Comincia giovedì 14 febbraio e termina domenica 17 marzo 2019 il primo dei cinque fine settimana dedicati al circo contemporaneo organizzati dalla Fondazione Matera Basilicata 2019. Tre gli spettacoli in programma nel primo week end che hanno già registrato il tutto esaurito: due di Antonio Rezza e Flavia Mastrella (giovedì 14 ore 21 “7, 14, 21, 28”; venerdì 15 ore 21 “l’Anelante”) uno di El Grito (sabato 16 ore 21 e domenica 17 ore 19 Johann Sebastian Circus). L’ingresso nello chapiteau grande del Parco del Castello di Matera sarà consentito fino a un quarto d’ora prima dell’orario di inizio.
Sono cinque le settimane di appuntamenti, dal giovedì alla domenica, che seguono il filo dei cinque temi del dossier Matera 2019. Il primo dei cinque appuntamenti il “Circo come trasformazione” è dedicato a Radici e Percorsi, il tema del dossier che lega la tradizione reinterpretata con numeri di grande effetto, alle sue forme contemporanee per approdare alle frontiere più visionarie.
In scena due coppie di artisti, dai distinti saperi e vocazioni, fusi in una sintesi di avanguardia. Rezza è un attore e performer, Mastrella un’artista e autrice. Collaborano da più di 30 anni e i loro spettacoli nascono dallo scontro tra il corpo di lui e gli spazi scenici da lei allestiti. E siamo alla frontiera estrema dell’arte circense: tant’è che l’anno scorso il duo ha ricevuto il premio alla carriera dalla Biennale Teatro di Venezia.
El Grito nasce a Bruxelles nel 2007 dall’incontro tra l’acrobata aerea uruguaiana Fabiana Ruiz Diaz e l’artista multidisciplinare italiano Giacomo Costantini, un filosofo con la passione per la fisica teorica. Considerati dalla stampa tra i pionieri del circo contemporaneo in Italia, la compagnia raccoglie la più chiara tradizione circense rinnovandola nel contesto contemporaneo per presentare spettacoli che si muovono al confine fra circo, danza, musica, teatro e letteratura.
In 7,14,21,28 Antonio Rezza e Flavia Mastrella mettono a confronto civiltà numeriche in una sconfitta definitiva del significato. Malesseri in doppia cifra si moltiplicano fino a trasalire: siamo a pochi salti di distanza dalla sottrazione che ci fa sparire. Oscillazioni e tentennamenti in ideogramma mobile. In Anelante il protagonista vive confinato tra le muraglie, chiuso nel recinto, senza sporgersi, pretende di conoscere il mondo, lo fa per non accorgersi del vuoto che gli riempie la vita.
Con El Grito Bach è tornato e si adegua alla nuova musica. Gli artisti, un’acrobata e un clown, prendono per mano il pubblico e l’accompagnano nella loro quotidianità. Johann Sebastian Circus porta in teatro la magia del circo in uno spettacolo meraviglioso, onirico e visionario.
La capitale europea della cultura invita il pubblico locale e internazionale a raccogliersi intorno alla pista per scoprire le produzioni circensi europee più sbalorditive e emozionanti. Il circo si è infatti avvicinato sempre più al mondo del teatro e della danza, fondendo il suo repertorio con quello delle arti performative. Il suo carattere nomade riflette proprio il tema del viaggio e degli spostamenti che nell’immaginario di Matera 2019 riguardano anche i luoghi di aggregazione e diffusione della cultura.
Gli sponsor ufficiali della Fondazione Matera Basilicata2019 sono: Tim, Main Partner; Intesa San Paolo, Gold Partner; Enel, Silver Partner; Di Leo, School Partner; Amaro Lucano, Essential Partner; Bawer, Bronze Partner. I fornitori ufficiali sono Caffè Saicaf e Calia Italia. Official Carrier Trenitalia e FCA. Media partner Euronews
Di seguito biografie e schede degli spettacoli
Biografia El Grito
El Grito nasce a Bruxelles nel 2007 dall’incontro tra l’acrobata aerea uruguaiana Fabiana Ruiz Diaz e l’artista multidisciplinare italiano Giacomo Costantini. Considerati dalla stampa tra i pionieri del circo contemporaneo in Italia, la compagnia raccoglie la più chiara tradizione circense rinnovandola nel contesto contemporaneo per presentare spettacoli che si muovono al confine fra circo, danza, musica, teatro e letteratura.
