E’ andato in scena nella serata di venerdì 28 dicembre a Miglionico, presso l’Auditorium, col patrocinio del comune e la sponsorizzazione dell’azienda di autotrasporti “Pasquale Cascione”, lo spettacolo teatrale “Zarafina. Bianca come la libertà” scritto da Carla Latorre, con la regia di Valeria Vicentini, interpretato da Carla Latorre e Valeria Vicentini, con le musiche di Gionata Carallo e i costumi di Federica Gamba.
Sui briganti, sulla loro vita irta di pericoli e sulle loro gesta, è sempre fiorita un’ampia e variopinta letteratura: racconti, romanzi, biografie al confine tra realtà e leggenda.
Un siffatto genere storico-letterario è, senza dubbio, suggestivo, soprattutto quando si tratta di personaggi che hanno avuto una qualche parte in fatti storici importanti. È il caso di Zarafina Ciminelli, la donna combattente, lucana, che lotta per un sogno, per la libertà e la dignità, e che racconta la storia del brigantaggio , in una versione tutta al femminile: fa un po’ di luce su quella che possiamo considerare la prima grande tragedia nazionale , con fiumi di sangue versato durante quella spaventosa guerra intestina che lascio’ segni indelebili nella memoria collettiva, creando una drammatica frattura tra sud e nord del paese. La storia é raccontata da due attrici , una lucana, Carla Latorre,vincitrice del premio Lysistrata 2018 con il monologo “Il silenzio”, e una veneta, Valeria Vicentini, laureata in Discipline dell’arte, della musica e dello spettacolo, che si confrontano in un’aula di tribunale, incarnando i due punti di vista, quello meridionale e quello settentrionale, quello dei vinti e quello dei vincitori.
Lo spettacolo, prodotto in collaborazione con l’associazione bolognese Rancur Arte, è promosso dall’associazione materana Gutta, nuova realtà di produzione e promozione culturale, fondata nel 2018 da Carla Latorre e Gianrocco Bruno, che nasce dalla volontà di raccontare le ragioni che hanno spinto un popolo disperato e oppresso a darsi alla macchia e a creare quel fenomeno passato alla storia come brigantaggio nel periodo pre e post-unitario. E,a dirla con le parole della Latorre, “dopo anni fuori sede, nel continuo confronto con il Nord ho sentito l’esigenza di placare il mio animo di emigrata che richiedeva di conoscere la verità della mia storia, approfondire la conoscenza della terra in cui risiedono le mie radici”.
Dunque, oggi, nuovi fermenti animano una ricerca di verità storica che viene dal basso, più che dalle aule universitarie o dalla politica, per una comune crescita di consapevolezza e conoscenza per ridare un’anima decente a un’Italia che l’ha smarrita nel fallimento della politica e la sua riduzione a furia predatoria di egoismi personali.
Il teatro, come portavoce di battaglie morali che non possiamo ignorare, si è confermato ancora una volta strumento vincente per comunicare un messaggio attraverso la straordinaria interpretazione magistrale delle due attrici: l’importanza della libertà per un popolo. L’Unità d’Italia a spese del Sud non debello` il brigantaggio, ma lo generò, quale ‘fioritura opportunistica di delinquenti in una stagione di grande illegittimita’ e confusione ‘ a dirla con le parole di Pino Aprile. Una guerra civile tra i cafoni derubati delle terre demaniali liberamente coltivabili e i galantuomini che le avevano usurpate; una guerriglia di ex militari napoletani, patrioti e cittadini che non accettarono la fine delle liberta`, del benessere e dei diritti goduti sotto il re Borbone delle Due Sicilie e sostituì un regime di terrore, spoliazione e arbitrio. Soldati del re napoletano, sudditi leggittimisti, cafoni impoveriti e veri briganti finirono insieme e questo li rese, per l’nvasore, tutti briganti.