Questa sera al cineteatro Gerardo Guerrieri di Matera il Gruppo della Creta e la compagnia residente del Teatro Basilica di Roma hanno portato in scena lo spettacolo teatrale “Pluto o il dono della fine del mondo” di Anton Giulio Calenda e Valeria Chimenti, tratto dal Pluto di Aristofane, regia Alessandro Di Murro. In scena Matteo Baronchelli, Alessio Esposito, Amedeo Monda, Laura Pannia. Musiche originali di Amedeo Monda, costumi Giulia Barcaroli, disegno luci Matteo Ziglio, assistente alla regia Rebecca Righetti, direzione organizzativa Bruna Sdao, grafica e comunicazione Cristiano Demurtas.
Le curiosità sullo spettacolo
Aristofane è ormai un nostro compagno di viaggio perché ci siamo riconosciuti nella sua ambiguità politica: nella sua capacità di non schierarsi con nessuno, ma attaccare sempre, amici e nemici. Così, a due anni di distanza dallo spettacolo Acarnesi, che denunciava la nostra sofferenza verso la guerra, da quest’anno vogliamo prendercela con i ricchi (o seguendo il nostro autore con poveri) attraverso un testo sorprendente come il Pluto.
Cosa succederebbe se tutti fossimo ricchi? E se a tutti fosse concesso ozio illimitato?
È su questa utopia che si gioca l’opera di Aristofane “Pluto”, che prende il nome da un Dio tanto poco spirituale, quanto assai utile e concreto. Il cieco Pluto, dio della ricchezza nel pantheon ellenistico, viene rapito da Cremilo, contadino ateniese, affinché smetta di elargire ricompense ai malvagi e sofferenze agli onesti. Succederà nella vicenda, che, curata la cecità di Pluto, i soldi saranno bulimicamente distribuiti a tutti e che quindi lavorare diverrà inutile.
Se per Cremilo-Aristofane, protagonista della vicenda, la giustizia redistributiva è il ragionevole farmaco da applicare sulle piaghe della società ateniese, per Povertà, che irrompe in scena come antagonista, una indiscriminata ricchezza a portata di tutti è “azione folle, sacrilega, criminale”. Insomma se tutti sono ricchi ma chi vuole rimboccarsi le maniche?
Se Povertà è il capitalismo e Pluto una forma idilliaca di comunismo noi applichiamo il metodo aristofanesco e prendiamo le distanze da entrambi. Con questo materiale così vivo e multiforme costruiremo uno spettacolo che renderà evidente la crisi irreversibile di queste due ideologie.
Ci manterremo ben distanti da forme estreme di nichilismo, andremo alla ricerca di qualcosa di nuovo che, lo ammettiamo, ancora non conosciamo. Ottimisti perché consapevoli che l’umanità sbaglia ma sbaglia sempre meglio.
Gruppo della Creta
Il Gruppo della Creta è un’impresa di produzione teatrale gestita interamente da professionisti under 35, riconosciuta e finanziata dal Ministero della Cultura, che si occupa di produzione, formazione e organizzazione teatrale.
Sperimentiamo i linguaggi del teatro contemporaneo e dal 2015 continuiamo a sbagliare. Un collettivo di quindici artisti, organizzatori e tecnici che lavorano insieme alla disperata ricerca di una voce che ci appartenga e che traduca la coralità del nostro sentire.
In questa direzione nascono gli spettacoli Generazione XX, La regola dei Giochi, Finzioni e Beati Voi. Nel 2019 il Gruppo si assume la responsabilità di ri-abitare il Teatro Basilica di Roma, con il desiderio di diventare un luogo necessario nella mappa culturale della capitale.
La fotogallery dello spettacolo (foto www.SassiLive.it)