Ondina Peteani, nome di battaglia “Natàlia” entra nella lotta partigiana a 17 anni con l’animo e il cuore pieni dell’entusiasmo giovanile e convinta di poter abbattere il regime fascista.
La sua storia, terminata nel lager di Auschwitz, ha ispirato lo spettacolo di Marta Cuscunà andato in scena martedì all’Auditorium di Matera, nell’ambito della programmazione del Consorzio Teatri Uniti di Basilicata, con Regione Basilicata e Mibact. Molti i giovani che hanno assistito al racconto della giovane e straordinaria Marta Cuscunà che su questa e altre vicende femminili ha costruito il progetto “Resistenze femminili” che, a Matera, si concluderà il 16 marzo.
Nella messa in scena, Ondina entra in contatto con le prime cellule di partigiani sloveni e in particolare con il gruppo femminile che si trasforma in vera e propria squadra operativa e nella quale la giovane comincia subito e con entusiasmo la sua attività. Fra battaglie, agguati, sospetti di collaborazionismo, il gruppo segna alcuni traguardi ma viene presto, inevitabilmente annientato dalle forze naziste e da una spia che si infiltra e li fa arrestare tutti.
Il racconto di Marta Cuscunà è affidato in prima persona alla giovane Peteani che, sola in scena, divide il palcoscenico solo con alcuni burattini che li ritraggono insieme ad un compagno durante un’agguato a una spia nazista e infine, al termine dello straordinario monologo, con due pupazzi per l’epilogo tragico della sua vicenda umana, conclusa nel carcere di Auschwitz dove viene rinchiusa con altre donne italiane e russe.
Descrivendo il suo approccio alla storia di Ondina, è la stessa Marta Cuscunà a spiegare sul suo profilo ufficiale: “Un esempio di partecipazione attiva, di come ogni singolo individuo può diventare indispensabile per la vita di un intero popolo. D’altra parte la vicenda di Ondina mi ha permesso di guardare l’incubo dei lager nazisti da un punto di vista particolare: Ondina è stata deportata, umiliata, privata della sua identità e torturata perché lottava per la Libertà e aveva scelto di schierarsi, nonostante tutto. Avverto l’urgente necessità di raccontare questa storia, oggi, perché chi è senza memoria è senza futuro e in Italia molti hanno dimenticato troppo in fretta il significato della Resistenza”.