La fede, la superstizione, l’invidia, i sacrifici per portare avanti una famiglia e il sogno della ferrovia a Matera. Sono i temi affrontati dal Piccolo Teatro nella commedia in vernacolo materano ‘Nziamè, scritta da Gianni Maragno e Antonio D’Ercole e portata in scena al teatro Duni di Matera.n vernacolo materano scritta da Gianni Maragno e Antonio D’Ercole con la consulenza dialettologica del docente universitario Emanuele Giordano. La commedia affidata alla regia di Giuseppina Ciancia e Gianni Maragno regala al pubblico anche una serie di intermezzi musicali realizzati dal compositore di musica contemporanea Angelo Raffaele Frangione. Sul palco ottima l’interpretazione degli attori non professionisti Rosalba Lascaro, Francesco Rondinone, Nunzia Nicoletti, Vito Vizziello, Emanuele Vizziello, Enza Venezia, Francesco Toscano, Bruna Andrisani, Eustachio Rizzi, Vito Lorenzo Zaccaro, Saverio Di Marzio, Nicia Diddio, Nunzia Nicoletti e Francesco Gravela.
La direzione di palcoscenico è stata affidata a Paolo Chico si è occupato della direzione di palcoscenico, Valerio Daddiego ha realizzato le scenografie mentre Rosella Iacovone di Oltredanza ha coordinato i movimenti scena. Gli arredi di scena sono stati concessi dall’associazione culturale Antica Matera e Casa Grotta c’era una volta in via Fiorentini nel Sasso Barisano a Matera.
“Nziamè” non è un revival di una storia già nota al popolo materano ma un racconto inedito scritto a quattro mani da Gianni Maragno e Antonio D’Ercole, un altro grande appassionato delle tradizioni materane e autore di diverse pubblicazioni dedicate ai termini dialettali della città di Matera. La storia coinvolge due innamorati che saranno ostacolati dalle rispettive famiglie nel tentativo di coronare il proprio sogno d’amore e ruota tra credenze popolari, usi e tradizioni tipiche del vicinato dei Sassi di Matera.La pregnanza del dialetto, costituisce un tratto distintivo della commedia, che propone un’analisi emotivamente vivace di alcuni aspetti della società materana del tempo: la saldezza dei rapporti familiari, l’ingenua buonafede e la solidarietà sociale, in una serie di situazioni intriganti e suggestive.
L’azione, ambientata in un tipico vicinato materano negli anni immediatamente precedenti il secondo conflitto mondiale, vede protagonisti i componenti di una famiglia artigiana: Nonnò Carlicc, estroso e ancor valido conduttore della bottega di sellaio, sua figlia Carmàl, premurosamente votata alle faccende domestiche, ma apprensiva e facile preda di timori e superstizioni, Damièn, suo marito, totalmente dedito ai lavori di campagna e, in apparenza, distaccato dagli affetti familiari, il loro figlio Carlìcc, rispettoso e impegnato nel continuare la tradizione artigiana, ma svagato per un amore non ben visto dal nonno per via di antichi rancori di interesse, Zizì u Majastr, saccente ma riguardoso figlio minore del Capostipite, avviato agli studi. Intorno a loro si avvicendano gli altri personaggi: Marjìcc, segreta ma riconoscibile innamorata di Carlicc, le sue sorelline Abbrùsc’d e Nannin, infantilmente arcigne, figlie di Biasìn u pitièl, da sempre in astio con il Nonno; Giaciùnd, vicina di casa petulante e sempliciotta; Matalàn, intrigante e astuta depositaria di filtri, talismani e arti magiche, Austòcch trasportatore e devoto amico di Nonno Carluccio; Giggìn Oròrji’, strambo ma fantasioso osservatore della realtà; un Maresciallo dei Reali Carabinieri, latore di importanti missive, e M’nghicc sagace quanto impertinente fratello del fornaio.
I personaggi danno vita a vicende scandite da una recitazione intessuta di parole e modi di dire della più genuina tradizione materana. Cuore della storia è l’amore tra Carluccio e Mariuccia, avversato e messo a rischio da risentimenti familiari e influssi di ataviche superstizioni che si addensano per un oscuro, ma futile, inconveniente; tutto, però, si risolve con l’ausilio dell’intervento chiarificatore del buon senso popolare e di una rinnovata solidarietà di vicinato.
Michele Capolupo
La fotogallery della commedia in vernacolo materano “Nziamè”