Dalla Biennale Internazionale del Circo di Bruxelles all’Auditorium Parco della Musica di Roma, El Grito ha diffuso i propri spettacoli in tutta Europa declinando il circo contemporaneo nei suoi tre luoghi simbolo: la strada, il teatro, lo chapiteau.
El Grito dal 2008 ha prodotto e co-prodotto quindici spettacoli di cui dieci ancora in circolazione e replicati più di 2000 volte.
La compagnia ha sostenuto e coordinato diversi progetti speciali con Giacomo Costantini alla scrittura e regia: “SI TU T’IMAGINES”, la più grande coproduzione circense tra Italia e Francia dell’Istitut Francais Italia, commissionato dall’ Ambasciata di Francia; “DALL’ALTO”, dramma musicale e circense con le musiche originali del Maestro Nova, dedicato a Samuel Beckett per Milano Musica – storico festival di Teatro alla Scala di Milano; “PICCOLO CIRCO MAGNETICO LIBERTARIO” con il collettivo Wu-Ming, presentazione spettacolo del libro L’armata dei Sonnambuli; “The King Of Swing” cabaret internazionale di circo contemporaneo coprodotto dal Festival Funambolika; “CAFFE’ BACH” e “GRAN CIRCO ROSSINI” opere liriche-circensi realizzate in collaborazione con la Fondazione Pergolesi Spontini.
Fabiana Ruiz Diaz è un’artista di circo contemporaneo specializzata in acrobatica aerea, follemente appassionata dai corpi in equilibrio, si dedica anche al “mano a mano”. Durante l’esperienza nel Circo El Grito oltre alla messa in scena, si è interessata allo studio di “scenografie viventi” che oggi sono parte integrante del processo di creazione degli spettacoli.
Giacomo Costantini è un artista multidisciplinare che sul finire degli anni ’90 inizia una ricerca sulla sintesi tra diversi ambiti artistici che lo porterà a occuparsi di drammaturgia circense contemporanea e quindi a firmare diverse regie di circo e di opera lirica internazionali. Filosofo appassionato di fisica teorica, ha studiato e applicato al circo la Teoria dei Sistemi Complessi Articolari Chiusi del Prof. Brunelli
Antonio Rezza e Flavia Mastrella, ovvero RezzaMastrella, un combinato artistico inimitabile nel panorama teatrale contemporaneo, sono i Leoni d’oro alla carriera per il Teatro 2018. Lo ha stabilito il Consiglio di Amministrazione della Biennale di Venezia, presieduto da Paolo Baratta, facendo propria la proposta del Direttore del Settore Teatro Antonio Latella. Calcano le scene dall’87 Antonio Rezza e Flavia Mastrella, l’uno performer-autore e l’altra artista autrice, sempre firmando a quattro mani l’ideazione e il progetto artistico degli spettacoli, che hanno raggiunto un pubblico di fan ampio e soprattutto trasversale. Antonio Rezza è “l’artista che fonde totalmente, in un solo corpo, le due distinzioni di attore e performer, distinzioni che grazie a lui perdono ogni barriera, creando una modalità dello stare in scena unica, per estro e a tratti per pura, folle e lucida genialità. Flavia Mastrella è l’artista che crea habitat e spazi scenici che sono forme d’arte che a sua volta Rezza abita e devasta con la sua strepitosa adesione; spazi che abita e al tempo stesso scardina, spazi che diventano oggetti che ispirano vicende e prendono vita grazia alla forza performativa del corpo e della voce di Rezza. Da questo connubio sono nati spettacoli assolutamente innovativi dal punto di vista del linguaggio teatrale”
Biografie di Antonio Rezza e Flavia Mastrella
