Intrigante e geniale l’idea proposta dalla FITA (Federazione Italiana Teatro Amatoriale) Puglia, in collaborazione con l’associazione e gruppo teatrale Amici Nostri: una rassegna teatrale in tre serate, nell’amena e bucolica Casina Rossi di Castellana Grotte, che domina e segna la ripartenza culturale nello scenario pugliese.
È andato in scena venerdì scorso il primo degli appuntamenti in programma con “Tre sull’altalena”, commedia poliedrica del defunto drammaturgo Luigi Lunari, interpretata dalla compagnia teatrale Amici Nostri, con la regia di Coletta Adriana e la partecipazione degli attori Gemmati Piergianni, Mezzapesa Gianluca, Saracino Gregorio e Coletta Adriana.
Con questa commedia, il gruppo teatrale Amici Nostri, negli anni, è stato insignito di molteplici riconoscimenti regionali e nazionali: sono risultati vincitori del I Festival Nazionale Teatro Ricciardi di Capua, vincitore assoluto di TreAtri – Festival del Teatro Indipendente di Eboli, del Premio ACAV 2019, come del Premio Speciale “Anno di Leonardo”. E non ultimo, ma solo per ordine cronologico, del riconoscimento da parte del Rotary Club di Monopoli, per l’impegno, l’abnegazione e il talento nella promozione culturale.
Tre uomini, un impresario politico, un capitano dell’esercito e un professore si trovano nello stesso luogo per ragioni diverse: il primo per un incontro galante, il capitano per negoziare l’acquisto di materiale bellico, il professore per ritirare le bozze di stampa di un suo libro. Ma cos’è o non è precisamente quel luogo/non luogo? Il misterioso caso accresce il mistero, e non solo negli spettatori, anche perché l’allarme per un’esercitazione anti-inquinamento impedisce ai tre uomini di uscire e li obbliga a trascorrere la notte insieme. I tre giungono a sospettare che la stanza possa essere l’anticamera per l’aldilà e che probabilmente loro sono già morti.
Le reazioni a questo presupposto vengono espletate secondo le rispettive caratteristiche psicologiche – il commendatore è intimorito ed ansioso, il Capitano è razionale e resta assolutamente realista ed indifferente, il professore usa tutta la sua logica filosofica per spiegare il fenomeno come un episodio logico – che seppur diverse ed in antitesi faranno tuttavia scoprire il trait d’union della natura umana, l’insicurezza, che si trasforma in paura dell’inspiegabile. Ne consegue un dialogo umoristico centrato sui temi importanti di vita e morte, destino, costrizione e libero arbitrio, fede ed ateismo. Improvvisamente una donna entra nella stanza e dice cose talmente ambigue da far nascere nei tre malcapitati un nuovo dilemma: è realmente ciò che sembra? Sul finale, quando la donna esce, il suono della sirena indica che l’allarme per l’emergenza inquinamento è finito. I tre sono pronti ad andarsene, ma la scena finale regalerà un sorprendente coup de théâtre, che ci spinge a dubitare ancora.
Connotata da un dialogo serrato, sostenuta da paradossi, equivoci e sarcasmi velenosi, la messa in scena viene dipinta con la tecnica e i contrattempi del vaudeville, sconfinando nel teatro dell’assurdo, in una stupefazione metafisica che oscilla tra Kafka e Ionesco, nonchè salti pindarici dalla Storia dell’Arte alla Filosofia, dalla Semiotica all’Antropologia. Insomma una commedia con un cervello. Scoppierete a ridere, vi gratterete la testa, non saprete che cosa credere. Alla fine, questa commedia così seriamente stimolante e provocatoria vi lascerà divertiti e stupefatti. La regia è attenta al ritmo, ai movimenti, gradazioni di toni, luci e ombre sono ben rese. La scenografia è essenziale. Un’essenzialità raffinata, voluta e cercata che lascia in primo piano la parola, esalta la forza drammaturgica del testo, ricco di colpi di scena, momenti esilaranti, ma anche intriso d’intensità drammatica. Gli attori, eccelsi a rendere vive non solo le parole, ma anche le emozioni, e soprattutto le sfumature mentali e relazionali dei personaggi, avvolgendo la cavalcante sequela di finissima ironia. In conclusione, citando Dario Fò: “Tre sull’altalena è una macchina di fantastica fattura. E’ una delle poche invenzioni teatrali per le quali valga la pena uscire la sera, sobbarcarsi il rito della vestizione, prenotare il biglietto, prendere l’auto e starsene seduti in compagnia di gente”. Assolutamente da rivedere.