Con Matera 2019 al Ravenna Festival per partecipare allo spettacolo “Inferno”
La Fondazione Matera-Basilicata 2019 offre a 25 soggetti lucani fra operatori teatrali e appassionati di teatro, la possibilità di partecipare allo spettacolo e diventarne protagonisti all’interno del coro dei cittadini
In occasione dello spettacolo itinerante “Inferno”, una produzione di Ravenna Festival in coproduzione con Ravenna Teatro e Teatro delle Albe in scena a Ravenna dal 25 maggio al 3 luglio, la Fondazione Matera-Basilicata 2019 offre a 25 soggetti lucani fra operatori teatrali e appassionati di teatro, la possibilità di partecipare allo spettacolo e diventarne protagonisti, venendo inseriti nel coro dei cittadini. Un’occasione preziosa per favorire lo scambio e il confronto tra esperienze di alto valore artistico.
Dal 23 al 25 giugno 2017 la Fondazione accompagnerà a Ravenna, città candidata a Capitale Europea della Cultura 2019 e città partner di Italia 2019 di cui Matera 2019 è capofila, i giovani che hanno lavorato in Basilicata al progetto della “Non scuola”, realizzato dal Sicomoro a San Chirico Raparo, in collaborazione con QAcademy, Teatro delle Albe, Punta Corsara e IAC Centro Arti Integrate.
Lo spettacolo, inserito nel progetto “La Divina Commedia: 2017-2021” con l’ideazione, direzione artistica e regia di Marco Martinelli e Ermanna Montanari, sta coinvolgendo a seguito di chiamata pubblica circa settecento persone tra attori, musicisti, scenografi, costumisti, organizzatori, vedendo protagonisti, all’interno del coro, anche i cittadini, proprio nello spirito del dossier di Matera 2019.
Sul sito della Fondazione Matera-Basilicata 2019 www.matera-basilicata2019.it sono disponibili tutte le informazioni relative al viaggio per Ravenna. È possibile aderire all’iniziativa inviando una mail entro il 18 giugno 2017 all’indirizzo info@matera-basilicata2019.it nella quale indicare il proprio nome, cognome, provenienza e se si è operatore teatrale o appassionato di teatro.
Marco Martinelli e Ermanna Montanari raccolgono la sfida di trasformare in teatro il capolavoro che ha dato origine alla lingua e alla letteratura italiana. La parola “teatron”, “visione”, la ritroviamo nella definizione che Dante stesso dà della sua opera, “mirabile visione”, mirabile teatro quindi, capace di accogliere nel suo campo visivo l’umanità nelle sue molteplici esperienze. La chiave con cui le Albe tradurranno il “trasumanar” dantesco è pensare l’opera nei termini della sacra rappresentazione medievale e del teatro rivoluzionario di massa di Majakovskij: tutta la città è un palcoscenico, tutti i cittadini sono chiamati a partecipare, a “farsi luogo”, a farsi comunità. Ezra Pound definisce Dante l’Everyman: è l’umanità intera che fa quel viaggio, difficile ma salvifico.