Antonio Rezza e Flavia Mastrella (Novara, 1965 e Anzio, 1960) – Flavia Mastrella e Antonio Rezza si occupano di comunicazione involontaria. Hanno realizzato tredici opere teatrali (tra cui Pitecus, Io, Fotofinish, Bahamuth, 7-14-21-28, Doppia Identità, Fratto_X e Anelante) cinque film lungometraggi (tra cui Escoriandoli presentato a Venezia nel 1996, Delitto sul Po e Milano Via Padova) e una serie sterminata di corto e medio metraggi. Nel 1991 presentano Barba e cravatta al Festival di Avignone. Flavia Mastrella si occupa inoltre di scultura, fotografia, video-scultura (ha esposto alla GAM, al Mambo e al PAN) e Antonio Rezza di letteratura pubblicando i suoi romanzi con Bompiani (Premio Feronia 2008 con Credo in un solo oblio). Tra il 1996 e il 1998 collaborano con Tele+ ideando la trasmissione Critico e Critici. Per RAI 3 hanno realizzato nel 2000 il programma Troppolitani. Nel 2008 ricevono il Premio Alinovi per l’arte interdisciplinare e pubblicano con Kiwido la prima raccolta video del loro cinema in bianco e nero Ottimismo democratico. Nel 2010 presentano a Madrid e a Palencia, Pitecus in lingua spagnola ed eseguono alcune azioni performative insieme agli Afterhours. Nel 2011 presentano 7-14-21-28 al Théâtre de la Ville di Parigi e nel 2013 al Theatre Center Na Strastnom di Mosca. Nel 2012, edito da Barbès, è uscito il libro – La noia incarnita, il teatro involontario di Flavia Mastrella e Antonio Rezza. Nel 2013 sono stati loro conferiti il Premio Hystrio e il Premio Ubu. Nel 2014 pubblicano con la casa editrice il Saggiatore Clamori al vento. Nel 2016 viene loro assegnato il Premio Napoli; nello stesso anno presentano al Teatro La Mama di New York Pitecus. Nel 2017 ricevono a Montecitorio l’attestato di Unicità nella Cultura e il Premio Ermete Novelli. Nel 2018 realizzano per RAI 3 il programma televisivo “La tegola e il caso”. Collaborano da diversi anni con TSI La Fabbrica dell’Attore Teatro Vascello e con la Fondazione Teatro Piemonte Europa.
Johann Sebastian Circus – El Grito
Bach è tornato e si adegua alla nuova musica. Gli artisti prendono per mano il pubblico e l’accompagnano nella loro quotidianità. Johann Sebastian Circus porta in teatro la magia del circo in uno spettacolo meraviglioso, onirico e visionario.
Nel 1977 la NASA lanciava la sonda spaziale Voyager con a bordo un disco d’oro per grammofono concepito per qualunque forma di vita extraterrestre o per la specie umana del futuro in grado di ritrovarlo. Con l’intenzione di comunicare la storia del nostro mondo e dell’umanità, tra le varie tracce del disco furono registrati tre brani di Bach.
Il Sommo Maestro nel 1990 ha intercettato l’orbita di Plutone e nel 2004 ha lasciato il sistema solare.
Dopo oltre duecentocinquanta anni di assenza dalle scene ed un viaggio interstellare, Johann Sebastian Bach torna sul pianeta terra per accendere i vostri animi con la sua musica.
Lo vedrete suonare contemporaneamente il pianoforte elettrico, una batteria ed un sintetizzatore – che è l’organo dei nostri tempi – ed esibirsi in un numero di virtuosismo con le Boleadoras argentine!
Accompagnati dalle sue note una spericolata acrobata aerea scoprirà di saper volteggiare in aria, ma di aver dimenticato come sedersi su una sedia, mentre un clown, intrappolato in un’altra epoca, tiene il suo presente in equilibrio su un archetto da violino, fragile metafora della ricerca di un punto di incontro fra la musica di dentro e quella di fuori.
7, 14, 21, 28 – Antonio Rezza e Flavia Mastrella
Civiltà numeriche a confronto. La sconfitta definitiva del significato. Malesseri in doppia cifra che si moltiplicano fino a trasalire: siamo a pochi salti di distanza dalla sottrazione che ci fa sparire. Oscillazioni e tentennamenti in ideogramma mobile.
Improvvisamente cessa il legame con il passato: corde, reti e lacci tengono in piedi la situazione. Si gioca alla vita in un ideogramma. Il tratto, tradotto in tre dimensioni, sviluppa volumi triangolari diretti verso l’alto che coesistono con linee orizzontali: ma in verticale si muove solo l’uomo. Qui non si racconta la storiella della buona notte, qui si porge l’altro fianco. Che non è la guancia di chi ha la faccia come il culo sotto. Il fianco non significa se non è trafitto. Con la gola secca e il corpo in avaria si emette un altro suono. Fine delle parole. Inizio della danza macabra.
