Il 6-7-13-29 agosto e 3 settembre, nella suggestiva location della piazzetta Vitacca, sui calanchi, lo spettacolo teatrale Storie di terravecchia, organizzato dal Parco Letterario Francesco Lomonaco, con la collaborazione dell’assessorato alla cultura del comune di Montalbano Jonico, Ines Nesi, e della Provincia di Matera, Piero Marrese, liberamente tratto da Emilio Andrisani dal libro “I muri parlano” di Vincenzo Maida.
La regia è dell’Hermes Teatro Laboratorio di Matera, gli attori sono tutti locali: Angela Quinto, Mariapina Lopatriello, Nunzia de Michele, Leonardo Labriola, Giovanna Guarino, Antonella Astore, Martina Zinno, Valentina Labriola, Rosanna Grieco e con la partecipazione di Emilia Fortunato.
Un vero e proprio viaggio nel passato si sviluppa per racconti nel corso dello spettacolo, con il desiderio di risvegliare i ricordi e le vicende gloriose o di vita quotidiana del centro affacciato sulla Val d’Agri.
Montalbano Jonico, ha scritto Iuri Lombardi, infatti non è solo una cittadina che si perde tra i calanchi e l’Agri; non è solo un bianco e ridente agglomerato di case una sull’altra, perso nel pallore del riverbero del sole tra cielo e campagne; non è solo la città medievale cinta da mura possenti e non è solo uno dei centri più importanti della Basilicata: la sua storia, la lunga sequenza dei suoi racconti ci conducono per il mondo, sino al nord dell’Italia, sino ad Alessandro Manzoni e all’ing. Nicola Romeo, fondatore della casa automobilistica AlfaRomeo, il cui padre ebbe i natali nel comune jonico.
Montalbano è stato un crocevia di possibilità, di incontri, di vecchie storie che hanno battuto il tempo in quanto classiche. Il paese collinare non è solo il sud del sud ancestrale e antico, per non dire arcaico; non è quel pozzo profondo nel quale se si getta un masso non ne sentiamo l’arrivo, il toccare il fondo; e la storia non solo della cittadina ma dell’intera Basilicata è arcaica, questo lo sappiamo: Montalbano è invece il paese dell’ingegner Nicola Romeo, fondatore dell’Alfa Romeo, dell’Abate Nicola Maria Troyli (grande religioso e maestro di lettere), di Francesco Lomonaco. Ed è da quest’ultimo nome, da Francesco Lomonaco, che l’importanza dei ricordi si fa più nitida, più chiara sino ad impallidire per l’universalità di questo personaggio che proprio a Montalbano nacque per diventare poi uno degli uomini più influenti dell’intellighenzia partenopea prima – nell’allora Napoli capitale del regno delle Due Sicilie – e milanese dopo. Francesco Lomonaco, medico condotto, ma luminare della medicina del suo tempo, fu fedele ai propri impegni letterari e, parallelamente all’attività di medico, portò avanti quella del letterato, di studioso di grandi scrittori.
Allievo dell’abate Troyli fu medico personale di Ugo Foscolo e amico di scorribande milanesi, di incontri letterari, quasi intimo del Manzoni del quale seguì la carriera al punto che il giovane Alessandro nella sua Milano, tra l’ebbrezza della giovinezza, gli dedica persino un sonetto.
Ma i vicoli e le case di Montalbano sono state anche testimoni della micro-storia locale che rivive nei tanti racconti proposti dallo spettacolo teatrale Storie di Terravecchia.