Dopo il successo de “la Lupa” negli eventi in Sicilia, il verismo verghiano troverà la sua autentica manifestazione in un evento che segnerà la storia del luogo. Il dramma che verrà portato in scena il 5 ottobre a Gravina in Puglia è quello di Jeli il Pastore, opera scritta e diretta dal regista Lorenzo Muscoso ispirandosi liberamente al testo di Giovanni Verga. L’adattamento, prodotto dalla Dreamworld Pictures, Teatroppiù AMG e Comune di Gravina in Puglia, vedrà impegnata una zona molto ampia, che partirà dal Ponte Acquedotto e si estenderà lungo la fontana e lo spazio poco sopra. Una scenografia naturale che include anche i vari edifici al fine di portare il pubblico a vivere la scena, tra il soffuso delle luci e il movimento dinamico degli attori. Una rappresentazione surreale che unisce il teatro al cinema e trasferisce nello spettatore il senso drammatico degli accadimenti che travolgeranno i vari protagonisti. Una narrazione che si sviluppa attraverso cause emotive che diverranno un unico linguaggio che si svelerà nel climax finale. Un’opera che risulta essere influenzata da dettami shakesperiani dal rimorso di Jeli (Vito Difonzo) nel rapporto con il padre , e poi il passaggio dall’alienazione alla follia che caratterizzeranno il suo status. Il racconto mette in evidenza anche quello che è l’incapacità del pastore di comprendere la sua stessa esistenza, la malasorte che lo colpisce lo riporta alla vita, dopo un trascorso nell’isolamento campestre. Emarginazione che trae ispirazione negli scatti Hopperiani e nella solitudine sorrentiniana, e dove l’accadimento porterà a una presa di coscienza e ricostruzione di un rapporto con la realtà circostante trovando conforto solo nel Massaro Agrippino (Tiziano Carlucci). La riscoperta dell’amore per Mara (Maria Dibattista), e del ritorno di quell’ antica amicizia con Don Alfonso (Amos Mastrogiacomo). Stati che si uniscono e soffrono del tempo, di ciò che li ha resi adulti e mortali, lontani quindi da quel trascorso adolescenziale e infinito. Un vivere nel crescente inganno alimentano dalla gente che porterà il pastore a estraniarsi dal tutto il resto e vivere nel delirio della gelosia che lo condurrà a un destino funesto. Un chiaro riferimento alla tragedia di Othello. Una struttura narrativa che si sviluppa attraverso costruzioni sintattiche raccordate da un Narratore omodiegetico (Raffaele Navarra) che diviene testimone e partecipante insieme a quelli che sono dagli abitanti del luogo (Corteo Storico Monfort), come Rocco (Gino Carbone), Peppe (Eldár Akhmedov)e Donna Venera (Stefania Carulli). Una rappresentazione in unicum astrazione sensoriale fatta di tonalità in lingua araba, effetti sonori e partiture musicali composte dei Maestro Donato Manco e Sario Ramingo che accompagneranno le varie scene. Una trasposizione che sarà anche riproposta nel suggestivo scenario dei sassi di Matera, Capitale della Cultura Europea.
Ott 02