51 anni compiuti il 31 luglio scorso, Stanley Jordan, americano nato a Chicago, è innanzitutto uno straordinario chitarrista, conosciuto per il suo contributo dato allo sviluppo della tecnica chitarristica jazz composta principalmente da hammer-on, pull-off e tapping. Successivamente si è fatto apprezzare per l’abilità di suonare contemporaneamente anche il piano e di questo virtuosismo ne ha fatto un cavallo di battaglia. Stanley Jordan era uno degli appuntamenti più attesi inseriti nel cartellone degli eventi promossi da Officina del Jazz ma ancora una volta l’auditorium non ha fatto registrare il tutto esaurito. Peccato. Perchè un evento del genere meritava sicuramente un grande pubblico. Per comprendere chi è Stanley Jordan non resta che leggere con attenzione questa biografia.
Cercare di descrivere adeguatamente, e in poche parole, Stanley Jordan è impresa impossibile o quantomeno parziale: comunque, possiamo dire, che il chitarrista elettrico americano è tra le figure importanti ed più originali della storia di questo strumento.
Egli rinnova e porta a livelli massimi una tecnica marginale, il “Touch” o “Tapping” che gli permette un uso pianistico della chitarra.
Jordan non usa il plettro e non “pizzica” ma ora “percuote” ora ne “tira” le corde fino a creare un sound in cui le linee melodiche, i contrappunti e le linee di basso s’incrociano, danzano, come se fossero una, due, tre chitarre che suonano insieme.
Questa tecnica, in modo più o meno accentuato, la troviamo già nella storia della chitarra (Jimmy Webster, Lenny Breau, etc) ma Jordan ne ha fatto il Suo stile e l’ha portata alla più alta espressione finora raggiunta, mescolandola con una sensibilità musicale, ironia ed un gusto per la melodia, che dopo anni oggi gli si riconosce, dopo i primi tempi del “funambolismo tecnico” che gli diede fama mondiale.
Dai suoi inizi come musicista di strada a New York e Philadelphia, Jordan è stato attratto da molti stili musicali, dal pop al jazz, alla musica classica, al blues.
Il mercato lo ha posizionato soprattutto nel mondo del jazz, ma cosa possiamo dire di un artista in grado di mettere insieme, con grande intelligenza e musicalità, blues e barocco italiano nella stessa frase?
Dove posizionare un artista che nei suoi concerti è in grado di portare una linea di walking bass e accordi jazzistici con una mano, su una chitarra, mentre con l’altra, su un’altra chitarra, suona un tema rock con distorsione e feedback?
Perché è il concerto live dove Jordan da’ prova di essere capace di catturare il pubblico da solo per oltre 2 ore di concerto e non con prove da circo fini a se stesse, come sarebbe possibile pensare per chi legge anzi: ogni cosa è finalizzata alla musica.
Jordan è artista i cui album hanno venduto centinaia di migliaia di copie: Magic Touch (1985) ad esempio, fu uno straordinario successo (#1 nelle classifiche jazz per 51 settimane, due Grammy Nominations mentre vinse il Disco d’Oro in U.S.A e Giappone). È stato artista Elektra e Blue Note (Cornucopia/1990, Stolen Moments/1991, Best of/1998, Live in New York/1999) e Arista Records (Bolero/1994)
La sua cover di “The Lady in my Life” di Michael Jackson, è ormai uno “standard” del Contemporary Jazz. Negli anni ’90, Jordan smantella il suo intero staff di produzione.
Compone molta musica, ma pochissima di essa viene registrata e i tour programmati sono sporadici.
Il suo interesse è focalizzato dalla Musico-terapia, disciplina che tutt’ora pratica ed approfondisce come studente presso l’AMTA (American Music Therapy Association) e l’Arizona State University dove ne sta completando la laurea.
Oggi, dopo questa pausa sabbatica, la sua attività è più intensa che mai: tour, studio, conferenze, clinic.
In programma c’è un nuovo tour la prossima estate e una produzione discografica tutta italiana con la Nicolosi Productions che si prevede, come loro abitudine oramai, piena di ospiti.
Dai suoi meteorici inizi attraverso un periodo di intensa riflessione, Jordan è diventato un musicista maturo che ha una idea molto chiara di ciò che vuole dire.
A Matera ha divertito il pubblico per oltre due ore emozionando e meravigliando il pubblico per la sua capacità straordinaria di gestire i due strumenti musicali, il pianoforte con una mano e la chitarra con l’altra. Un fenomeno che l’Officina del Jazz ha avuto l’onore di ospitare nell’ambito della sua rassegna Urban Club.
Prossimi appuntamenti di Officina del jazz urban club
domenica 28 novembre Irio De Paula Trio (l’Auditorium R. Gervasio in piazza Sedile a Matera alle h 21.30)
sabato 11 dicembre Israel Varela Quartet (l’Auditorium R. Gervasio in piazza Sedile a Matera alle h 21.30)
giovedì 23 dicembre Gran Spettacolo-Show di Natale con lotteria e beneficenza (a breve saranno comunicati i nomi degli artisti, orario e nome dell’associazione a cui sarà devoluto il ricavato) presso Cine Teatro Duni.
domenica 26 dicembre Concerto gratuito, omaggio alla città di Matera con un quartetto di donne guidato da Elisabetta Antonini (a breve sarà comunicato relativo orario e location)