridola” di Matera, (Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Basilicata- Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata), con la Regione Basilicata, la Provincia di Matera e il Comune di Matera, sono fieri di poter offrire al pubblico eccezionali “documenti” di una produzione artistica, che, un secolo fa, meritò prestigiosi riconoscimenti nazionali e internazionali.