Con la commedia in vernacolo materano “O chiaev o man vind, sminisc quonn jat u tjmb”, proverbio che può essere tradotto in italiano con “ogni cosa a suo tempo” la compagnia del Teatro Povero guidata dal materano doc Tonio Epifania è tornata in scena al Comunale, l’ex cinema Impero, per offrire al pubblico un altro spaccato di vita vissuta negli antichi rioni Sassi e strappare non solo tanti sorrisi ma anche qualche lacrima di commozione. Il professor La Briola sottolinea gli aspetti della commedia in questa scheda: O chiaev o man vind, sminisc quonn jat u tjmb è una commedia tragicomica in due atti che si svolge intorno agli anni ‘50, nel dopoguerra, allorquando la norma, i comportamenti e le abitudini in generale erano le basi del vivere civile. Prevale l’amore per la famiglia, la difesa dell’onore, l’innamoramento represso. E’ una rappresentazione che si snoda fra intrecci vari e ipocrisia, esuberanza e silenzi, non tralasciando, tuttavia, la caratteristica fondamentale che è il realismo sociale, la fotografia di personaggi che si mimetizzano per non svelare il vuoto interiore o la verità nascosta.
Due monologhi di grande levatura lirica, due confessioni che, a maturità conseguita, vivono una improvvisa manifestazione di sentimenti a lungo repressi o inconsci che commuovono e inducono alla riflessione. Anche l’ambiente, che fa da sfondo alla rappresentazione, assiste in silenzio a tali confessioni. Solo la “Gravina”, nel suo scorrere silenzioso, è vera testimone.
Tonio Epifania non solo racconta, ma mette in luce la psicologia dei personaggi ricamati con finezza espressiva che espunge le nebbie del pregiudizio per evidenziare il valore della verità, sulla cui essenza quasi sempre gli uomini si scontrano. Non c’è retorica, ne oratoria, ma un esercizio di stile, di sottile e penetrante psicologia, un pathos che commuove e che lascia esterrefatto lo spettatore sia sul prologo faceto sia sull’epilogo. La dimensione artistica di “Ogni cosa a suo tempo”, potrà essere colta solo attraverso una viva partecipazione. La storia vede sul palco una coppia di innamorati, Emanuele il fotografo interpretato da Giuseppe Colucci che sogna di sposare Anna, interpretata da Rosalba Pepe. La sua amica Rosa (Monica Ambrosecchia) sarà la donna che muterà in negativo il corso degli eventi, quando non resterà alla passione per il medico “Don Agostiano”, un uomo di trent’anni più grande, interpretato da Tonio Epifania, già sposato con Donna Maria (Rosaria Manicone). Dopo aver scoperto di essere incinta Rosa sarà costretta a fuggire, provocando la disperazione dei genitori Salvatore (Mario Faccia) e Lucia (Lucia Iacomini) e il dramma di Don Agostiano. Sulla scena il ruolo del “galletto” sciupafemmine è affidato a Ninuccio il Gagà, in grado di conquistare qualsiasi donna del vicinato, che sia sposata oppure no. Ninuccio, ovvero Stefano Scarciolla, metterà la testa a posto quando si innamorerà di Nunziata, una donna tutt’altro che affascinante ma che può finalmente coronare il suo sogno d’amore e mettere le mani sull’eredità del facoltoso marito. Sulla scena si conferma efficace anche la performance di Donato (Mimmo Faccia), impegnato come dipendente nella macelleria di Salvatore e quella della piccola Brunetta (Serena Sicolo), la sorella di Rosa. Piace e viene applaudita la seconda opera di Tonio Epifania, impegnato nel doppio ruolo di regista e attore della commedia realizzata dal Teatro Povero. Povero solo dal punto di vista delle risorse economiche ma ricco di buoni sentimenti ed emozioni che passano dal palco verso il pubblico che ha sfidato il maltempo per gremire l’ex Impero. Curata nei dettagli la scenografia che riproduce un vicinato del Sasso Barisano: è stata realizzata da Monica Ambrosecchia, Valerio Daddiego e Giuseppe Colucci con elementi di scena di Claudia Cela. Luci di Carlo Iuorno (Be Sound) e audio di Francesco Altieri (Labsonic). Voce narrante di Gabriele Draicchio.
Michele Capolupo
La fotogallery dello spettacolo teatrale “O chiaev o man vind, sminisc quonn jat u tjmb” (foto www.sassilive.it)