La terza edizione di Teatro dei Calanchi sancisce il connubio perfetto tra la terra madre e l’arte scenica esaltando una location naturale unica come i calanchi di Pisticci attraverso una programmazione di qualità incentrata intorno ai grandi classici, senza disdegnare alcune escursioni creative comunque ben collocate nella cinque giorni che ha caratterizzato la stagione 2018. Il risultato è una proposta culturale particolarissima e sempre più apprezzata, che nella sua struttura rappresenta un unicum internazionale senza timore di confronti con eventi che hanno avuto il tempo di essere maggiormente conosciuti o la fortuna di essere calati in contesti di più facile visibilità.
L’evento ideato e prodotto dal CIrcus di Pisticci, sotto la guida dell’attore, docente e regista Daniele Onorati, è andato in scena dall’1 al 5 agosto ospitando titoli come Eneide, nella particolare maratona narrativa di Matteo Tarasco, ed Odissea, nell’interpretazione di Daniele Onorati e di Teatrolab, la sua scuola di arte scenica. In mezzo, i discorsi sul mito di Vittorio Continelli, indirizzati alla scoperta delle stelle i cui nomi è sorprendente scoprire quanti rimandi abbiano ai miti antichi, l’attualità di Lampedusa Beach con Nadia Kibout e la musica di Sincretico Trio e Swing 39, che pure si è messa a suo agio negli anfratti dei calanchi, amplificata dalle curve di argilla, senza supporto elettrico, come lo spirito dell’evento impone.
Ad apprezzarne filosofia e proposta artistica, un pubblico sempre più numeroso ed attento, ancora una volta chiamato a promuovere cultura dal basso ed a dimostrare che la sfida si può vincere quando sulla scena tutti gli elementi trovano senso ed esatta collocazione, non senza una buona dose di sacrificio, a partire dall’impegno della macchina organizzativa che porta in un luogo aspro un evento complesso per giungere allo stesso cast.
“Il sacrificio dell’attore in un contesto selvaggio come quello dei calanchi – spiega Daniele Onorati, anima creativa di Teatro dei Calanchi – crea un impatto sul pubblico che diventa empatia ed annulla anche la sua fatica nel seguire la rappresentazione in una location non convenzionale e scomoda”. Il successo, allora, arriva come compimento di un’attività duratura e calata quotidianamente nella comunità lucana. “Coltivare cultura – aggiunge Onorati – è un lavoro costante, giornaliero, silente, difficile anche da comunicare. Poi, però, con eventi come questo riusciamo a comprendere quanto quella semina paghi in termini di partecipazione, affetto e coinvolgimento del pubblico. In Teatro dei Calanchi il teatro diventa virale. Una magia che è possibile in questo nostro locus amoenus, un posto di stupore, di scambio e di emozioni, che l’evento intende promuovere e non sfruttare”.
A Teatro dei Calanchi il teatro è l’occasione per mettere in vetrina un luogo suggestivo ed unico che, nello stesso tempo, restituisce il favore esaltando la rappresentazione scenica, in un connubio ed una simbiosi che sono l’anima dell’evento. Ed il pubblico, con numeri importanti, dimostra di gradire scegliendo tanto la particolarità della location quanto la bontà di una offerta culturale che oltre ai calanchi è riuscita in soli tre anni ad esportare un intero territorio collegando ad esso una proposta di evento qualitativamente elevata ed apprezzata, ben oltre i confini locali, anche per la sua autenticità.