La storia
In un paese allo sbando un Uomo è affascinato dallo spazio che diventa numero. La particella catastale dell’ingegno porta l’essere animato a fondersi con la civiltà numerica al declino. Una donna bianca, vestita di rete e di illusione, rimpiange il tempo degli inizi, quando l’amore è solo affanno e poco ancora. Il non senso civico sfugge a chi governa come bestie questo ammasso di carne alla malora. Si vota con la gola gonfia delle urla di chi ha votato prima, ci si lascia sovrastare dall’istituzione che detta convenzione e cancella dignità. Il sollevatore di pesi solleva se stesso e la famiglia organizzata che sputa fiato su ogni collo alla deriva. Intanto la cultura si finanzia con i soldi del padrone: il servilismo non ha dote. Seduti nell’alto dei cieli ad aspettare il Dio mozzo che ci ha fatto a pezzi. E finalmente i numeri a rendere lo spazio fallace, in balia della cifra che lo schiaccia. Costretto a ragionare non per logica ma per sottrazione, l’uomo è improvvisamente migliore: sotto di lui non c’è la terra che lo seppellirà ma la tabella di uno spazio mai così confuso. Che poi si ride è un problema legato alla mercificazione della pelle macellata. In questo gioco macabro e perverso si affaccia la fiaba allucinata: altro che felici e contenti, qui la nevrosi insegue il capriolo: uno che scappa e l’altro che corre con due gambe che non ne fanno una. Fossimo zoppi faremmo più paura.
Escalation e Tentennamento
Improvvisamente cessa il legame con il passato: corde, reti e lacci tengono in piedi la situazione. Si gioca alla vita in un ideogramma. Il tratto, tradotto in tre dimensioni, sviluppa volumi triangolari diretti verso l’alto che coesistono con linee orizzontali: ma in verticale si muove solo l’uomo. Il rosso sanguigno della seta brillante rende inquieta l’atmosfera e accoglie l’uomo urlante e stremato che incede, comico suo malgrado, verso le trappole di un ordine precostituito. L’ideogramma, di ispirazione cinese, è scritto con oggetti a noi familiari durante l’infanzia…… la scultura sprigiona metafora………ed è proprio la metafora a tenere insieme anche la storia. Il compagno di gioco affianca l’inconsapevole eterno bambino che è costretto a cedere a una realtà biologica e numerica che lo spinge inevitabilmente dove il vigore del suo tempo vuole.
Anelante di Antonio Rezza e Flavia Mastrella
Anelante vive confinato tra le muraglie, chiuso nel recinto, senza sporgersi, pretende di conoscere il mondo, lo fa per non accorgersi del vuoto che gli riempie la vita.
In uno spazio privo di volume, il muro piatto chiude alla vista la carne rituale che esplode e si ribella. Non c’è dialogo per chi si parla sotto. Un matematico scrive a voce alta, un lettore parla mentre legge e non capisce ciò che legge ma solo ciò che dice. Con la saggezza senile l’adolescente, completamente in contrasto col buon senso, sguazza nel recinto circondato dalle cospirazioni. Spia, senza essere visto, personaggi che in piena vita si lasciano trasportare dagli eventi, perdizione e delirio lungo il muro. Il silenzio della morte contro l’oratoria patologica, un contrasto tra rumori, graffi e parole risonanti. Il suono stravolge il rimasuglio di un concetto e lo depaupera. Spazio alla logorrea, dissenteria della bocca in avaria, scarico intestinale dalla parte meno congeniale. Flavia Mastrella / Antonio Rezza
Ci si piega troppo spesso con l’assurdo dietro, e si fanno i conti dei traumi passati. Così l’essere inferiore cerca conforto nell’impegno civile. E con la morte altrui ritorna l’amor proprio. Tra balli, feste orientali, lutti premeditati ci si libera della solidarietà, pratica aziendale che genera profitto. Anche la cultura con gli occhiali piega il culo. Chi legge un libro è costretto a stare zitto da chi scrive, chi legge compra il suo silenzio, chi compra un libro fomenta e capovolge l’omertà. Ma con la mamma biologica la partita è persa: pelle della sua pelle ma fine della tua. A.R.
Addio terza dimensione. Esplode il luogo comune, i viventi non si accorgono di essere prigionieri di un monitor, vecchi e giovani, spossati dal desiderio di emergere, ritrovano nel reinventarsi la spietatezza dell’infanzia e la malvagità dell’adulto. L’ Anelante vive confinato tra le muraglie, chiuso nel recinto, senza sporgersi, pretende di conoscere il mondo, lo fa per non accorgersi della vuotezza che gli riempie la vita. Disposto a tutto, per sostenere la gerarchia di sempre usa i sistemi virtuali di cui si è impadronito. F.M.